Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Di come Collettivo Fx dipinse un matto nel mio villaggio

L’Altro. Un argomento sempre attuale e molto attuale in questo momento storico in cui, l’Altro cerca di entrare nelle nostre vite mentre noi cerchiamo di tenerlo fuori o meglio ai confini e, come sempre, ai margini. L’Altro è fondamentalmente anche il protagonista di un’altra storia, questa volta meno drammatica, una storia dal titolo provocatorio che non mancherà di procurare danni a destra e a manca, Dietro ogni matto c’è un villaggio.

 

 

La storia che vi racconto è quella di Collettivo Fx che, lo scorso 5 novembre, ha imbarcato pennelli, asta e rullo, vernici varie e si è messo in viaggio per raggiungere molte mete. Partendo da Bolzano per poi terminare il lungo viaggio a Marsala, Collettivo Fx ha attraversato l’Italia per raccontare il “matto” del villaggio un’entità che nel 2015 si trova a metà strada tra il mito e l’esclusione sociale. Si trova a metà strada perché, se l’apertura mentale e il buonismo sociale ci frenano dall’etichettare il “matto” come tale, è anche vero che ancora oggi molte persone continuano a vivere ai margini della società per i motivi più disparati.

Ma l’Altro è solo una parte del racconto, infatti, il vero protagonista di questo progetto non è lui, bensì quello si cela dietro, perché in fondo il matto non è mai veramente matto ma è il villaggio a definirlo tale e, soprattutto, se non esistesse un matto, non ci sarebbe proprio nessun villaggio.

 

 

Viaggio

Comincia tutto a Finale Emilia, dove Collettivo Fx pone inconsapevolmente la prima pietra per la costruzione di questo progetto che consiste nel primo dipinto, quello del Brunin. Ma è in Irpinia, a casa mia, che l’idea diventa più concreta e di li a poco, il progetto prende forma e si tramuta in un tour pittorico e molto, molto umano.

 

 

Bolzano, Mantova, Oderzo (poi saltata), Modena, Cotignola, Cesena, Pesaro (dove il muro è stato cancellato da un’associazione antigraffiti), Jesi, Teramo, Roma, Napoli, Bonito Irpino, Ariano Irpino, Grassano, Cosenza, Messina, Mazara del Vallo, Marsala (dove la tappa è saltata ma senza arrestare la mano pittorica di Collettivo Fx tra l’altro in compagnia di Nemo’s e Julieta.XL) sono le tappe che hanno dato vita a Dietro ogni matto c’è un villaggio.

Probabilmente, detta così, non traspare appieno quello che un innocuo tour di un innocuo collettivo di artisti possa provocare ma, per essere più chiari, vi racconto di come Collettivo Fx riuscì indomito a pittare nel mio villaggio dove di matti ce ne erano tanti e di storie ancor più.

 

foto di Antonio Sena

 

Ariano Irpino, un posto ai confini della realtà

Quando ricevo un’email da Collettivo Fx per partecipare al progetto sono da una parte lusingata, dall’altra preoccupata, conosco i miei polli e so che tutto ciò che si discosta minimante dal societariamente accettabile o dal perbenismo è facilmente condannabile in un posto come Ariano.

Tuttavia, confido nei miei concittadini e mi metto a lavoro per trovare le poche necessarie alla realizzazione della nostra tappa: un matto, un giaciglio, vernici e soprattutto, un muro.

 

foto di Antonio Sena

 

L’immagine è proprietà privata?

Il personaggio è Rosetta, uno dei tanti venuti fuori in un brainstorming collettivo con la mia famiglia, seduti a un tavolo una domenica, felici di poter raccontare storie di un’altra epoca. La nostra “bocca di rosa” era una donna dai facili costumi, una signorina bionda ma soprattutto colorata. Trucco abbondante ma poca stoffa, infatti, Rosetta era denominata “la furnarella” in quanto la sua minigonna lasciava poco spazio all’immaginazione ma molto spazio in generale, proprio come un piccolo forno.

Si concedeva agli uomini che le piacevano e per questo era considerata una prostituta ma la verità è che Rosetta era solo una persona libera che viveva in un’epoca in cui la libertà andava contro gli schemi di una società ancora piccola e chiusa. Aveva un carattere dolce ma allo stesso tempo irascibile con chi la canzonava.

Andava in giro con due cagnolini che appartenevano alla sua datrice e per un periodo ebbe una relazione con un uomo sposato, storia attorno alla quale si sono create parecchie altre storie.

 

foto di Simona Spinazzola

 

Il nostro personaggio però non sarebbe stato lei, perché alcune problematiche che non sto qui a sviscerare ce lo impedivano. Ma il catalogo è ricco. Individuo così grazie a un amico un altro personaggio degno di nota, questa volta di tutt’altro genere e anche in questo caso non matto bensì libero. L’Avvocato era un personaggio amato da tutti, una persona che ancora a 90 anni aveva rapporti con chiunque, amava stare in mezzo alla gente e raccontava storie megalomani che sfioravano la leggenda.

Anche in questo caso, sono nate numerose problematiche, infatti, sono stati proprio i suoi familiari a negare l’autorizzazione a dipingere il suo fantastico volto. Personalmente credo che l’immagine di una persona non possa considerarsi una proprietà privata, così come la memoria collettiva, ma il rispetto ci ha quietato gli animi.

