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Gli OCCHI, anche se ROSSI, sono la macchina fotografica più bella

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Anche quest’anno, a Napoli, si è svolto il Festival della fotografia indipendente: OcchiRossi 2014. Se amate la fotografia, ma anche se non l’amate, dovete assolutamente farvi un giro e dare un’occhiata alle numerose immagini che hanno invaso la città. L’anno scorso c’eravamo, fu molto interessante e la rassegna ebbe un successo inaspettato. Per questo abbiamo optato per una doverosa doppietta, una di quelle che la palla entra in porta e neanche te ne accorgi.

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Il Terzopiano Autogestito e occupato dagli studenti della Facoltà di Architettura, al Palazzo Gravina in Via Monteoliveto, è l’assoluto protagonista dell’evento, grazie alla collaborazione dell’ArkFotoLab. La storia è assai curiosa e mi fa pensare che le grandi cose si costruiscono dal basso e con pazienza. Niente scoppia così all’improvviso, neanche la Rivoluzione. Allora nel 1994, al terzo piano del palazzo, fu allestita una camera oscura che ha dato i suoi frutti generando un laboratorio di giovani creativi carichi di energia!

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Mi colpisce il logo dell’evento: un grande occhio insolito che ricorda quello del Grande Fratello orwelliano. In effetti, cosa sono gli occhi se non la nostra magnifica e insostituibile macchina fotografica? Ebbene, non si tratta di una guerra ma l’invasione, iniziata il 23 maggio, tocca i luoghi più insoliti ed imprevedibili del centro storico: Qualcosa di tè, Volver, Kestè, London, Perditempo, Portico 340, Koinè, Spiedo d’Oro ed altri ancora.

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Mi piace l’idea di portare la fotografia ovunque e comunque: panetterie, bar, edicole e trattorie. Lo scatto fotografico è qualcosa senza spazio e senza tempo. In una foto si nasconde una lunghissima e infinita narrazione di eventi, personaggi e storie. OcchiRossi 2014, che ha attivato incontri e workshop, si propone di rendere l’esperienza fruibile, indipendente e non rivolta solo ad un pubblico specializzato. La fotografia tocca tutti noi. Vi è mai capitato di perdervi nell’immagine di qualcosa? Sicuramente. Non si può spiegare. Il soggetto di una fotografia pare quasi che possa uscire da essa e puoi sentirne la voce e toccare per mano quello che c’è intorno. Se in una fotografia ci fosse il mare, potresti quasi respirare l’odore. Insomma: la fotografia è un trip assurdo!

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L’altro giorno, al Volver Cafè, mi è capitato di entrare nelle case di anziani e disabili ma sono anche salita sul ring e sono stata faccia a faccia con guantoni da box e sacco. Grazie a Salvatore Bolognino. Lo conosco da una vita. Eravamo piccolissimi e in sella alle biciclette percorrevamo i viali delle nostre case tremila volte al giorno. Giocavamo a sacco pieno-sacco vuoto e bevevamo litri di Coca Cola alle feste di compleanno, quando ancora i bambini normali comunicavano tra loro e non vivevano in quel mondo a parte dei cellulari snervanti. Non eravamo neanche “azzeccati” dei computer e non c’era tutta quella roba tecnologica che c’è oggi. Era molto bello. Poi ad un certo punto ci siamo persi per strada.

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Ho ritrovato Bolognino da grande. Adesso credo che beva decisamente altro e so con certezza che ha sostituito quei giochi ormai estinti ad una passione genuina. Salvatore adesso è fotografo ed è uno dei partecipanti al Festival. L’atmosfera del luogo è molto invitante: è domenica pomeriggio ed è accorsa un bel po’ di gente. Le fotografie sono appese alle pareti e ben illuminate dai faretti del locale. Alcuni ragazzi, seduti ai tavoli, sorseggiano bibite indefinite e poi ci sono io davanti ad un caffè. Salvatore, munito di coppola, bretelle, baffetto e macchina fotografica, lo incontro spesso ultimamente perché supportiamo la squadra di calcio popolare della nostra città, il Quartograd (da non confondere con Quarto Grado, il programma tv di approfondimento giornalistico).

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Le immagini non sono calcistiche ma riguardano, in parte, il mondo dello sport. Capisco appieno il senso che vogliono trasmettere le fotografie in bianco e nero di Salvatore e vengo rapita dai giochi di luce e dai passaggi tonali presenti. Apprezzo le attività svolte da Luca Fioretti, sul quale si concentra gran parte del lavoro. Davanti a qualche birra mi concedono i loro pensieri: “Attraverso le giornate di Luca, provo a raccontare la vita di un giovane sportivo, che allo stesso tempo, assiste persone sia con problemi mentali che fisici. Uno di questi è Michele che, trascurando il suo diabete, è rimasto cieco e paralizzato. Insomma, cerco di raccontare i due e più volti che una persona può mostrare o meglio essere”. (Salvatore Bolognino). “Il combattimento è quel gioco preso sul serio, disse Bruce Lee. Io dico che la vita è un combattimento da prendere sul serio. Nella lotta ti esprimi. Emozioni, sentimenti e stati d’animo, che vengono dal tuo vissuto, li riporti nel quotidiano. Vivere è condivisione, solidarietà e lotta. Tutti dovremmo lottare per cambiare il mondo”. (Luca Fioretti).

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Il festival ha mostrato anche quest’anno di proporre nuovi talenti e…non vedo l’ora di continuare il tour per conoscere i progetti degli altri ragazzi. Non chiudete mai gli occhi, anche quando sono rossi e stanchi.

 

Tutte le foto sono di Salvatore Bolognino.

 

OcchiRossi | sito info

Ornella Cotena

scritto da

Questo è il suo articolo n°10

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