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Fatti un tatuaggio, semmai “oilmpico”

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Non sono mai stato un grande fan dello sport ed ho sempre odiato le tifoserie di qualsiasi tipo.  É comprensibile, d’altronde,  non sopportare chi tratta come eroi lo stesso tipo di imbecilli che da piccolo mi costringevano a stare in porta a causa della mia grassezza puberale. É un po’ come stare dalla parte di chi si cucca le ragazze migliori della comunità: qualcosa di contrario a qualsiasi ordine naturale. Roba da far impallidire la visione dell’omosessualità del cardinal Bertone.

 

Michael Phelps

 

Ora, se i tifosi amano lo sport, ed i tifosi sono tanti, allora lo sport diventa qualcosa di importante: qualcosa da cui Repubblica.it sa di poterci tirar su un po’ di quattrini.  Qualcosa i cui dettagli arrivano a formare un universo di fatti insignificanti ma tanto preziosi da riempire una testata di Alfonso Signorini. É successo con gli ultimi Europei di calcio. Per settimane il tg1 continuava a dire quanto interessante fosse per la cultura di un paese sapere che, oltre alle partite giocate in campo, c’era un torneo parallelo in atto sugli spalti: quello delle ‘swags’, che, e l’ho capito molto tardi, non è una categoria di TubeGalore ma la definizione delle ragazze dei calciatori.

 

 

Ci ho messo un po’ a capire quale fosse il ‘dettaglio insignificante’ delle appena concluse olimpiadi di Londra. Troppe categorie diverse, troppi sport noiosi e di certo la ragazza di un cinese che gioca a ping pong non è Aida Yespica. Vice ha provato a fare la classifica degli atleti più fighi, con una chiara discriminazione di quegli sport da ciccioni come il lancio del peso. O dei keniani anoressici che ogni mattina si alzano e sanno che dovranno correre, etc, etc.

 

Olympic Tattoo

 

Poi, all’improvviso, un’illuminazione. Che cosa farebbe un atleta per ricordare a sé stesso e agli spettatori a casa di aver partecipato ad un olimpiade? Che cosa, dovendo indossare delle divise e dal momento che i capelli ossigenati fanno parte oramai di un altro secolo, potrebbe rendere il suo momento speciale? Chiaro: un bel tatuaggio dei cerchi olimpici. Mai come in queste Olimpiadi si sono visti tanti tatuaggi uguali in tanti posti diversi, a seconda del tipo di inquadratura permessa dallo sport praticato. Tutti gli atleti hanno un tatuaggio olimpico, dunque i tatuaggi olimpici sono il vero perno dell’informazione ridicola pertinente le olimpiadi.

 

Olympic Tattoo

 

Digitando su google ‘olympics tattoo’ si contano 144 milioni di pagine, con 128 milioni di immagini. Qualsiasi network di informazione rilevante (ed anche, naturalmente, Repubblica.it) ha dedicato una galleria di immagini a nuotatori e arcieri e pallavoliste che sfoggiano cerchi olimpici sugli orli delle mutande o sui bicipiti. Dai siti di gossip alle riviste di tatuaggi, dal Dailymail al Sun all’agenzia fotografica Reuters. Senza contare che, laddove Michel Phelps decida di avere bisogno di qualcosa che gli ricordi di essere il più grande atleta di tutti i tempi, beh il suo tatuaggio lo potrei anche capire.

 

 

Ma il fatto che gli studi di tatuatori londinesi dichiarino al Washington Post l’incredibile afflusso di richieste di tatuaggi con i cinque cerchi da parte di turisti e tifosi sportivi in vacanza a Londra, è una cosa totalmente idiota. Idiota almeno quanto il gesto di Liu Ming, un cinese che in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 si tatuò, oltre ad una enorme torcia sul costato e la mascotte dei giochi sul petto, i cinque cerchi direttamente in faccia.

 

Il celebre tattoo di Jerri Peterson

 

O come quello di Jerri Peterson, una 54enne statunitense che, chiamata a portare la fiaccola olimpica per qualche metro, ha deciso che quello era un avvenimento così importante per la sua vita da dover essere segnato sulla sua pelle: peccato che il tatuatore abbia sbagliato a scrivere, lasciandole così sull’epidermide l’appellativo indelebile di ‘OYLMPIC torch bearer’.

 

I tre tuffatori Tom Dailey, Sarah Barrow e Chris Mears

 

Insomma, non so bene perché questa cosa dei tatuaggi possa interessare e soprattutto perché abbia deciso di dedicargli un articolo. Ciò che vedo come ‘un gesto idiota’ è in effetti qualcosa che mi ha sempre affascinato, ed il fatto che moltissime persone facciano cose idiote pensando ad esse come a qualcosa che può avere importanza, beh è qualcosa che mi manda fuori di testa. Il fatto, poi, di sentir parlare dei tatuaggi come qualcosa che ha un significato talmente profondo da dover essere inciso su di sé l’ho sempre trovata una cazzata favolosa. La regina delle scuse per le cose idiote. Chiudo, a proposito dell’assoluto non senso dell’umanità, con le parole di un tatuatore inglese, trovate girovagando sul web:

“A few years ago Led Zeppelin played here and we did Led Zeppelin tattoos for two weeks. That’s kind of what this is like”.

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

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