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Intervista a Francesca Riccioni e Tuono Pettinato

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La tormentata vita di Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale, raccontata nella graphic novel di Tuono Pettinato e Francesca Riccioni.

 

Presentata a Roma al cineclub il Kino la graphic novel sulla tormentata vita di Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale, condannato per omosessualità e sottoposto alla castrazione chimica nell’Inghilterra degli anni ’50, suicidatosi mordendo una mela avvelenata come Biancaneve.

Come ti è venuta in mente l’idea di scrivere una graphic novel sulla vita di Alan Turing?

 

Francesca: Sono venuta a conoscenza della vita di Alan Turing grazie ai miei studi in Fisica all’Università, e dopo aver letto il “Secolo breve” di Hobsbawm, dove mi sono imbarcata in una nota a piè di pagina in cui veniva raccontata brevemente la vita di Turing dal punto di vista umano. Molti, infatti, conoscono Alan Turing come un matematico, sanno dell’esistenza della macchina di Turing, sanno che è stato il padre dell’intelligenza artificiale ma pochi conoscono la sua vicenda umana. Quando sono venuta a sapere che era vissuto nell’Inghilterra negli anni 40, che si era autodenunciato poiché omosessuale, che era stato internato e sottoposto a cure mediche tra cui la castrazione chimica che lo aveva trasformato in una specie di mostro e, infine, che si era suicidato mordendo la mela avvelenata ispirandosi alla favola di Biancaneve, ho pensato che era una storia incredibile assolutamente da raccontare. Ho ritenuto che il fumetto fosse la forma migliore perché avevo bisogno di un tratto pop, di immagini che avrebbero stemperato un po’ la storia scorporandola dai toni più cupi e rendendola meno depressiva.

 

E quindi hai scelto Tuono Pettinato?

 

Francesca: Ho pensato a Tuono sia perché avevo già collaborato con lui per un fumetto su Galileo e sia perché il suo stile era perfetto per raccontare la storia di Turing grazie al suo tratto surreale e cartoon.

Tuono: Abbiamo lavorato insieme nel 2009 per un libro a fumetti su Galileo che aveva un intento più didattico. Quando Francesca mi ha raccontato la storia di Turing sono rimasto colpito dalle sue avventure e pietrificato dalla sorpresa perché era come mettere insieme un film d’azione sulla guerra, uno sui diritti civili, Biancaneve della Disney e l’Inghilterra degli anni a cavallo con la seconda guerra mondiale. Era una ricetta abbastanza esplosiva. Ho subito accettato quindi, anche perché mi piace la sfida di raccontare e disegnare storie profonde e complicate attraverso personaggi cartoonosi, teneri e in modo pop.

Francesca: In Tuono Pettinato, a differenza di altri fumettisti, trovi una profondità culturale e intellettuale potentissima, una sensibilità che pochi hanno. Una storia come quella di Alan Turing, era necessario che fosse illustrata da una persona con una ricettività spiccata. Inoltre Tuono possiede anche una certa propensione e interesse per la scienza, sia per il rigore sia per i suoi aspetti più comici: lo scienziato è di per sé una figura comica, un po’ fuori dal mondo, che vive tra il genio e la sregolatezza, un personaggio un po’ asociale di estrema cultura.

Tuono: Esatto, ha la scienza in testa ma si perde nelle cose quotidiane.

 

Cosa vi ha affascinato di più del personaggio di Alan Turing? A me ha colpito molto il fatto che fosse una persona così naif da non rendersi neanche conto che ammettere la propria omosessualità nell’Inghilterra degli anni ‘30-‘40 rappresentasse la sua condanna a morte.

 

Francesca: Alan Turing era coerente col fatto di essere uno scienziato e come tale riconosceva solo i fatti razionalmente giustificabili: solo ciò che sussiste, che è effettivamente così in quanto tale, esiste e non è confutabile. Essere gay per lui è sempre stato un dato di fatto che non ha mai nascosto a nessuno. Per uno scienziato non ci può essere una legge morale che vieta di essere effettivamente ciò che si è: lui era così, la scienza va avanti per assiomi, tutto quello che io vedo e tocco è quello che è, è universalmente riconosciuto, quindi perché se io sono omosessuale non posso essere universalmente riconosciuto?Andrebbe contro tutti i principi della scienza.
Tuono: tutte le convenzioni sociali, tutte le regole di convivenza non sono dettami scientifici ma degli schemi, delle strutture create dall’uomo, per lui inconcepibili.

Francesca: a me ha colpito come personaggio perché aveva uno spirito molto naturale, ha vissuto la sua vita senza pretendere di adattarsi a dei canoni imposti, poi purtroppo non è finita bene ma come regola di vita mi è piaciuta molto e la condivido pienamente.

 

Quindi il vostro intento era quello di raccontare un Turing più umano e meno scienziato?

 

Francesca: Non volevo né che la scienza rappresentasse la parte cruciale del fumetto né avevo un fine didattico, ero interessata più che altro all’aspetto umano, emotivo della vicenda.

