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George Awde e i confini sociali e politici dei mediorientali

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George Awde è un fotografo di origini libanesi che vive negli Stati Uniti e da molti anni si dedica a descrivere le comunità umane della sua terra natale e di quella che lo ha accolto. In contrasto con i racconti di guerra, violenza e politica, tipici del Medio oriente, George ha dedicato la sua arte a descrivere gli uomini. I suoi lavori ruotano intorno all’essere umano e all’ambiente che lo circonda e si elevano grazie alla grande intimità che lasciano trasparire. Ciò che rende le immagini di lavoratori siriani migrati a Beirut o di gruppi omosessuali di rifugiati curdi così affascinanti, è la complicità che Awde instaura con i suoi soggetti, passando lunghi periodi di tempo insieme a loro e usando pellicole di grande formato.

I due lavori che più mi hanno colpito, oltre al fatto che nessuno di questi è in nessun modo accompagnato da informazioni, sono Quiet Crossings e Windows.

Quiet Crossings è un ritratto molto profondo della sessualità tra uomini mediorientali in un contesto in cui hanno avuto spazio solo l’intervento armato e la povertà. Questi uomini hanno oltrepassano i limiti politici, come per esempio quelli tra libanesi e curdi, sociali e identitari per instaurare relazioni omosessuali “liberate”. Awde descrive così il lavoro:

“My work strives to capture homo-social spaces that act as an outlet for male bonding and love. At play in these spaces are the relationships of masculinity, class, and nationality in the social landscape”.

 

Windows conserva esattamente la stessa leggerezza di Quiet Crossings, attraverso i ritratti di alcuni immigrati nel momento più vulnerabile del giorno. Le immagini, catturate attraverso la finestra della camera di Awde, rubano la privatezza del sonno ponendosi a metà tra spazio pubblico e privato e raccogliendo la forte interiorità dei soggetti e, probabilmente, di chi li ritrae:

“This intimacy is something that’s very important in my work, this play between public spaces and private spaces, the way that we enact ourselves and our masculinity, our relationships to each other. … The moment that I realized that this was its own series was when I took those two photographs of my neighbors sleeping – the ones that I kind of stole”.

Altre foto sono invece scattate direttamente a contatto con questi uomini, persone che il fotografo conosce e a cui spesso ha chiesto la chiave di casa per entrare nel momento in cui fossero già addormentati. Posizionata la sua attrezzatura, a George non bastava altro che aspettare la luce del sole per cominciare a scattare, fino al loro risveglio. Trovate i due lavori qui sotto:

Quiet Crossings

 

Windows

 George Awde | sito

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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