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Danzando sulle rovine un focus sul Caucaso

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Dopo il crollo dell’URSS, il Caucaso è una terra allo sbando. Prima Boris Eltsin poi Vladimir Putin hanno combattuto, tra il 1994 e il 2003, due guerre atroci, terminate formalmente (ma in realtà mai concluse) con non meno di centomila morti, centinaia di migliaia di sfollati e un conflitto trasferitosi dalla Cecenia all’intera regione caucasica. Una crisi diventata esplosiva nell’agosto 2008 e sfociata nella guerra che ha visto nuovamente contrapposte Georgia e Russia. Regione per lo più montuosa, la Caucasia si presenta come un complesso reticolo di popoli, lingue, religioni e alfabeti, che si fronteggiano fra vendette e ostilità continue, in un susseguirsi di tregue e rivendicazioni, dove la mafia e la corruzione si scontrano con una vocazione naturale di quei popoli all’amore per la musica. In Georgia, Uwe Berkemer – pianista e compositore tedesco – ha percepito da subito il groviglio di tensioni etniche, religiose e culturali che affliggono questa regione di crisi. E attraverso la musica e il suo lavoro, e la determinazione pratica di un tedesco, è riuscito a dimostrare che una convivenza pacifica è possibile anche in una terra devastata dai conflitti bellici. Nel 2003, fonda a Tblisi la Caucasian Chamber Orchestra, con 17 musicisti provenienti dalle diverse repubbliche del Caucaso. Sono russi, ceceni, georgiani, armeni, azeri, daghestani e altri ancora, suonano insieme e affrontano ogni difficoltà per tenere concerti in tutto il Caucaso. Questo progetto, ripercorrendo la storia esemplare della Caucasian Chamber Orchestra, si propone di gettare una luce inedita su una guerra troppo spesso dimenticata. Con un programma di concerti, proiezioni, incontri e dibattiti, il focus darà voce a paure e speranze di chi vive in un territorio diviso dai conflitti e sogna di poter suonare un giorno a Grozny, capitale della Cecenia.

Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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