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Coffee vision

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Era solo al decimo caffè della mattinata e già la noia si rifletteva nei gesti spenti ma precisi di Emiliano. L’odore di caffè misto alle esalazioni dei cornetti farciti di crema, marmellata, cioccolato, impregnava l’aria già percorsa freneticamente dalle onde sonore provocate dalle decine di ordinazioni, commenti sulla partita di ieri, elezioni che si avvicinano e parole, parole frantumate che diventavano un tutt’uno con gli odori. Emiliano si manteneva aggrappato al bancone, ultimo baluardo di difesa dalla folla di avventori. Per un attimo gli sembrò che i suoi sensi avessero cessato di funzionare, sentì entrare tutto dentro di lui senza i filtri della vista, del tatto, dell’udito e del gusto. Preso da vertigini cercò di ritornare alla meccanicità del suo lavoro, buttandosi quasi di peso sulla macchina per il caffè. Mentre fissava il lento precipitare delle gocce nella tazzina, ebbe come la sensazione che il tempo stesse rallentando, i clienti sembravano muoversi come manichini manovrati da un burattinaio stanco ed il suono frutto dello sfracellamento della goccia di caffè sulla ceramica squarciava ritmicamente l’improvviso silenzio calato nel bar. Il denso vapore della macchina cominciò ad invadere la sala investendo bancone e clienti che pian piano perdevano i loro contorni. Dall’aderenza del vapore al soffitto si formarono migliaia di goccioline che non tardarono a cadere spinte dal peso della gravità. Emiliano cercava di districarsi in quello che una volta era il bar in cui lavorava, ma le sue mani non riconoscevano nulla di familiare, il bancone e la macchina sembravano spariti nel nulla, l’unica cosa che i suoi frastornati sensi riuscivano a decifrare era un forte odore di caffè. La terra cominciò a dondolare sotto i suoi piedi, crollò in ginocchio e sentì sotto di se la graffiante spigolosità del legno ed i pantaloni inzupparsi. La nebbia cominciò a diradare e man mano che la luce scolpiva e delineava i contorni del mondo, lo stupore di Emiliano aumentava. Si trovava su di una barchetta di legno nel bel mezzo di un mare di caffè! Convinto di essere impazzito, fissava le onde nere infrangersi contro lo scafo formare una sottile schiuma giallastra. In alto enormi nuvole di un bianco accecante, correvano veloci inseguendosi e allontanandosi, poi improvvisamente cominciarono a lottare fra di loro intrecciandosi furentemente. Un assordante boato mise finalmente fine alla lotta.

foto di Terry Johnston | http://www.flickr.com/photos/powerbooktrance/

Emiliano vide le braccia imbiancarsi, stava piovendo zucchero. Il mare come se avesse sentito il richiamo del cielo cominciò ad agitarsi. Una vera e propria tempesta di zucchero e caffè travolse la piccola imbarcazione che sballottata tra i flutti danzava pericolosamente. Un’onda più forte scaraventò Emiliano in mare. L’istinto di sopravvivenza animava il nostro barista di una forza sovrumana, ma il caffè lo avviluppava trascinandolo negli abissi. Emiliano si ritrovò in un mondo oscuro, ma con suo grande stupore constatò di riuscire a respirare. Il buio assoluto cominciò ad assumere sfumature bluastre e si potevano scorgere anche piccole luci in lontananza. I suoi gesti non trovavano più la liquida resistenza del caffè, ora poteva fluttuare agilmente come in assenza di gravità. Lentamente maturò in lui la consapevolezza di essere solo un corpo trasportato dall’immaterialità dello spazio. La sua mente accecata dal buio e dall’assordante silenzio non riusciva a dare nessuna spiegazione razionale a ciò che i suoi occhi registravano. I pensieri presero ad accavallarsi veloci come la luce, quando si accorse che il suo corpo prendeva velocità, attratto da una piccola sfera lontana. Man mano che la sfera si ingrandiva,prendeva i contorni e la forma di un chicco di caffè tostato. Questo gigantesco seme aveva un anello come quello di Saturno, ma formato da miliardi di zollette di zucchero. Emiliano non si accorse però che anche il pianeta si muoveva attratto da una forza superiore. Un enorme buco nero piegava le maglie spazio temporali andando a formare un gigantesco imbuto. Emiliano vide il suo corpo allungarsi come una molla verso il buco nero, poi sentì la sua pelle staccarsi e disgregarsi in maniera indolore in atomi invisibili. Ci volle poco perché i muscoli, la carne, i nervi, le vene ancora pulsanti e le ossa facessero la stessa fine disperdendosi in entità minime. Anche la sua mente andava dissolvendosi e più il suo pensiero si scomponeva più gli sembrava di abbracciare ogni conoscenza, di afferrare il significato dell’Esistenza. Riuscì a vedere racchiuso in un solo attimo tutta la storia dell’universo. In un solo attimo erano racchiuse tutte le vite, ogni realtà possibile ed impossibile. Poi il nulla. Nel breve tempo di un battito di ciglia Emiliano riaprì i suoi esterrefatti occhi sulla tazzina di caffè che qualche vita fa aveva cominciato a preparare. Un cliente chiedeva il conto, un altro un bicchiere d’acqua.

Lorenzo Di Paola

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Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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