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I vitelli dei romani sono belli

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Questa è una delle poche cose che ricordo del latino alle superiori. “Che me ne frega a me?” penserai tu, caro lettore di ziguline.

Quello che volevo trasmettere attraverso un titolo così ad effetto e che avrà sconvolto più di un lettore, è che tutti noi viviamo di “flash” di memoria che molto spesso, quando sovvengono, ci fanno sorridere di noi stessi, sbuffare, riflettere; insomma pensare sulle nostre strampalate vite.

Per esempio, mi domando e dico: “perchè con tutto lo sforzo che ci metto per ricordare testi di canzoni cool,  riesco a maneggiare con stupefacente disinvoltura i testi delle canzoni più insulse dell’adolescenza, diciamo quel genere di canzoni che un libro di sociologia dell’università aveva racchiuso sotto la etichetta di “fast thought” (o merda commerciale per essere chiari)?

foto di Jennifer Meyers

Un fatto incontrovertibile è che la memoria si burla di noi (o meglio di me). Questo articolo vorrebbe chiamare l’attenzione sui propri personali idiosincratici lampi che la mente ci regala, alcuni dei quali rendiamo pubblici e altri che custodiamo gelosamente perchè a nostro avviso troppo inverecondi; perle di conoscenza che sono parte integrante delle nostre vite.

Gli abitanti di Caltanisseta si chiamano nisseni, chi va con lo zoppo va piano piano,  originariamente la Terra era composta da due continenti, la Pangea e la Pantalassa, a Tubingen, cittadina universitaria a sud della Germania, sotto una finestra c’è una scritta che dice “Qui vomitò Goethe” o qualcosa del genere (cosa che, qualche anno addietro,  mi fece fare un figurone con un compagno di ostello di origine tedesca).

Insomma, facendo una raccolta di tutte queste spruzzatine di memoria potrebbe venirne fuori un’enciclopedia grottesca però interessante o un gioco a quiz, una specie di Trivial Pursuit delle nostre vite, più trivial che pursuit. L’invito è prendere carta e penna e annotare i propri ricordi, che eventuali prossime demenze senili potrebbero far evaporare.

Come “palombari della nostra anima” (citazione filosofica di tutto rispetto, frutto di un flash fresco fresco del quale mi sfugge la provenienza), lasciamoci avvolgere dalle calde braccia dell’inconscio e ridiamo delle schegge impazzite della nostra memoria.

A parte le baggianate sopraelencate, ci sono poi delle vere e proprie Polaroid di sapienza o pillole di indiscusso valore semiotico che ti rimangono impresse come frasi epiche e apocalittiche che non puoi scalfire dalla tua mente.

Non posso dimenticare una frase che mi disse  anni addietro un signore fuori da un bar della periferia milanese, a conclusione di una futile conversazione pomeridiana: “Incontrerai sempre qualcuno più furbo di te”.

Non c’è niente da fare, ci sono frasi che lasciano il segno e che rimangono impresse indelebilmente. Quindi, con le dovute differenze di religione, sesso, etnia e chi più e chi meno, siamo tutti permeati da queste iniezioni di conoscenza, spruzzatine di saggezza, folgoranti lampi di genio che fanno parte del nostro bagaglio culturale. Una sorta di trolley di ricordi ad minchiam estrapolati da contesti storici relegati ormai all’oblio  delle nostre esistenze… che però come colombe fuoriuscenti dal cappello di un prestigiatore, possono aiutarci ad affrontare la nostra vita quotidiana.

A proposito de “I vitelli dei romani sono belli”, la custodisco nella memoria perché é una frase che in latino significa una cosa e in italiano un’altra, ed è la prova inconfutabile della mia conoscenza del latino.

Spero che con questa mia confusa divagazione i lettori di Ziguline pensino, per un momento, a tutte le schegge della propria mente o frasi epocali che han segnato per sempre le loro esistenze e prendano appunti. “Buon sardo non mente” diceva qualcuno.

Salvatore Cattogno

scritto da

Questo è il suo articolo n°28

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