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Artifici contemporanei e difformità barocche al museo Arcos

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Domenica pomeriggio. Cosa fare? Finalmente una bella giornata di sole riscalda il mio noioso pomeriggio. Noioso perché non sopporto la domenica, mi rende fiacca e demotivata. Nonostante tutto non voglio sprecare la giornata e ne approfitto per andare a fare una passeggiata a Benevento. Su Corso Garibaldi c’è il museo Arcos, il museo d’arte contemporanea del Sannio e scopro che è l’ultimo giorno per poter visitare la mostra “Artifici contemporanei e difformità barocche”. Il biglietto è gratuito, incentivo per un’installazione veramente interessante. Ventuno artisti contemporanei come AES+F, Ursula Mayer, Mimmo Paladino, Pietro Ruffo, Angelo Filomeno, Cornelia Park e molti altri cercano di elaborare nuove forme di arte. Un’ Arte ormai esasperata, distorta e difforme da foto di Stefania Annesequella attuale, nonché disarmonica. Si parte dal Barocco, movimento culturale diffusosi tra il XVII secolo e i primi decenni del XVIII secolo, per riadattare il termine all’arte moderna. Generalmente il Barocco indica qualcosa di stravagante, bizzarro, artificiale ed esageratamente sfarzoso. Dunque quando si parla di Barocco lo si fa per lo più in termini negativi. Tuttavia le sue caratteristiche e in particolare la sperimentazione e la frattura con le convenzioni artistiche, suggeriscono delle corrispondenze con l’estro e l’inventiva degli autori contemporanei. Opere bizzarre e disarmoniche, viste come risposta di nuovi linguaggi creativi e libere dalla forma e dalla regolarità. L’ibridazione è il concetto fondamentale che domina ogni creazione e spinge l’artista ad una sperimentazione fino al contrasto. Ricchezza e caducità, realtà e finzione, bellezza ed orrore sono elementi che costituiscono l’ossimoro che domina il Barocco quanto l’immaginario dell’arte contemporanea. Il Barocco diventa così Contemporaneità. La mostra indaga sul significato del Barocco, inteso come un movimento esagerato e pomposo, ma anche come capacità di invenzione, esaurimento di possibilità artistiche che porta all’elaborazione di nuove immagini. I temi e le problematiche che il presente condivide con questa epoca, così distante cronologicamente, eppure così vicina alla tormentata sensibilità moderna, vengono espressi nelle opere di Ghada Amer, artista egiziana che analizzando temi dell’universo femminile ricerca nelle sue opere una bellezza formale, o nelle foto di Leigh Bowery/Fergus Greer, fotografi paradossali e bizzarri. Numerosi anche i nomi di artisti italiani.

foto di Stefania Annese

Vettor Pisani, architetto e artista ischitano, crea opere che evidenziano continui riferimenti alla cultura esoterica e alle avanguardie storiche. Angelo Filomeno, il mio preferito, si presenta con originali “quadri”, elaborati con straordinari, preziosi e complessi ricami realizzati su shantung indiani, creati rigorosamente con macchina da cucire singer e fili di seta. E ancora Jason Martin, con la sua tela monocromatica che esprime mobilità, Subodh Gupta, Paul Harbutt, Terence Koh, Lee Bul, Gaia Scaramella, Gitte Schäfer, Julian Schnabel e Sissi. Distorsioni e difformità barocche evidenziate attraverso la pittura, la scultura, l’installazione video e la fotografia. Inoltre un pomeriggio tranquillo e interessante, dove la cultura risiede dietro l’angolo … di casa. E forse è proprio questa la definizione appropriata di ciò che ho visto: “Definirei il barocco come uno stile che esaurisce deliberatamente (o cerca di esaurire) tutte le possibilità, sfiorando l’autoironia”. Jorge Luis Borges.

Stefania Annese

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Questo è il suo articolo n°51

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