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Alessandra Finelli non è una fotografa

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Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alessandra Finelli, giovane fotografa napoletana, che un po’ per un eccesso di modestia un po’ per vezzo, aggiungo io, preferisce definirsi “No I’m not a photographer..“.

 

foto di Alessandra Finelli

 

ziguline: Cos’è questa storia che non sei una fotografa?

 

Alessandra: Innanzitutto, complimenti per le domande..non ero mai stata intervistata, ma ora come ora, mi sembra di essere dall’analista!!
La storia che non sono una fotografa è nata per una serie innumerevole di fattori:

1)ho iniziato, assolutamente per caso sospinta dalla necessità di trovare un NUOVO canale espressivo. Stancarmi delle cose è sempre stato il mio tallone d’Achille, che mi ha portato spesso ad essere qualcosa di NON DEFINITO nella vita: Ale la stilista, Ale l’insegnante di danza, Ale TANTE TANTISSIME COSE ma fondamentalmente Ale che non sa bene cosa ha deciso di ESSERE DA GRANDE (o da vecchia) AMMESSO CHE SI DEBBA PER FORZA DECIDERE.. ma che comunque è sospinta da un’URGENZA espressiva. Io devo, per stare bene, donare i miei pensieri, la mia creatività, le mie emozioni in qualche maniera agli altri. Non importa quale sia il canale scelto, io vivo per emozionare. Perché emozionare fa vivere me.

2) come PROVOCAZIONE.
Con l’avvento del digitale sono fioccati su internet personaggi di tutti i tipi ( a volte anche balordi se vogliamo) ai quali bastava comprare una reflex di medio formato ( ed a volte nemmeno quella) e saper usare la galleria di FILTRI di photoshop per autoproclamarsi fotografi.
Personalmente penso che indipendentemente dall’aggeggio che stringi fra le mani, se hai OCCHIO, non c’è bisogno di tante parole. Né di definizioni. O c’è, o non c’è. Poi la tecnica e l’esperienza saranno gli occhiali talvolta da vista, talvolta da sole, che ti porteranno ad affinarlo ed a migliorare la tua vista.

In definitiva quando qualche anno fa ho scelto il mio nome di myspace, I’M NOT A PHOTOGRAPHER, l’intento principale era quello di non risultare ARDITA come tanti. Sono in continua crescita, evoluzione e non volevo assolutamente essere presuntuosa affibbiandomi un titolo riservato a chi secondo me ha anni di gavetta ed un bagaglio tecnico non indifferente. Certo se scatti una foto, in quel momento, sei stato tu “il fotografo” ma la parola in questo caso, per quanto mi riguarda ha una valenza differente.

 

foto di Alessandra Finelli

 

ziguline: La cosa più interessante da quando ho cominciato a lavorare su ziguline è stato scoprire un giacimento immenso e sconosciuto di talenti creativi made in Campania. Artisti, fotografi, musicisti, scrittori e via di seguito che a dire il vero non mi sarei mai aspettato di trovare. La mia impressione è che tutto questo fermento creativo soffra dell’impossibilità di avere il giusto spazio ed il giusto riconoscimento, e per colpa di questo suo radicamento alla propria terra d’origine si debba sempre e solo accontentare delle briciole e lavorare quasi sempre per la gloria. Tu come vivi e come hai vissuto la tua esperienza di fotografa napoletana che vive ed opera a Napoli?

ziguline: L’arte e la cultura sono ahimè collegate alla struttura economica di una città, regione o nazione. Più l’economia arranca e più la cosiddetta produzione culturale e creativa stenta a decollare. Si può vivere della propria arte a Napoli, in Campania nel sud Italia?

