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Calle de diversiòn vince lo smart future mind award

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Finalmente, dopo due settimane e più di eventi a cura di collettivi e creativi romani, vediamo assegnati, nella sera del 19 luglio, gli smart future minds award. I curatori dei diversi progetti in competizione si sono riuniti nel pomeriggio di lunedì per decretare i tre progetti vincitori, poi premiati dal keynote speaker Mario Tozzi all’interno di una serata arricchita da dj set e chiusa dal concerto a sorpresa del rapper romano Piotta. Il primo premio è stato assegnato al progetto “ Calle de diversion ”, di cui tra l’altro avevamo parlato qualche tempo fa. Gli altri due progetti premiati sono stati quello dello Studio Tamassociati, “ Sustainability stands for simplicity ” e quello dei fisici italiani Roberto Di Leonardo & Luca Angelani, “ Bacterial Microcars ”. A questo punto mi è sembrato doveroso scambiare quattro chiacchiere con Pasquale Passannante, sociologo italiano, membro del gruppo LPU ( Liga de la Partida Urbana ) assieme all’architetto venezuelano Raphael Machado, nonché ideatore del progetto vincitore. Di seguito  l’intervista, accompagnata da un breve intervento dell’architetto Lorenzo Imbesi, curatore della sezione “ BE – cultura/ società ”, di cui il suddetto progetto è parte.

Vorrei cominciare questa intervista chiedendovi, banalmente, come è nata l’idea di “ Calle de diversión”. Potete spiegarci brevemente qual è stato il percorso che ha seguito tale progetto?

Eravamo per strada a Caracas per motivi di studio e cercavamo un modo per avvicinarci agli abitanti cercando di perdere un po’ l’alone del ricercatore. Notammo che le strade e gli spazi pubblici offrivano zone temporanee per il gioco, luoghi che mostravano le tracce di un momento ludico, per esempio le impronte del pallone stampate su un muro oppure le casse di birra che erano state usate per una partita di domino, per questo pensammo che poteva avere un effetto positivo disegnare dei campi da gioco dando così l’opportunità di aggiungere po’ di progettualità ad un’attività spontanea già esistente.

Considerando la volontà, e forse anche il fine, di entrare in contatto con le realtà disagiate di alcune città del mondo, perché avete scelto di farlo proprio tramite il disegno in strada di campi per giochi tradizionali? Si tratta di una scelta dettata dalla volontà di fare in modo che i cittadini, bambini e non, si riapproprino degli spazi urbani, gestendoli come veniva fatto molti anni fa?

Siamo convinti che un’area disagiata sia un’area nella quale un abitante ha instaurato innanzitutto con un conflitto con lo spazio che lo circonda; evidentemente la conformazione fisica di certi quartieri suggerisce modelli di comportamento. Dunque ci siamo chiesti, per esempio, come mai certe aree delle metropoli definite di margine – con accezione negativa – fossero poi quelle che nel bene e nel male hanno spazi pubblici più frequentati. Probabilmente nelle aree problematiche c’è una mancanza di auto rappresentazione e di un’ individuazione culturale, dovuta al fatto che l’abitante non è stato reso partecipe del processo di costruzione fisica dello spazio e non è stato reso cosciente del processo di costruzione dell’identità. Quindi i campi per giochi tradizionali introducono perlomeno due elementi che anticipano a nostro parere come sarà la città nel futuro, il primo è la partecipazione ovvero la costruzione dello spazio pubblico attraverso il disegno autogestito e il secondo è la relazione con la memoria e l’immaginario del quartiere che può sembrare un paradosso, pensando alle città nel futuro, ma in realtà queste sono le basi di partenza per pensare ad una città sostenibile e con ottimi standard di vivibilità. Le città che imparano dai loro sbagli e dal passato.

Il primo esperimento a Caracas. E poi l’idea di portare il progetto in Europa ed in Italia, specialmente a Livorno, Napoli e Palermo. Perché la scelta ricade proprio su queste città?

Prima di tutto perché in queste città ci sono i migliori esempi d’ intervento di progettazione dello spazio che non hanno dato buoni risultati e poi anche per riportare un po’ di creatività in città che sono sempre il fanalino di coda in termini di vivibilità, il che ci sembra assurdo perché in realtà sono proprio quelle città che si sono fatte riconoscere per la vitalità che nasceva dalle strade.
I primi interventi a Caracas stanno già dando grandi risultati, gli abitanti ci hanno parlato di campionati organizzati sui campi da noi disegnati e di momenti di incontro che si sono venuti a creare. Continueremo di città in città portando le esperienze pregresse e apportando se necessario anche delle modifiche al progetto, lasciandoci influenzare dalle situazioni locali.

Intervento di Lorenzo Imbesi, curatore della sezione Be – smart future minds exhibition
Nel progetto Calle de diversión emerge chiaramente il tema della partecipazione che in questo caso specifico diventa azione di riappropriazione dello spazio pubblico, contestualizzata negli spazi periferici di Caracas. Alla presenza di una città “formale”, fatta di strutture urbane, muri, asfalto, costruzioni, ma anche di codici e regole urbanistiche, si insinua una città “informale” che compare e scompare nei vicoli delle periferie attraverso i giochi dei bambini che si fanno così veri interpreti del concetto civile di piazza pubblica. Esattamente come il gioco, la città informale ha regole “altre”, costruite direttamente dai comportamenti sociali e da bisogni e urgenze istantanee e si fa genuina interprete di un reale bisogno di costruzione sociale. È una reale esigenza etica che, dopo il crollo delle ideologie e delle “grandi narrazioni” che hanno contraddistinto il secolo scorso, emerge per rispondere al vuoto di politica che si è aperto.

Per chi volesse approfondire: smart-urban-stage.com

Chiara Crescenzi

scritto da

Questo è il suo articolo n°7

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