 

foto di Antonio Sena

 

Dopo una giornata passata a fare colazioni e telefonate, dopo un’estenuante trattativa, abbiamo abbandonato con rassegnazione anche questa idea e cominciato a riflettere su un nuovo soggetto da dipingere, in fondo, abbiamo l’artista, abbiamo la pittura, abbiamo il muro perché non approfittarne? Ed è proprio lì che una serie di coincidenze ha fatto sì che realizzassimo forse, il miglior progetto possibile.

 

foto di Antonio Sena

 

Era il 23 novembre e, proprio quel giorno di 35 anni prima, Ariano Irpino veniva scombussolata da un terremoto che arrecava molti danni al paese e per fortuna pochi alle persone. Mentre ero lì con Collettivo Fx a riflettere sulle possibilità, passa proprio davanti a me un caro amico a cui chiedo qualche spunto per far nascere un’idea interessante.

Andiamo via ancora una volta senza esserci sporcati le mani ma, dopo poco, ricevo una telefonata dallo stesso amico che mi ricorda la leggenda di Sant’Ottone Frangipane legata al Terremoto dell’Irpinia del 1962.
Si racconta che, durante il terremoto, la piazza principale del paese fosse molto affollata essendo una piacevole serata estiva.
La piazza era ed è tutt’oggi sovrastata da un campanile che venne giù, per fortuna senza che nessuno rimanesse ferito. Proprio in quel momento, ignaro di tutto e non curante della tragedia, un vecchietto attraversò la piazza senza rimanere vittima del crollo. Da quel momento, si cominciò ad attribuire il miracolo al Santo patrono che era per l’appunto Sant’Ottone e a supporre che quel vecchietto fosse proprio il protettore del Paese.

 

 

Questo racconto fa scattare la scintilla che aspettavamo da tutto il giorno e cominciamo così a dare vita a una nuova idea. Corriamo a documentarci sull’aspetto del santo e soprattutto sulla sua storia ed è così che nasce la congiunzione perfetta. Sant’Ottone Frangipane era un forestiero, si era trasferito ad Ariano dopo la carriera militare e aveva gestito per molti anni un ospedale eretto per accogliere i pellegrini che da Benevento e Napoli passavano di lì per andare ad imbarcarsi per la Terrasanta a Bari.

In seguito, si era dato all’eremitaggio e si era stabilito in un rione poco lontano dal centro dove si dedicava a pratiche di rafforzamento dello spirito. Man mano che il tempo passava il santo diminuiva le razioni di cibo e aumentava la preghiera, si era costruito inoltre una cella dove si rinchiudeva per rafforzare ulteriormente la sua fede e dove infine aveva scavato un sepolcro che doveva ricordargli che la morte era sempre vicina. Occhi e bocca spalancati.

Il “matto” è il nostro santo. Un personaggio al di fuori delle righe, un uomo dalla foggia forte e dalle idee rivoluzionarie, un uomo che probabilmente al suo tempo suscitò scalpore e che oggi in paese è poco conosciuto e senza dubbio si parla molto poco di queste prodezze ma si rispetta più che altro il suo fare convenzionale.

 

 

Morale della favola

La storia si conclude così: Ariano per Collettivo Fx è stata tra le tappe più problematiche sia per la difficoltà che il villaggio ha avuto ad accettare la parola “matto” sia per la difficoltà a stabilire un dialogo con le persone. Personalmente ho confermato un’idea che coltivo dall’adolescenza, ovvero, che purtroppo nella mia terra col tempo sono prevalsi valori futili che hanno reso sempre più difficile il dialogo e l’accettazione di concetti lievemente più complessi.

Sono felice che sul muro di una casa ormai fatiscente oggi ci sia il volto di Sant’Ottone che non conoscevo affatto e che ora mi sembra molto più interessante. Non è da sottovalutare il fatto che il mezzo scelto, l’arte di strada, abbia reso tutto più complesso in un luogo che fatica ancora molto a trovare la sua identità e che non riesce ad accettare questa “moderna” forma di espressione artistica.

 

 

Accettazione

Quello che fa Collettivo Fx è cercare di infilarsi in quei meandri un po’ pigri delle comunità dove risiedono il ricordo, il rimorso, la paura dell’Altro e l’affetto. Nel nostro caso nessuno passerà sotto il muro, ricordando un personaggio folle amato o odiato da tutti, ma è pur vero che il santo patrono da oggi ha di nuovo voce in capitolo.

 

foto di Antonio Sena

 

Ringraziamenti

La realizzazione della 16esima tappa di Dietro ogni muro c’è un villaggio è stata permessa grazie alla collaborazione di diverse persone che ringrazio qui: i proprietari del muro, la famiglia De Pasquale, Barbara del Giardino Diversensibile/Dna per l’ospitalità, Veronica, Luigi, Simona Spinazzola e Antonio Sena per le foto, Paolo e Giovanni per la pazienza.

 

Collettivo Fx | facebook – Dietro ogni matto c’è un villaggio

Sant’Ottone Frangipane | wiki

 

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

Community feedback