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Diaspora Smile di Bhanuwat Jittivuthikarn

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Lo scorso anno si è celebrato il cinquantesimo anniversario della rivoluzione tibetana. Risale infatti al 1959 il movimento di insurrezione con cui il popolo tibetano cercò di difendere il proprio paese dall’invasione Cinese. Ormai è quasi noto a tutti che una settimana dopo la storica rivolta il Dalai Lama, capo spirituale e leader carismatico, fu costretto a scappare con circa sei milioni di tibetani con i quali da allora vive in condizione di esilio tra India, Pakistan ed Bangladesh.

foto di Bhanuwat Jittivuthikarn | bhanuwatstudio.com

foto di Bhanuwat Jittivuthikarn | bhanuwatstudio.com

Il fotografo tailandese Bhanuwat Jittivuthikarn in occasione di questo importante anniversario ha deciso di raggiungere Saranarth in India per documentare la vita di 45 rifugiati tibetani che oggi hanno tra i 60 e gli 80 anni i quali grazie al progetto finanziato da una fondazione, per la prima volta nella loro vita hanno avuto la possibilità di poter incontrare in forma privata il Dalai Lama. Bhanuwat nel condurre questo reportage fotografico ha cercato in ogni modo di evitare ogni forma di voyerismo sentimentale tipico della fotografia occidentale.

foto di Bhanuwat Jittivuthikarn | bhanuwatstudio.com

Lui non ha mai considerato queste persone come degli individui da commiserare ma al contrario, persone che grazie a questa particolare esperienza di vita avessero molto da insegnare. L’obiettivo di questo foto-reportage era infatti proprio quello di documentare quanto dignitosa fosse stata la loro scelta di lasciare il proprio paese alla ricerca di una nuova vita, quanto coraggio e quanta forza d’animo essi abbiano dato prova di possedere nel realizzare questa esperienza e quanto questo potesse essere importante per chi entrasse in contatto con loro.

foto di Bhanuwat Jittivuthikarn | bhanuwatstudio.com

foto di Bhanuwat Jittivuthikarn | bhanuwatstudio.com

Durante la sua permanenza Bhanuwat ha vissuto con i Tibetani come se fossero amici con un approccio altamente collaborativo dove l’unica forma di comunicazione era il sorriso e la comunicazione non verbale visto che Bhanuwat non parlava la loro lingua. Eppure prima di passare agli scatti fotografici il giovane fotografo ha trascorso intere giornate ascoltando i loro racconti e cercando di comprenderne il significato, il tutto per instaurare quel rapporto di reciproca fiducia che gli avrebbe permesso di ritrarli con quel sorriso che ha scandito quei loro intensi racconti.

Per saperne di più:

www.bhanuwatstudio.com

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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