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47 – Dead Man Talking, cuozzi e vrenzole combattono gli zombie

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La zombie-mania spopola ormai da un po’ di tempo, grazie soprattutto al successo della serie tv The Walking Dead, tratta dall’omonimo fumetto che narra le vicende di un gruppo di sopravvissuti dediti a restare in vita in un’America post-apocalittica ormai invasa dai cosiddetti “walker”, i morti-viventi.

Lo sappiamo, le mode si diffondono molto più rapidamente di qualsivoglia virus zombesco, così non ci è voluto così tanto prima che il contagio arrivasse a lambire le coste di Napoli, una città che di cataclismi se ne intende, considerando che nella sua storia plurimillenaria ha sperimentato la furia di eruzioni vulcaniche disastrose, di violenti maremoti e di terremoti devastanti; e poi assedi, guerre, saccheggi, rivoluzioni sanguinosissime e cruenti edipemie di peste che hanno falcidiato la popolazione a scadenze più o meno regolari.

 

Ora le gialle pareti di tufo tornano ad imbrattarsi del rosso denso di sangue in questo 47 Deadman Talking (interessante gioco di parole tra la già citata serie tv e il tanto caro ’47 morto che parla’ della tombola partenopea), nuovo fumetto presentato alla scorsa edizione del Comicon, nato da una “capata storta” (parole sue) di Andrea Errico, ed edito da ArtSteady in uno spillato di 28 pagine in bianco e nero con copertine a colori, formato 15×21, dall’eccessivo costo di 5 euro.

 

L’albo numero 0, il cui titolo Vrenzole VS Zombie risulta azzecatissimo, vede un gruppo di giovani popolani dal lessico sboccato e dal look colorito, intenti a districarsi nella stretta trama dei vicoli dei quartieri spagnoli, cercando di raggiungere la salvezza rappresentata da Castel Sant’Elmo, ultima roccaforte ed unico luogo sicuro in una città ormai nel caos e nell’anarchia (nota: ehm… e ci volevano gli zombie???), in un tono generale che ricalca molto quello della classica horror comedy, con numerose battute simpatiche e divertenti a corredo di immagini splatter (sulla scia di film come L’alba Dei Morti Dementi, Zombie Strippers, Benvenuti a Zombieland, e i grandiosi, classici b-movie della Troma).

Concetta, la corpulenta e discinta vrenzolona tutta tette e trucco, con al seguito una carrozzina super-corazzata ed armata di tutto punto; la mora Mariarca  e la bionda Assunta, un volgare duo tutto chewing-gums, katane, lacche incendiarie e forbici roteanti; Gennaro, il cuozzo che nel caso diventasse zombie neanche te ne accorgeresti, viste le limitate capacità razionali di cui è fornito, ed il cui unico dilemma morale gli si pone quando davanti ai suoi occhi si palesa il pampa Sosa (ex giocatore del Napoli, ora telecronista di Sky), anch’egli vittima del contagio e quindi bruciato vivo (anzi, non-morto) dalle micidiali lacche spray di Mariarca.

Questi i protagonisti della vicenda, oltre alla special guest Mr. Speech (il clochard della metropolitana partenopea, divenuto “famoso” per il suo irresistibile refrain elemosinante) e a qualche altro gregario non degno di nota.

 


Gli spunti per un prodotto originale e divertente ci sono tutti; la storia e la cultura partenopea, da sempre al crocevia tra sacro e profano, offrono inoltre numerosi suggerimenti se si è pronti a coglierli (il sempre presente culto dei morti e delle anime pezzentelle, la figura dello schiattamuorto, le numerose fosse comuni, gli ossari nele cave di tufo e le tante catacombe e ipogei sparse per la città – giusto per citarne alcuni…)

 

Soltanto però spogliandosi della superficialità e della banalità della costruzione narrativa, e soltanto tralasciando le eccessive stereotipizzazioni dei personaggi, donando loro quel minimo di caratterizzazione psicologica che è la chiave di ogni buona storia che si rispetti e che miri ad appassionare il lettore/spettatore, si potrà aspirare ad un prodotto che guardi al di là di questo numero 0, e che aspiri ad essere duraturo, di successo, interessante ed intelligente.

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Questo è il suo articolo n°144

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