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Dicembre, arte e musica a Palazzo Doria Spinola

Palazzo Doria Spinola . Largo Eros Lanfranco . Genova

a partire dal 04 dicembre, ore 17:00

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EVENTO IN CORSO

Proseguono, presso Palazzo Doria Spinola di Genova, in Largo Eros Lanfranco 1, le Mostre “Arte a Palazzo Doria Spinola” e “Genova 1914”. La prima è un’esposizione pittorica e scultorica, la seconda, invece di fotografie e cartoline antiche, della collezione di Stefano Finauri.
L’evento è stato organizzato da Pietro Bellantone, responsabile dell’associazione culturale EventidAmare di Genova e dal Consolato di Ungheria a Genova, in collaborazione con la Provincia di Genova. Fruisce inoltre del patrocinio del Consolato di Ungheria di Genova, della Provincia di Genova, del Comune di Genova, della Camera di Commercio di Genova e dell’Associazione culturale Liguria-Ungheria.
Saranno presenti diciannove importanti artisti con le loro opere: Balàzs Berzsenyi (artista ungherese di fama internazionale), Bigozzi Dirce, Bocchieri Marina, Brocato Rosa, Buffarello Franco, Careggio Angela, Caruso Leonardo Alberto, Chieppa Anita, Cyran Elisabeth, Danielli Fausto, Defilippi Arianna, Figoli Mariagiovanna, Fiorentini Maria Pia, Merli Enrico, Porcile Pezzoni Matilde, Rapetti Paola, Ruozzi Franca, Seghezza Marialuisa, Unida Ondina.
Le cartoline antiche di Genova, hanno come tema l’anno 1914, in particolare l’Esposizione internazionale d’Igiene, Marina e Colonie e la “Telfer”, nome con cui fu battezzata la prima ferrovia monorotaia italiana, inaugurata e costruita in occasione dell’Esposizione, che collegava l’area di Piazza di Francia (attuale Piazza della Vittoria) al Molo Giano.
La mostra resterà aperta al pubblico sino a giovedì 18 dicembre 2014. Ingresso libero tutti i giorni escluso domenica e festivi, con orario 10.30.00–18.00. Per i visitatori catalogo gratuito della mostra fino ad esaurimento delle scorte.
Per ulteriori informazioni contattare EventidAmare al numero +39 3481563966 o inviare mail a eventidamare@libero.it

