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Cronache bolognesi, sabato 9 aprile

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Sabato 9 aprile in diverse città d’Italia i nostri cari e precari “bamboccioni” si sono dati appuntamento per manifestare contro il disinteresse generalizzato che c’è nei loro confronti, soprattutto, da parte dei nostri amati politicanti. A Bologna la manifestazione è partita da Piazza San Francesco sotto un sole cocente che ha accompagnato il corteo per tutto il percorso, un po’ breve secondo me. Quale occasione migliore per tastare gli animi di chi non ne può più di “questa vita involotariamente instabile”. Ad alcuni di loro abbiamo posto un unico e semplice quesito: “Cosa cambierà, secondo te, da domani?”.

una delle due sarà Claudia

Claudia (29), revisore (?)

Secondo me non succederà niente, spero che in un futuro le cose possano cambiare in meglio, perchè non è giusto che, soprattutto noi giovani, ci troviamo bloccati senza futuro.

Jessica (29),  educatrice

Non mi aspetto che cambi niente, però mi tengo stretto il diritto di manifestare finchè ce lo lasciano e la libertà di decidere se lavorare in nero o con un vero contratto di lavoro.

Valentina (26), laureata e disoccupata

Non mi aspetto nulla, spero che la gente prendi consapevolezza e che i vertici politici comincino a fare qualcosa, ma non mi aspetto nulla.

Martina (22),  studentessa

Credo che una singola manifestazione non può cambiare le cose, però ci sono percorsi di mobilitazione che possono portare ad alcuni cambiamenti. Pensiamo allo sciopero del 6 maggio che riguarderà non solo i lavoratori e i sindacati, ad altre mobilitazioni che sottolineano quanto la precarietà non sia solo una condizione lavorativa. C’è bisogno di risolvere le cose con radicalità e influire sulla classe politica.

Francesca (28),  educatrice precaria da 7 anni (no foto)

Mi aspettavo più gente. La scarsa affluenza lascia pensare. Credo che il problema sia percepito da tutti, però c’è poca gente a manifestare perchè? mi domando. La manifestazione è trasversale a prescindere dalla fede politica, il problema della precarietà tocca tutti anche coloro che non votano come me, ma questa gente dov’è? O è solo un problema di chi vota a sinistra?

Alessandra (28), ricercatrice

Mi aspetto poco e niente. Spero che la manifestazione possa sensibilizzare a questo malessere di fondo e che anche le istituzioni si accorgano di quello che sta succedendo e del risentimento generale. Sono molto delusa dall’affluenza e questa cosa mi fa innervosire, cosa si può pretendere dai governanti se poi non c’è nessuno e la gente si accontenta?

Gabriele (23), studente

Credo che la manifestazione non servirà a nulla, purtroppo.

Valeria (25), studentessa

Credo che non cambierà niente, ovviamente i cambiamenti si possono vedere solo a lungo termine. In un momento del genere questa manifestazione ha poca risonanza ,ma il fatto che ci sia sottolinea quanto il problema sia scottante e sentito dalla popolazione. Spero che venga preso in considerazione il Reddito Minimo Assicurato che in Italia non esiste, ma è presente in altri paesi europei. Sono molto favorevole a questa decisione.

Cisco (42), cantautore

Da un po’ di tempo sono abituato a non aspettarmi più nulla, non pessimisticamente. Partecipare alla manifestazione è importante perchè è anche un modo per socializzare confrontarsi. Personalmente non mi sento di attaccare chi non manifesta, alcuni di loro anche se non fisicamente presenti appoggiano questa causa. L’importante è opporsi quotidianamente ad ogni sopruso che ognuno di noi può vivere in prima persona. Mi arrabbia con chi sostiene che non siamo più in una democrazia, già il fatto di essere qui oggi dimostra il contrario.

Marco (24), comitato 9 Aprile

È importante valutare il cambiamento, quella di oggi non è “una data costruita” ma fa parte di un percorso molto più ampio che parte dalle mobilitazioni di ottobre e si proietta verso lo sciopero generale del 6 maggio. Oggi si è riusciti attraverso tanti precari: ricercatori, operai, studenti, stagisti, giornalisti a dare una composizione reale e a restare dietro un unico striscione; il futuro di questa generazione non riguarda soltanto i mille frammenti in cui è scomposta. Molti pensano che la precarietà sia una cosa di pochi, questo non è assolutamente vero. Questo percorso deve portare ad una rottura, solo grazie alla politica possiamo cercare di costruirci un futuro . Futuro, non significa posto fisso ma evitare la fuga di tante persone “forzare” a questa scelta. Il prossimo passo è il 6 maggio. Noi riconosciamo la CGIL come un nostro compagno di viaggio.

Luigi La Porta

scritto da

Questo è il suo articolo n°59

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