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Cambogia psichedelica

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Per me viaggiare è una necessità impellente. Mi piace stabilirmi quanto più tempo possibile in un posto e provare a coglierne quante più sfumature possibili: l’aria che tira, i cenni storici, i cibi autentici, le diverse abitudini. Quando però sono arrivato in Cambogia, a Phnom Penh, in un aeroporto più piccolo di un supermercato Coop, e mi sono imbattuto negli omini della dogana che vestivano buffe uniformi e che hanno provato a farmi subito la cresta di 5 $ sul visto masticando il loro incazzoso e incomprensibile inglese, ho pensato di dover ricalibrare un attimo il mio concetto di viaggio.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Anche perché, dopo un viaggio/deportazione con partenza da Dublino e tappe intermedie a Parigi e Singapore, arrivo nella capitale cambogiana a primissima mattina e la mia guida, un cambogiano che parla un discreto inglese, mi fa attraversare una strada piena zeppa di motorini a loro volta cavalcati da intere famiglie di quattro/cinque persone. E mi carica su un cazzo di tuc-tuc.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Sono stordito dal viaggio di 24 ore tonde tonde, il caldo tropicale, asfissiante, un traffico sovraumano e questo tuc-tuc che vola, leggiadro tra le divampanti fiamme di un grandioso inferno, un grandioso incazzoso incendio furioso. Perché la vita di Phnom Penh ti salta addosso sin dal primo secondo, arrapatissima.
Bancarelle, carri, carretti, carrettini, motorini, ragazzini, ragazzini scalzi, monaci buddisti, auto contromano, strepitare di clacson. Un caos speciale, un sogno che dopo la lunga traversata sembrava più un trip allucinogeno: la mente appannata, così come gli occhiali, la cacofonia brutale e animosa delle strade, gli occhi su di me e i miei su di loro. “Dove cazzo mi trovo?”.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
A partire da quella domenica mattina questo caos mi ha avvolto come incantesimo per due settimane e appena oggi è svanito raggiunta Pattaya, località molto in voga da parte degli utenti del coinvolgente Gnoccatravel.it. Provo a riordinare le idee.
La paranoia è una parte importante quando viaggi in Cambogia. Che è una località del mondo molto sottosviluppata, in cui le condizioni igieniche sono scarse e dove l’acqua del bagno non è buona abbastanza nemmeno per lavare i denti.
E poi, grazie a te cazzo di Viaggiaresicuri.it per avermi fatto maturare un’idea di Phnom Penh come una città dove sovente si scorge gente saltare in aria per vie delle numerose mine ancora non disinnescate, e dove cadere sotto gli atroci colpi della diarrea nel giro dei primi cinque giorni per le scarse condizione igieniche.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Facciamo chiarezza. Si vedono cose disgustose e, anche peggio, si sentono di odori nauseabondi. La spazzatura viene raccolta solo a fine giornata e girovagare per i mercati alimentari fa venire il voltastomaco. I ristoranti sono per lo più locali allestiti alla buona, con menù farlocchi e spesso foto che non hanno nulla a che fare con la pietanza, con camerieri che attendono pazientemente accanto al tavolo per tutto il tempo necessario che serve ad un gruppo di svariate persone di decidere cosa ordinare.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
I vari affluenti dell’imponente fiume Mekong sono tartassati di detriti mentre baracche di lamiera e materiale di scarto sorgono ovunque. Ho visto ragazzini divertirsi lanciandosi addosso una bottiglia di plastica vuota o guardando dentro le tubature delle fogne. Dimenticato da Dio? Sembrerebbe. Come già detto, questo è un inferno speciale, una follia che si sorregge sull’imprevedibilità e fa di necessità virtù.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Perché ecco, cos’è splendido, cosa rende l’esperienza unica e speciale? Vedere gente sorriderti col cuore ogni giorno. E bambini chiamarti e urlarti in lontananza “Hello!”. E constatare la semplicità di un popolo devastato da torture, guerre civili e un recente eccidio tra i più volgari e infami della storia perpetrato dai Khmer Rouge di Pol Pot.
Anche se provano a darti una fregatura, non te lo fanno con malizia bastarda, con palese camorristica malafede. Certo qualcuno ci prova, certo di stronzi ne è pieno il mondo, ma il popolo cambogiano ti sorride, ti sorride per bene.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
