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Gabriele Basilico. Fotografie dalle collezioni del MAXXI

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Che nome quasi anonimo per un fotografo. Questo mi ero detta da perfetta qualunquista,  su questo per me, perfetto sconosciuto, presso il Maxxi di Roma. Non sapevo cosa facesse, perché la sua fotografia fosse così apprezzata, allora mi sono messa a studiarlo perché, se avessi voluto scrivere un articolo su di lui, occorreva impugnare i libri e fare l’autodidatta. Mai cosa fu più sbagliata, avvicinarsi all’arte ponendosi con occhio critico aiuta ma sega le gambe alla spontaneità.

Stretto di Messina, Calabria, 2002

Un compromesso: capire, ma restare emozionabile. Osservando le sue foto non si può non notare, la loro perfetta geometria, l’eleganza del chiaroscuro ottenuta da Basilico con ore di posa, si osserva una città assente, perfettamente triangolata, palazzi, macchine e ambienti completamente vuoti ma che proprio per questo, trasudano vita, tanto da farmi venire in mente una frase di Wim Wenders letta in una sua esposizione: “a volte l’assenza di una cosa ne sottolinea la sua importanza”.

Cantiere del MAXXI, 2009

Ti sembra quasi di sentire, in quelle strade così vuote, il rumore della folla, i clacson delle macchine, l’imprinting dell’uomo sull’ambiente. Leggendo i suoi pensieri su carta, ho potuto capire che amava il bianco e nero, che con i suoi scatti voleva mostrare l’evolversi del tessuto urbano, che era ossessionato dall’idea della luce giusta per una foto. Ancor prima di conoscere una sua qualsiasi dichiarazione, immergermi nei suoi scatti sulla zona industriale di diverse città, mi è servito a rafforzare un’idea, a capire l’influenza che il mondo del cinema ha avuto nel suo lavoro, in particolare quello di Mivhelangelo Antonioni.

Milano, 1995

Lo stesso Basilico racconta nel libro Architetture, Visioni e Città (edito da Bruno Mondadori), come alla fine degli anni sessanta, fosse rimasto stranito alla vista di Blow Up. Io più che a quella pellicola, che assottiglia il confine fra realtà e irrealtà e che sublima lo sguardo filtrante del fotografo, ho deciso di impalarmi non solo di fronte, ma anche incredibilmente vicina alle foto, con la musica di Òlafur Arnalds nelle orecchie, per consentire a me stessa di rivedere le strade percorse da Monica Vitti nell’Eclisse, di ascoltare lo stridere dei macchinari che disturbavano la mente di quest’attrice, teatralmente “disorganizzata” nella pellicola Il Deserto Rosso; ambivo a ricordare i palazzi, gli androni, le periferie che circondavano Jeanne Moreau e Marcello Mastroianni nel film La Notte.

Napoli, 1982

Le foto della mostra di Roma sono divise in sessioni e sono sicuramente troppo poche; il grande formato usato da Basilico consente, come ho già detto, di sentirsi dentro la foto, di proiettarsi al suo interno. La precisione con cui gli ambienti sono ritratti ti porta a coprirti il volto quasi come se ti trovassi nello stesso punto in cui è stata scattata la foto e cercassi di evitare che il sole ti abbagli, senti l’odore dei mattoni “cotti” dal sole. Rivivi “Citta Ideali”. Alla mostra è possibile guardare anche il film-documentario inedito, del regista e architetto israeliano Amos Gitai, che in realtà sembra una bella conversazione tra due amici, uno che chiede all’altro del suo lavoro, che lo mette di fronte a domande importanti, alle contraddizioni, e vedi quest’uomo con una calma serafica raccontare se stesso, le sue passioni, i suoi intenti e la sua umanità, e pensi che dietro ogni foto ci sia un essere umano colto, sensibile e ponderato che ha girato il mondo ed ha catturato la vita in ciò che di vivo non aveva proprio nulla.

Roma, 1997

Coincidenza ha voluto che io avessi con me un libro e nel suo interno una frase sottolineata: “Come tutte le metropoli era costituita da irregolarità, avvicendamenti, precipitazioni, intermittenze, collisioni di cose e di eventi, e, frammezzo, punti di silenzio abissali.” Così descrive Musil una città, alla quale non assegna il nome, nel testo di L’Uomo senza Qualità, chissà se Gabriele Basilico conoscesse queste parole, anche se così non fosse, ha tradotto perfettamente il loro significato in immagini.

 

Testi di La Seconda Signora Pafonsky. Immagini dal repertorio del Maxxi.

 

Gabriele Basilico | wiki

Maxxi | sito facebook

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Questo è il suo articolo n°144

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