 

Alessandra: ti unisco le domande perché la risposta per quanto mi riguarda è UNICA.
Napoli “se ne cade” di grafici pubblicitari e fotografi. Se parli con qualche esponente della categoria, nessuno lavora e c’è grossa crisi. Chiudono le agenzie di comunicazione, soprattutto le più innovative e sperimentali.Tutti o quasi i miei amici disoccupati si buttano a fare altro, o vanno via. Io non so perché la mia città sia così. Lo è da quando ne ho memoria.Tutti dicono è la gente, la mentalità del “ti fotto a tutti i costi perché sono napoletano e sono sveglio”, anche se poi l’unica cosa che fottono è loro stessi e la propria città che rimane sempre 20 passi indietro rispetto ad altre e il prediligere il prodotto più economico possibile rispetto alla qualità. L’arronzare è d’obbligo, la disorganizzazione, pane quotidiano. Amen.
Una volta sono andata ad una collettiva in un famoso museo napoletano ed ho capito una cosa: se sei artista, e sei a Napoli, ci sono buone probabilità che tu rimanga per sempre un GIOVANE ARTISTA NAPOLETANO. Insomma, anche se è dall’89 che sei “giovane artista napoletano”e bazzichi in lungo e in largo trasudando creatività verace e spargendo tracce della tua presenza ovunque, non è che nel 2009 poi diventi vecchio artista napoletano e ti inseriscono in una fantomatica e quanto mai improbabile vetrina dei VECCHI ARTISTI NAPOLETANI. C’è poco riciclo, vediamo sempre le stesse cose, espongono sempre gli stessi da una vita, almeno nelle strutture più importanti, perché poi per fortuna esiste una fitta rete di gallerie che si sforzano, talvolta anche senza particolari basi economiche, di promuovere i VERI giovani, ma fondamentalmente il paradosso è che nella fotografia come in altri settori artistici come la danza, la musica, la pittura etc. etc. se non sei stato prima via da Napoli, che sia un mese o anni, non ti viene riconosciuto il tuo valore artistico.

 

ziguline: Quali sono le tue maggiori frustrazioni e contemporaneamente le soddisfazioni nell’essere nata, cresciuta e vissuta (personalmente e professionalmente) in una città come Napoli?

 

Alessandra: La mia frustrazione, beh forse ne ho tante e non tutte riconducibili strettamente a Napoli e alla sua confusione. C’è chi attribuisce al vesuvio e alla sua quiescenza, ai campi flegrei ed a tutti i movimenti sotterranei di questi luoghi tutto il caos e l’ansia che alcuni di noi sentono dentro. Un’agitazione, un ribollire, uno stordirsi e non saper bene dove andare. Sono indissolubilmente legata a come si vive in questo posto, ma ne vivo la sua decadenza.

 

foto di Alessandra Finelli

 

ziguline: Andiamo al tuo lavoro. Ho visto che collabori con un po’ di magazine e web-zine legate al mondo degli eventi e della moda come Naplestreetstyle. Sto notando che in questi ultimi tempi vanno molto di moda le foto “fashion style” sulla falsariga di Sartorialist. E’ bello ed al tempo stesso strano vedere ritratti bei ragazzi e belle ragazze vestite di tutto punto secondo gli ultimi dettami della moda ripresi nei locali che vanno per la maggiore a Napoli e dintorni. Mi fa strano perchè questo genere di foto e di immagini eravamo abituati ad associarle a città come Milano, Londra o altre capitali europee. Cosa significa questo secondo te, che Napoli si sta emancipando e vuole avere il suo ruolo nello showbusiness come le altre capitali europee o semplice emulazione?

 

Alessandra: Di blog incentrati sul mondo della moda e sul cool hunting ne sbuca uno al secondo. Il progetto Naplestreetstyle non è un blog. E’ un portale nato con l’intento di promuovere la nostra città e soprattutto i suoi talenti emergenti che siano stilisti,musicisti etc etc o semplicemente fare pubblicità ad organizzatori di serate e negozi che si sforzano di educare la gente a una ricerca stilistica propria di tutto il resto d’Europa. In sostanza,ci facciamo portavoce di un piccolo coro (che speriamo si allarghi sempre più) di gente che pensa: “questo siamo noi,e non abbiamo nulla da invidiare ad altre scene europee.”

 

ziguline: Se devo essere sincero questo genere di scatti non sono tra i miei preferiti, sarà perché mi sanno di troppo stereotipato. Viceversa ho trovato molto interessante alcuni tuoi lavori come la serie “How insensitive” in cui abbiamo riconosciuto anche una nostra recente conoscenza (Marco Macro). Che puoi dirci in proposito?