I giorni sono passati ed ho capito qualcosa di più di questo paese. Che è poverissimo, con redditi dagli 80 ai 100$ al mese. Che è praticamente un immenso mercato del tarocco. E che a quanto pare non sei figo abbastanza se non indossi una maglia del Manchester United o di qualche altra squadra di calcio inglese., che è uno tra i paesi più corrotti al mondo con una sorta di regime a comando che usa gigantografie, lumini e santini per omaggiare quotidianamente il gracile re Norodom Sihamoni bla bla bla. E che è un paese splendido.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Sono stato ad Angkor Wat, antica capitale dell’impero Khmer, un complesso di rovine unico al mondo, una mattina all’alba: una visione estasiante. Non sono nemmeno sicuro di esserci stato davvero, a ripensarci. I colori parlavano. Questo meraviglioso cielo cambogiano, macchiato e decorato di qua e di là dal muovere incessante delle nuvole della stagione delle piogge, ti lascia lì a chiederti se ci sia una sensazione più bella, più profonda del contemplare le meraviglie di altri uomini, in altre epoche.
Nella vivace Siem Reap, a due passi da Angkor Wat, mi sono buttato con la mia ragazza e i suo colleghi apprendisti insegnanti d’inglese nelle discoteche locali, dove seduto su tavoli-altalene, legati al soffitto da possenti ganci pendenti, ho avuto modo di farmi una insensata foto a petto nudo con un cinese ubriaco che per esprimere la sua gratitudine verso la mia alticcia affabilità mi ha regalato una sua sigaretta con una rosa per logo.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Sono passato per il villaggio delle tarantole, dopo un viaggio su strade sterrate che mi hanno fatto rimbalzare dentro quel mini-van finto Mercedes come l’agnello rimbalzello del cortometraggio Pixar, dove questi bambini cambogiani ti attendono con confezioni di frutti tropicali, sfoggiano un inglese che farebbe impallidire qualsiasi studente di scuola media italiana e ti sfidano ad assaggiare grilli, cavallette, scarafaggi e qualsiasi cibo immondo ti possa venire in mente.
Sì, ho assaggiato una tarantola fritta, non prima di averne accarezzata una viva: le zampette erano buone, sfiziose crocchette, il corpo no, non ce l’ho proprio fatta. Pare che i cambogiani abbiano cominciato a mangiare tarantole durante i 4 terribili anni di dittatura Khmer Rouge, quando la fame estrema li ha portati a cercare risorse gastronomiche letteralmente ovunque.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
E l’ultimo weekend a Sihanoukville, in un posto molto turistico, come attestato dalla presenza della pizzeria Italiana “Il padrino”, abbiamo camminato su spiagge bianche, mangiato ostriche ad un dollaro in spiaggia, bevuto boccali di birre a 50 centesimi, inscenato un intenso battibecco con un tizio che ci stava rifilando un tour in barca per giungere su una delle splendide isole semi-deserte all’imbrunire con una intensa pioggia tropicale in atto.
Si può dire che ho visto tante Cambogia. In viaggio sulla strada la folta, vigorosa vegetazione, miriadi di acquitrini, palme tropicali, tantissimi cartelli del Cambodian People’s Party, nuvoloni in lontananza con scariche devastanti di piogge tropicali, arcobaleni, curiose persone sorridenti ai lati della strada, tantissime mucche e qualche scimmietta vicino ai templi di Angkor Wat. Resort splendidi nelle località di mare, monumenti scintillanti e un po’ villani, prostitute, vecchi papponi occidentali mano nelle mano con innamoratissime bellezze del luogo.

Cambogia psichedelica - ziguline - foto di Stefano Paris
Il luccichio pomposo e artificiale degli uffici del governo, quello triste e melanconico delle baracche dei bassifondi. L’ospitalità sempre cara. La bontà sempre nota. In Cambogia il viaggio è diventato un concetto nuovo per me. Un concetto di amore per il prossimo smisurato. La reale diversità del mondo. E il cuore invincibile, trionfante su ogni cosa. Anche in un paese dove i bambini non hanno più un nonno o una nonna a cui sorridere, in quanto per la maggioranza sterminati da un dittatore che non aveva il sole della Cambogia nel suo cuore.

Stefano Paris

scritto da

Questo è il suo articolo n°21

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