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10 ragazze per Freud

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No, Freud non mi è mai stato simpatico. Partiamo da questo presupposto. I saggi di questo psicoanalista austriaco fissato con il sesso mi annoiano proprio quanto gli horror moderni. E soprattutto mi infastidiscono i suoi pensieri sulla donna. A Freud preferisco un trattato di filosofia teoretica che magari ci impiego dieci anni per leggerlo e una vita per capirlo, ma a Sigmund Freud ne direi davvero quattro. O forse no. Lo inviterei a prendere un caffè insieme a Lori Adragna, lei sì che saprebbe come far scricchiolare le sue certezze.

Se Luce Irigaray dà del filo da torcere a Freud e ai suoi successori confutando le tesi della psicanalisi legate alla donna, al corpo femminile e all’inconscio con un capolavoro intitolato “Speculum” che tutti dovrebbero leggere, Lori Adragna ha avuto un’idea altrettanto eccezionale con il progetto 10 ragazze per Freud, una collettiva di dieci artiste, le quali si sono prestate ad un interessante esperimento di arte e psicanalisi in mostra fino al 30 aprile al Teatro Palladium di Roma.

Arianna Carossa, Laura Cionci, Francesca Fini, Silvia Giambrone, Jessica Iapino, Maria Carmela Milano, Chiara Scarfò, Alice Schivardi, Vania Elettra Tam e Fernanda Veron sono i nomi delle protagoniste che affrontano le fortezze dello psicanalista austriaco, cercando di dare una risposta alla domanda “Ma insomma, la donna che cosa vuole ?” posta da Freud a Marie Bonaparte, nel corso delle loro epistole. L’intento della mostra è quello di rivelare i desideri e le pulsioni femminili attraverso l’arte, dalla pittura alla fotografia, dal video all’installazione e performance, servendosi dei meccanismi di Io, libido e Altro che stanno alla base delle teorie freudiane, così da creare il luogo ideale dove arte e psicologia mettono in relazione soggetti ed esperienze sensorie diverse.

Nel percorso espositivo allestito al Palladium il pubblico si confronta con tematiche intrinseche alla diatriba tra tesi freudiane e femminismo, come il rapporto tra l’identità e l’Altro che è qui possibile rintracciare per esempio nella scultura di Laura Cionci o il tema del sogno nell’esperienza fotografica di Chiara Scarfò; oppure ci si sofferma sulla nozione di immagine corporea nell’installazione di Francesca Fini. In questo esperimento divertente, l’arte diventa portavoce della memoria della resistenza di Rosa Luxemburg nei collage di Silvia Giambrone e gioca con l’ironia femminile di Maria Carmela Milano, la quale al suo solito delizia la ricerca utilizzando diversi materiali tessili con cui realizza barba e baffi da sfoggiare orgogliosamente.

Non solo quelli descritti sopra ma dieci modi per ribaltare una cultura fallocentrica perpetrata sin dai tempi degli ameni pascoli dei greci. Non uno ma dieci modi per fargli ammettere che qualcosa gli era sfuggito.

Questa mostra vale più di qualsiasi lezione sulla psicanalisi. Sapevatelo!

Per saperne di più:

www.nufactory.it/84/freud

 

 

 

 

 

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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