 

Alessandra: Beh la differenza sta nell’intento dello scatto. Gli scatti di streetstyle sono funzionali alla promozione dell’abito. Gli scatti di cui parli tu sono funzionali alla promozione di quello che ho in testa e nel cuore (scusa mi scappa la vena romantica di tanto in tanto,ma solo di tanto in tanto…)
La serie How Insensitive (che cita chiaramente il titolo di una famosa canzone brasiliana) è nata, come molte cose che faccio, per caso. Era da tempo che riflettevo sulle dinamiche del desiderio in tutte le sue espressioni e su di un aspetto del bacio a me molto caro e su cui in molti non si soffermano: il respiro.
Di qui la ricerca di coppie che mi offrissero un pezzetto del loro vivere una cosa così intima. Il progetto è tutt’ora aperto, fino ad adesso le persone coinvolte mi hanno regalato dolcezza, passione, appartenenza, frustrazione.
Non so bene quale sia la definizione di comune, ma cerco coppie “non comuni”,  che per un motivo o per un altro mi lascino un segno.
Per quanto riguarda Marco Macro, diciamo che mi ha restituito il favore, qualche anno fa ho fatto da “modella” per alcuni suoi scatti.

 

ziguline: Raccontaci un po’ come nascono i tuoi set fotografici. Quali sono i soggetti preferiti, a chi ti ispiri nella composizione delle immagini e come recluti le tue vittime oops i tuoi modelli.

 

Alessandra: MMMMMMMMMMMMMM mi piace fotografare chiunque sia pervaso da una passione, bella o brutta…trovare il lato ironico nelle cose tragiche, mi piace fotografare chi riesce ad esprimere con gli occhi, con il viso, con il corpo, quello che gli scorre dentro. Ma mi accontento anche di fotografare cose che attraverso il mio sguardo prendono altra forma portando il pubblico altrove. Quando ci riesco.

 

foto di Alessandra Finelli

 

ziguline: Cos’è che per mancanza di fondi o sostegno non sei riuscita a fare relativamente alla tua produzione fotografica.

 

Alessandra: Eeee i fondi mancano,non si può avere tutto e subito, si procede per step…ci si lavora pian piano…per il momento ci si accontenta o sporadicamente ci si avvale della collaborazione di persone che credono in ciò che faccio,aiutandomi nei limiti del possibile.

 

ziguline: Se te ne dessero la possibilità, chi è che vorresti assolutamente fotografare?

 

Alessandra: Delle vite, ma già lo faccio. Comunque, in generale, mi piacerebbe collaborare con riviste di moda, e se qualche mecenate me ne desse la possibilità, girerei il mondo fotografando persone e realtà differenti dalla mia.

 

ziguline: Essere oggi un fotografo originale ed innovato è, secondo me, veramente un’impresa ardua che solo pochissimi talentuosi riescono a raggiungere. Tu in che modo cerchi di distinguerti dalla marea di fotografi che esistono sulla faccia della terra?

 

Alessandra: Non lo so. Non ci penso. Probabilmente se lo facessi, smetterei di fare questo mestiere. Io sono io. Frutto di una serie infinita di cose strane, belle, brutte, contrastanti, incomprensibili ai più ed a tratti anche a me stessa. Guardo molto. Mi nutro di immagini. E scelgo la strada da seguire ogni volta,in genere vado a istinto e non mi piacciono le cose troppo artefatte nell’arte nella vita, nelle persone.

 

ziguline: Conosci Augusto De Luca?

 

Il Cacciatore di Graffiti. Lo conosco come posso conoscere Benicio del Toro, ed il suo operato. Solo attraverso la rete. So che è stato è un fotografo. Mi è capitato di vedere sue foto scattate negli anni addietro molto molto belle. Attuali. Sicuramente è un personaggio che ha saputo “rigenerarsi” far parlare di sé e nel bene o nel male promuove arte.

 

ziguline: Concludo chiedendoti:”t’à vuò fa fa na foto?”

 

Alessandra: :S

 

ziguline: sarà stato un sì??? Grazie comunque per la disponibilità.

 

Alessandra: Grazie a voi ed in bocca al lupo ragazzi.

 

Per saperne di più di Alessandra ed il suo lavoro questa è la sua pagina su myspace: ( I’M NOT A PHOTOGRAPHER).

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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