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Italians in Europe | Alessandra da Barcellona

Ancora un’altra tappa nel mondo degli italiani che sono partiti alla scoperta di nuove terre vicine e lontane, che hanno sentito un impulso forte che li ha spinti a lasciare la propria città, la famiglia e gli amici per scoprire cosa di bello può offrire il mondo. Cos’è che fa prendere l’importante decisione di partire? Semplicemente la curiosità ci dice Alessandra che è partita da quel paradiso terrestre che è la Sardegna e come Ulisse ha vagato in lungo e in largo per il mondo per approdare infine a Barcellona. Chissà se tornerà mai nella sua Itaca?!

Ciao Alessandra, dicci un po’ da dove sei partita con la tua “valigia di cartone”?

Sono partita dalla Sardegna, da Villanova Montelone, ameno paese sulle colline con vista sul Golfo di Alghero… posto di impagabili tramonti infuocati, giornate ventosissime, odore di erba e macchia mediterranea, terra e mare fino all’orizzonte. Ma eravamo solo in 2500 e verso i 14 anni mi è nata una grande curiosità per il resto del mondo.

Dove vivi ora e da quanto tempo sei lontana dalla terra natìa?

Ora vivo a Barcellona, sono qui da quasi 3 anni. Ma sono 6 anni che vivo fuori dall’Italia. Hu, già un bel po’…

Attraverso quali altre città sei passata prima di arrivare a Barcellona?

Prima di arrivare in Catalogna, ho vissuto in Portogallo: 2 anni fra le Azzorre e Porto. Prima ancora Sarajevo e Utrecht (Olanda). Sono totalmente innamorata della Bosnia e del Portogallo, consiglio a tutti di farci una capatina; l’Olanda non è male, ma piove davvero troppo.

Crisi e decadimento del sistema Italia a parte come mai hai preso la decisione di espatriare?

Curiosità, volevo vedere il mondo fuori dalla Sardegna: vedere nuovi posti, conoscere gente nuova, imparare altre lingue, provare gastronomie nuove, nuovi modi di vivere. Sono partita subito dopo essermi laureata: volevo continuare a studiare e trovarmi un lavoro che mi permettesse di viaggiare molto. Ho fatto entrambe le cose: ho frequentato un master, ho lavorato come coordinatrice di progetti giovanili internazionali e ora sono tornata all’università per un dottorato.

Cosa ti piace di più della tua nuova città?

Barcellona è una città comoda: il clima è ottimo, la rete di trasporti pubblici è un gioiellino, i servizi funzionano, c’è il mare e le montagne sono vicine. La vita culturale vita culturale e notturna è attivissima. E si può andare in giro in bici, anche lungo la spiaggia, per chilometri.

Cos’è che ti manca di più dell’Italia e della tua città?

Del paese mi manca la vista, gli odori, gli spazi aperti, guidare per chilometri fra le campagne senza incontrare anima viva. E mi manca molto il rito del sabato al bar dove conosci tutti. E che nostalgia per il vero cappuccino, i veri cornetti (qui sono stopposi e ti si appiccicano alle mani), l’odore di pane nelle panetterie (qui è tutto industriale e inodore) e il numero e la varietà dei dolci: sono una fanatica di biscotti, torte e pastarelle e la locale mancanza di varietà per me è un supplizio. Si nota che sono italiana?
Un po’ mi manca la TV: c’è sempre una RAI3, un Ulisse, un Quark, una Gialappas Band, un Fazio che ti salva, qui a parte il TG non trovo molto di interessante. Visto il dilagare dell’infoteinment in Italia, direi che le TV si compensano.
E soprattutto, siccome in Italia ho sempre vissuto in posti piccoli, mi manca il fatto di incontrare le persone per caso, la facilità di consolidare i rapporti interpersonali. Barcellona è grande, dispersiva e poi l’iperattivismo è quasi un imperativo, fra un po’ si dovrà andare in giro con l’agenda tipo olandesi.

Quali sono ora le tue abitudini nel fine settimana?

Di solito spunta sempre una cena, un giro fra i mille bar barcellonesi, capatina domenicale in zona spiaggia o nei parchi.

Cosa va per la maggiore tra i giovani del posto nel week-end e di notte?

Qui l’offerta è molto varia, i giovani si dividono per i quartieri secondo preferenze e provenienze: l’Eixample è il quartiere dei bar e delle discoteche fighette e dei locali gay, Raval e Poble Sec hanno molti posti carini e sono più popolari, il Born è zona di artisti e parecchio turistico, come anche il Gotico. Poi c’è Gracia, il quartiere “alternativo” e Barceloneta, animata soprattutto d’estate e assediata dai turisti.

C’è un locale, un posto di cui sei diventata un abituè?

Il bar di Frank a Sant Antoni, piccolo e accogliente, e Frank è geniale e conosce la storia di decine di avventori. Adoro la“Casa Portuguesa” a Gracia, atmosfera rilassata, musica curatissima, vino e cibo buonissimi. E la serata rock dell’Apolo, secondo me la migliore notte di discoteca in tutta Barcellona.

Mostre, feste, festival ed eventi vari che ti non ti sei fatta sfuggire da quando sei là?

L’estate barcellonese, con le feste dei vari quartieri è da non perdere, in particolare la festa di Gracia ad agosto e della Barceloneta e la Merce a settembre: si adornano le vie e ci sono concerti, rappresentazioni teatrali, arrostite ecc. tutti i giorni e con migliaia di persone in giro.

Festival: il Primavera Sound, a giugno. E quello dei fuochi d’artificio, a settembre. Le notti bianche dei vari musei e la notte bianca di Monjuic. Le mostre gratuite del Caixa Forum, della Pedrera e del CCCB, le conferenze del IEMED . E poi vari concerti: tutti passano per Barcellona.

Come sono cambiate le tue abitudini?

Una cosa solo barcellonese? Cammino per chilometri senza neppure rendermene conto. Mi sposto in bici. Saluto gli sconosciuti in ascensore e in luoghi pubblici: “hola” e “adeu” qui sono d’obbligo. E sono diventata una habitué dei ristoranti etnici, qui ci sono ristoranti tipici da ogni parte del mondo e sfrutto l’opportunità.

A cosa invece non riesci proprio ad abituarti?

Il rumore costante, il traffico, l’affollamento inverosimile di alcune vie. E la certa freddezza e anonimato da grande città.

Cosa ci consigli di vedere casomai ci trovassimo da quelle parti?

Tutto di Gaudì, Pedrera, Casa Battlò, Sagrada Familia; poi Montjuic; la vista di Barcellona dal Tibidabo; la chiesa di Santa Maria del Mar; Plaça del Rey; il mercato della Boqueria (non favevi mancare i succhi di frutta artigianali, e comprateli nei negozietti più interiori, dove costano la metà).

Programmi il tuo rientro per portare la tua esperienza in Italia o pensi di continuare a tornarci solo per le vacanze?

Non escludo di tornare, dopo tanti anni all’estero mi piacerebbe far fruttare idee ed esperienza in Italia e poi la famiglia e molti amici sono sempre lì. Intanto ho altri 2 anni di dottorato qui in Spagna, chissà come sarà l’Italia nel 2012.

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Se anche tu sei un Italian in Europe batti un colpo e raccontaci la tua storia!

Giuseppe D.

scritto da

Questo è il suo articolo n°97

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