Tuono: Quello che volevamo trasmettere era anche il fatto che lo scienziato non crea dal nulla, il suo ragionamento è legato a una condizione di vita. Turing aveva perso da giovane l’amore della sua vita e aveva un rapporto conflittuale con i suoi simili, come per dire “mi capisce più una macchina che gli esseri umani”. Lo stesso disagio appare quando riflette sui patterns animali, momento che coincide nella sua vita con la riflessione se sia opportuno o meno confondersi in società e soprattutto mimetizzare i suoi desideri sessuali in una società che non li tollera.

Francesca: Tutto ciò se interpretato con gli occhi della condizione attuale dello scienziato fa anche riflettere su come la ricerca scientifica era diversa dall’inizio del secolo rispetto al presente: oggi nessuno all’università ti consente di fare ricerca secondo i tuoi umori, mentre Turing si è potuto permettere di pilotare le sue ricerche seguendo le sue esigenze di vita.

 ENIGMA. La strana vita di Alan Turing

Che ruolo ha avuto la figura di Biancaneve nella vita di Turing?

 

Tuono: Era ossessionato da Biancaneve.

Francesca: Ci sono un sacco di parallelismi tra la sua storia e quella di Biancaneve, come per esempio il fatto che a lui piacesse molto stare in laboratorio di chimica e fare l’alchimista, come in Biancaneve la regina cattiva era sempre lì con gli alambicchi a creare pozioni magiche. C’è chimica e magia.

Tuono: È una fascinazione a cavallo tra l’umoristico e il macabro. La figura di Biancaneve ha permesso di offrire una chiave di lettura che ha reso più digeribili e tollerabili alcuni aspetti che se fossero stati raccontati in chiave realistica avrebbero appesantito la storia, invece filtrati dal personaggio di Biancaneve ci hanno permesso di usare una lente deformante per trasfigurare la realtà troppo cruda, ammorbidendola. In questo gioco di fiaba magica, l’atrocità della seconda guerra mondiale incarnata da Hitler, diventa un misto tra Crimilde e il dittatore, trasformando un’esperienza drammatica in una favola al confine tra il grottesco e fiabesco. Anche la sua tragica fine è stata ispirata a Biancaneve: mordere la mela avvelenata.

Francesca: un po’ come fa Tim Burton quando vedi i suoi film: un misto di umor nero. Quando la storia è troppo tragica la tira su con un po’ di ironia noir, quando la storia è divertente invece la tinge di nero. Turing aveva un gusto del macabro assurdo: col suo primo amore si divertita a fingere di essere stato avvelenato alla mensa scolastica. Rendeva umoristico il macabro.

 

“Tutto comincia da un mattoncino. Il mattoncino incontra altri mattoncini, e assieme si combinano, uno accanto all’altro. E formano le cose (..)”. Pensate anche voi che siamo fatti di mattoncini come sosteneva Turing?

 

Francesca: ne abbiamo parlato nel libro poiché la visione a mattoncini è un po’ riduttiva: se noi fossimo solo mattoncini, e cioè chimica e fisica, le nostre intenzioni, i nostri sogni, la nostra emotività dovrebbe essere spiegata con processi chimici. Effettivamente c’è chi nella comunità scientifica si occupa di questo nesso, ed è il ramo delle neuro-scienze. Si tratta di ricerche che vanno incontro a tanti paradossi, tante critiche, quindi sostenere di essere fatti solo di mattoncini è molto rischioso perché la scienza riduzionista potrebbe arrivare a pensare che l’uomo è una macchina, un oggetto. E’ una visione molto pericolosa, come quella che avevano i nazisti quando utilizzavano gli ebrei per i loro esperimenti o gli inglesi che curavano gli omosessuali, tra cui Turing appunto, con degli esperimenti chimici. Noi siamo un mix fantasioso di natura, e cioè mattoncini, e di cultura, cioè ciò che ci succede, le nostre esperienze di vita le nostre emozioni. Siamo un mix favoloso e complesso.

 

E della drammatica e misteriosa morte di Alan, cosa ne pensate?

 

Francesca: La castrazione chimica lo aveva distrutto fisicamente e psicologicamente, insieme al fatto che i suoi esperimenti non fossero del tutto riconosciuti dalla comunità scientifica, ma comunque il mistero rimane.

Tuono: E’ comunque stato ritrovato nel suo appartamento con una mela avvelenata vicino al suo corpo e mangiata per metà. Di nuovo come nella fiaba di Biancaneve, favola e verità di nuovo si mescolano insieme e chissà quale sia la realtà.

 

“Forse un amico artificiale, con il suo pensiero elementare, potrà capirmi meglio di quanto non abbiano fatto gli esseri umani, distratti da preconcetti, formalità, convenienze sociali che non hanno alcuna necessità logica di esistere”, Alan Turing.

 

Tuono Pettinato | sito

Francesca Riccioni | sito

Il Kino | sito

Michela Colasanti

scritto da

Questo è il suo articolo n°10

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