Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Fra Biancoshock | Graffiti is a religion

In principio erano i graffiti (n.b. semi-citazione). Come molti street artist anche Fra.Biancoshock è legato al mondo del writing, infatti, è partito proprio da questo mondo per poi esplorare e sdoganare sottocategorie e culture collaterali come l’urban art per la quale credo sia uno degli esponenti italiani più “freschi” del momento. L’artista, ricordiamolo, si sta facendo velocemente strada nel mondo dell’urban art grazie a una prolifica serie di interventi a Milano prima, e nel resto del mondo poi e a detta sua “non ha nessuna intenzione di fermarsi”. Recentemente la sua carriera di contenitore umano ha avuto un paio di grandi svolte, la prima è la creazione di un movimento, l’Effimerismo, che vuole in qualche modo identificare gli interventi spesso performativi di cui è autore e l’altro grande passo in avanti è stato il coinvolgimento nell’edizione 2014 del TED Price di Oporto.

 

Graffiti is a Religion

 

Detto questo, sotto effetto di Actigrip, e in qualche modo introdotto l’artista che in occasione della sua personale alla 77 Art Gallery di Milano ha presentato una nuova serie di ephemeral experience, vi parl0 ora di Graffiti is a Religion. Come sempre, dietro a quello che ci propone c’è un sottile e particolare scopo che, dal suo passamontagna nero, cerca velatamente di comunicarci. Nella nuova serie Fra.Biancoshock ha esaminato il writing sotto due punti di vista differenti: da una parte l’importanza del movimento in sé, indipendentemente da chi ha contribuito a diffonderlo, e dall’altra, il tributo e la storia.

 

CORNERSTONE

Questa mattone è stato realizzato compattando vari pezzi di muri “storici” realizzati da writer illustri. In qualche modo la si vuole considerare come la pietra simbolica di questa subcultura oramai nota all’immaginario collettivo come forma d’arte a tutti gli effetti. Insomma, un monolite della graffiti culture.

 

cornerstone_fra.biancoshock

 

VUOI VENIRE A VEDERE LA MIA COLLEZIONE DI GRAFFITI?

Una raccolta di più di 200 campioni prelevati da storici muri  realizzati da writer “famosi”. Questi campioni sono stati da muri già scrostati o addirittura raccolti a terra. In questo caso la cultura del graffito qui viene trattata come un qualsiasi tema della storia dell’umanità. Il pezzo di muro diventa un reperto archeologico che prova l’esistenza di questa subcultura; l’atto di collezionarlo lo rende immortale e prezioso.

 

come to see my graffiti collection2

VIENI A VEDERE LA MIA COLLEZIONE DI GRAFFITI

 

SOMEONE

Quest’opera è stata realizzata con una parte dei campioni raccolti dall’artista. Come si evince dal titolo, lo scopo è quello di dare importanza e visibilità al quadro e non all’autore. Fra.Biancoshock dedica un tributo al movimento invitandoci a riflettere sul fatto che l’arte di strada si fa in tanti e che è grazie a tutti che “qualcuno” scopre la sua vera natura.

 

Someone, Frabiancoshock

Some (particolare)

 

GRAFFITI PUZZLE

Il muro riporta un pezzo di una delle più conosciute Crew europee, i VMD 70’S di Milano. Il graffito è stato asportato dal muro sul quale era ubicato per poi essere diviso in tanti pezzi, proprio come fosse un puzzle da costruire. “Graffiti Puzzle” vuole essere un tributo alla cultura della strada ed, allo stesso tempo, mettere il graffito allo stesso livello dell’arte più classica, ad esempio i quadri di Van Gogh spesso utilizzati per i puzzle.

 

Graffiti puzzle

Graffiti is a Religion

 

La cosa più intrigante di queste sue opere è il concetto di base; in quanto va a riproporre, in queste quattro opere, le meccaniche ideologiche legate all’arte “classica”, come tale qualificata e riconosciuta, al graffitismo arte “proletaria” o di seconda categoria. Chissà se sono riuscito a farvi capire quello che intendevo dire con quest’ultima frase? Vi lascio con questo enorme dubbio e liberi di trarre le vostre conclusioni.

 

Fra.Biancoshock | sito | facebook | twitter | youtube

 

 

Luigi La Porta

scritto da

Questo è il suo articolo n°59

Sullo stesso genere:

Community feedback