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Avventure immobiliari – Italian Version

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In questi ultimi anni sono sempre di più coloro che urlano all’irrazionalità della scienza economica. Chiunque abbia imparato a reputare l’Economia come l’unico dio della società contemporanea, ora si diverte un mondo a tentare di bestemmiarlo in modi sempre più articolati e motivati.  “Abbasso i signori della Finanza” e giù a sentirsi Giordano Bruno coi rasta. È una cosa che mi annoia parecchio. Detto questo, esistono tuttavia momenti in cui tutto quello che abbiamo imparato sul mondo e sul suo corretto funzionamento sembra davvero rivelarsi una grande balla. Bene, un eccellente esempio di disperazione di questo tipo ha dominato nelle mie ricerche di una stanza in affitto a Roma. Perché cercare una casa in affitto a Roma, significa dover, continuamente, cercare di dare un senso a ciò che ci troviamo di fronte. Benvenuti a bordo.

 

foto di Luca Rossato

 

La ricerca dell’annuncio giusto. Gli annunci immobiliari sono uno dei più incredibili esempi dell’enorme varietà espressiva e semantica del linguaggio umano. La dicitura “300 euro” nel campo ‘valore dell’affitto’può, se approfondita, significare “350”, ”400”, “500”. “Centralissima” può estendersi a un’area di varie centinaia di km. “Con balcone”, “attico”, “ampia stanza”, “cucina”: tutti termini che possono stare al loro significato ordinario come “Maria De Filippi” a “tipica eleganza Made in Italy”. La fase della “traduzione” è una delle più estenuanti di tutta la faccenda.

Ragazze. Dico solo una cosa: il fatto che le donne abbiano iniziato a condurre un’esistenza socialmente evoluta ha significato, per il genere maschile, innanzitutto scoprire la maledetta restrizione: “solo per ragazze” nei migliori annunci immobiliari in città studentesche.

Agenzie Immobiliari. Prendere una casa offerta da un’agenzia immobiliare significa pagare di più, dunque si cerca di evitarle. Le agenzie lo sanno e per questo si mimetizzano, si nascondono, ti attraggono con i loro colori sgargiantie le metrature esagerate. A volte scovarle è possibile solo imparando a riconoscere lo stile in cui è scritto un annuncio di tre righe. Una specie di rinascita della filologia.

 

foto di Luca Rossato

 

Prendere appuntamenti. Prendere appuntamenti non è un semplice passaggio nelle dinamiche di ricerca casa: è il modo che il Nuovo Ordine Mondiale ha adottato per educare una nuova generazione a lavorare nei call-center. Oppure un piano della Bayer per aumentare i malati di emicrania. Le vostre giornate saranno dedicate al cellulare, imparerete anche le più piccole sfumature nella voce del messaggio registrato delle segreterie telefoniche. Ricordatevi che il cellulare è un ottimo strumento per non farsi trovare sentendosi desiderato, e i padroni di casa sembrano basare molta della loro autostima su questo meccanismo.

Le case. Ecco il momento clou. Dopo la scrematura di quelli che non rispondono, delle agenzie immobiliari, di quelli in vacanza, dei ‘per ragazze’, dei prezzi imbarazzanti, delle case in altre città da quella in cui si cerca, arriva il momento di vedere ciò per cui si è lottato. La cosa più importante in questa fase è capire che quando ci sei dentro ogni cazzo di tugurio può sembrare avere i suoi pregi. Non è così. Vivere con3sconosciuti nella stessa stanza non è una soluzione accettabile per i nati nell’occidente post-bellico. Se il tizio accoglie uno sconosciuto cui deve affittare la stanza in mutande, con i piatti sporchi ammassati nel bagno, un cane sul tuo prossimo letto e una tizia che si fa il bidet con la porta socchiusa, ricordarsi che quello è solo ciò che succede in una situazione speciale. Ricordarsi che è estremamente difficile “sembrare un punkabbestia” senza esserlo. Ricordarsi che dagli inizi del ‘900 le case si costruiscono in cemento. Ricordarsi che Zagarolo non è Roma.

 

foto di Luca Rossato

 

Esito. Hai trovato la casa che fa per te. Magari è pulita, si presenta bene, le persone con cui dovrai abitare sono squisite. Ti senti in paradiso finché quelli ti dicono: “ok, allora ci risentiamo, dobbiamo vedere altra gente”, oppure “dobbiamo parlare con quella stronza di coinquilina che a mezzogiorno del 23 agosto è uscita un attimo a comprare l’anticalcare”. Oppure padroni di casa che ti dicono cose del tipo “sai, la cucina è nuova, noi ci stiamo trasferendo ma non possiamo portarla con noi, quindi la stanza costa 300 euro al mese ma se vuoi stare qui devi comprarti la cucina che ne costa 7000”. Come quando conosci delle tizie in discoteca o non ti fai più sentire tu o non si fanno più sentire loro.

La morale è che dopo tutto ciò si finisce sempre per prendere la casa sbagliata. E non parlo di tutti gli infiniti problemi da slum di Mumbai che si scoprono col tempo. Parlo di quelle cucine e quei bagni e quel colorito verdastro dei muri e quegli inspiegabili clochard che dormono in corridoio e che c’erano già prima e che ti fanno chiedere a che cazzo pensassi quando sei andato a vederla, quella casa. Ma la ricerca di una casa è ciò che, più di tutte le altre dinamiche umane, devasta ogni visione accomodante della scienza economica, sociale, persino biologica. Un commercio che definire tale, e studiare in termini matematici, non può avere alcun senso.

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

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