Approfondimenti

Intanto gli artisti: un discorso per immagini e simboli – la coerente scelta narrativa – caratterizza La pittura che Dirce Bigozzi intraprende su e attraverso la ceramica. In “Mulini a vento”, opera del 1992, l’artista sovrappone i personaggi mostrandone una chiara emotività nei temi indicati in calce al lavoro medesimo, essi trasognati nell’aspettativa di un incerto presente, nella certezza dei sogni, nell’illusione del futuro.
Marina Bocchieri in “Colloquio” (2013) propone un’ordinata composizione dallo spessore plastico attraverso una sapiente disposizione del colore, un monocromo intenso di luce da cui trae con spessi graffiti le figure, dalla corposa ieraticità, in una dimensione di astratta immobilità.
È uno scorcio di città – “Torri del Brandale” – che Rosa Brocato descrive in un impianto dai richiami futuristi: le case, il borgo, il porto, le navi ondeggiano in un mare rovente che l’osservatore distingue perdendo le esatte coordinate nello spazio e nel tempo.
Registra da qualche tempo un campionario di personaggi surreali Franco Buffarello che enfatizza i protagonisti di questa galleria con l’evidente intento di demitizzarne ogni caratteristica. “La campagna … del generale Toxouxa” è un ritratto sdoppiato, in cui ogni elemento appare speculare all’altro, in una separazione astigmatica arricchita di dettagli e orpelli che confermano l’intento satirico come in un kabarett di Weimar.
“Paesaggio” in nebbia per Angela Careggio, un olio su tela dalle forti pennellate che diradano e dissolvono la veduta, nella quale la luce cerca lo spazio e impone dunque all’osservatore di distinguere i contorni tra i giochi di chiaroscuro ottenuti dal movimento dei colori.
La frammentazione è per Leonardo Alberto Caruso il sistema di immagini capace di illustrare questi suoi “Intimi racconti”, vibranti e inclusi in una geometri di colori – dai quali l’artista non si discosta- scelti e tracciati a spatola in progressioni materiche puntellate di inserti non al primo sguardo evidenti (intimità) nel complesso della narrazione.
Sceglie l’estrema rarefazione Anita Chieppa per un acrilico su juta “Nel Bianco: il Niente e il Tutto”, ovvero il sentimento del tempo per cui nella geometria che sfugge e affiora in questo magma lattiginoso e piatto si apre una porta in un altrove sconosciuto.
Quale eventuale scherzo celi la quiete di “Aprile 1” può spiegarlo Elisabeth Cyran in un olio su tela di medie dimensioni nel quale la pittrice descrive un gruppo di famiglia in un pomeriggio, cani e umano (di cui lascia intravedere un dettaglio, l’incrocio delle caviglie, la nudità dei piedi) dormienti, probabilmente tutti, per una figurazione eccentrica e compiuta.
Fausto Danielli in “foglie mongolfiera italia” (tecnica mista pittura-fotografia) descrive una fiaba per successione di elementi, dal grande pallone aerostatico elemento vegetale al passeggero che innaffia il vaso-Italia emergente da una coltre di nubi, surrealista e poeticamente dada.
Musicale “Bach-Liszt preludio in mi minore” di Arianna Defilippi, che mostra uno spartito di linee di luce, ravvicinate e mobili, come corde di uno strumento che suona nel silenzio, in una pioggia scrosciante e compatta di colori.
Riprende gli elementi propri – la formazione è quella di architetto – Maria Giovanna Figoli (e che tra l’altro nello stesso palazzo Doria Spinola ha per anni partecipato all’attività politica, consigliere e assessore) con “Bianco”, nuova serie di ridefinizioni della città, dopo i teatri, le ville e i quartieri. Qui il colore si riferisce al Palazzo di via Garibaldi, sede museale, che Figoli interpreta tracciando i dettagli noti e ricostruendo il paesaggio circostante in una visione su più piani prospettici e immaginativi.
Un omaggio a Mondrian (nella scansione delle linee e nella costruzione delle pertinenze geometriche) è il lavoro di Maria Pia Fiorentini, che inonda la tela di campiture in pochi determinati colori sfondo alle scarne inserzioni (rosso, bianco) che ne movimentano l’insieme.
“Alchimia di cuore e di luce” di Enrico Merli raccoglie i temi consueti al pittore, anche sotto l’aspetto cromatico, nell’attenzione alla lettura dei dettagli per un risultato di una marina addomesticata con gatto in cui unico elemento mobile sono le nuvole.
Ancora un paesaggio – uno scorcio di Genova intorno alla Stazione Brignole – da Matilde Porcile Pezzoni: “Prime luci sulla città”, 2007, propone un panorama di contrasti appunto luminosi, irradiando in un’alba pastello anche le ombre, in un avvicendarsi di sfumature.
La scultrice Paola Rapetti in una ceramica in tecnica raku di considerevoli dimensioni lavora a una figura dai forti richiami simbolici. L’artista premette un vissuto personale nella realizzazione dell’opera, “Alchimia” che “rappresenta una trasformazione, una crescita, una rinascita, una metamorfosi”, tutto confermato da un elegante equilibrio plastico.
Veduta dalla finestra per Franca Ruozzi, nell’intensa disposizione del colore, che vuole sfumato sino a descrivere efficacemente il gioco delle nubi in un rincorrersi impressionista di macchie, per un cielo che appena si scorge ma che diventa, alla visione, centrale nella tela.
I “Riflessi” di Marialuisa Seghezza sono l’emergere di due figure femminili dalla fissità espressiva negli sguardi divergenti. L’artista trae dal profondo della tela l’idea di un inconscio, per una rappresentazione soprannaturale.
Ondina Unida in “Percorsi evolutivi” attua in tecnica mista (acrilico su tela e ceramica) una realistica tavola scientifica, all’apparenza didascalica (la materia, il fuoco, la solidificazione delle rocce, la rarefazione dei gas) che sottende a una tensione personale (“lo specchio dei miei stati d’animo. Le emozioni profonde e sofferte viaggiano libere nello spazio esplodendo nel silenzio assoluto”) tra creatrice e creato.

Dunque Balàzs. Nello scultore ungherese è evidente la tensione civile nella scelta degli argomenti, elaborazioni concettuali intorno all’idea di giustizia, in questo caso. Esemplari sono “La legge è uguale per tutti 1”, in materiali compositi (bronzo, acciaio, legno e libri) e l’idea che la parola (il Decalogo) possa promanare da un qualsiasi luogo in uno slancio tuttavia appariscente. La parola (la legge) è libera di essere espressa ma nel contempo è evidentemente trattenuta, legata, sottomessa.
In “La legge è uguale per tutti” l’artista – utilizzando analoghi materiali – conferma questa visione realistica costruendo sul libro un’inferriata: è la certezza della pena (la prigione) per il reo o la gabbia del giudice.
Cinquantaquattro anni, diplomato alla Scuola d’Arte di Budapest, da quasi vent’anni vive e lavora in Val Fontanabuona: una produzione che interviene su materiali tradizionali (legno, pietra, marmo) tra sculture e fusioni, dividendosi per lo più tra due più importanti aree tematiche, l’arte sacra da un lato (la più consistente) e la testimonianza civile dall’altro.

Infine la collezione di Stefano Finauri, fotografie e cartoline, nell’occasione dedicata al centenario dell’Esposizione Internazionale di Genova (Igiene Marina e Colonie), testamento della Belle Èpoque, che di lì a poco (1914) sarebbe andata a farsi benedire in trincea. Nelle immagini centenarie del collezionista genovese, che da anni lavora con attenzione – come molti colleghi – alla ricerca e alla catalogazione di un patrimonio documentario che spesso altrimenti andrebbe disperso, si trova il racconto del futuro per suggestioni ancor più in opere, tra le quali spicca il celebrato Telfer, per l’epoca avveniristica monorotaia che – nel tempo dell’Esposizione, poi smantellata – collegava la zona delle Grazie alla Foce. Un passato in bianco e nero, da comprendere.
“Telfer”
L’intera tratta era lunga 2,227 km, con altezza media dal terreno di 4 metri, eccetto il breve tratto sul molo Giano, che era realizzato in legno, tutta la trave era in cemento armato appoggiato su 72 cavalletti di cui un terzo in mare, il percorso veniva compiuto alla velocità di 20-30 km/h, in circa sette minuti. Il treno viaggiava ogni mezz’ora dalla 9:00 alle 24:00, biglietto di corsa semplice 1,00 lira (circa 3,70 euro attuali), andata e ritorno 1,50 lire (circa 5,50 euro attuali), riduzioni per azionisti, militari, ragazzi e comitive.
EventidAmare
Associazione Culturale EventidAmare.
EventidAmare è un’associazione di promozione turistica, culturale ed enogastronomica nata nel 2010. Le finalità che si propone sono la realizzazione di eventi nazionali ed internazionali che concorrano alla valorizzazione del patrimonio ligure: arte, cultura ed enogastronomia. Ha progettato e realizzato, in questi anni, eventi interculturali che hanno previsto l’incontro, lo scambio e il confronto nei settori dell’arte, della musica e dell’enogastronomia. Quella ligure è venuta così ad “abbracciare” culture alcune volte “vicine”, perché appartenenti al bacino del Mediterraneo ed altre invece lontane, grazie anche alla collaborazione dei Consolati di Francia, Perù, Tunisia, Ungheria, Uruguay, Congo, Haiti, Spagna.
Quale riconoscimento della attività realizzata, ha anche ricevuto il patrocinio morale da parte delle Ambasciate in Italia di Bolivia, Colombia, Ecuador, Portogallo, Spagna, Venezuela.
Ha beneficiato di importanti collaborazioni:
Museo Luzzati, i critici d’arte Germano Beringheli, Luciano Caprile e Stefano Bigazzi, il prof. Erminio Raiteri, cultore di storia italianaa e ungherese, la prof. Maria Cristina Castellani, il prof. Alessandro Bertirotti, lo stimato collezionista Stefano Finauri, l’associazione spagnola Trescucarachas, Carlo Marrale ed Eliano Calamaro per la musica, Virgilio Pronzati, esimio esperto di enogastronomia e Gianpaolo Belloni-Zeffirino, ambasciatore della Cucina Italiana nel Mondo.

04 dicembre
Ore 17:00
Palazzo Doria Spinola
Largo Eros Lanfranco
Genova
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