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Italians in Europe | Antonio da Aalborg

Antonio non lavora ancora in Danimarca, né si è stabilito definitivamente nella città di Aalborg, ma secondo me manca poco per questo suo spostamento, anche perché Antonio prima con il progetto Erasmus e adesso per un Master ha preferito lasciare l’Italia per un po’ e fare una capatina nel Nord Europa. Della sua passione per il popolo nordico me ne parla una mia amica che mi dà anche la possibilità di conoscerlo e di scambiarci due chiacchiere. Del resto anche io sono molto affascinata da quei luoghi così suggestivi e diversi dalla nostra macchia mediterranea.

Allora Antonio parlaci di te

Mi chiamo Antonio e vengo da Napoli, per essere più precisi dal pieno centro storico. Sto finendo un Master in Ingegneria informatica ad Aalborg, la quarta città della Danimarca, all’estremo nord del Paese. Non lasciatevi ingannare dal fatto che sia la quarta città del Paese… la popolazione a stento raggiunge quella del mio quartiere a Napoli.

Quando e perché hai deciso di partire?

Sono partito per la prima volta nel 2008, Erasmus. Perché? Sono del parere che l’Erasmus e l’esperienza all’estero vadano fatte almeno una volta nella vita e questo già  risponde di per sé alla domanda. Se poi ci aggiungiamo il fatto che lo studio in Italia non era per niente accattivante… vecchi luoghi comuni, tanta-teoria e poca-pratica. Lo studente studia ciò che gli viene detto di studiare e la scelta è fatta. C’erano vari Paesi disponibili, ma io volevo andare a Nord. Tra Inghilterra, Svezia e Danimarca, beccai Danimarca: nord duro e puro! Potrei rimettere ancora la scelta ai luoghi comuni. Al nord tutto è organizzato, si lavora meglio, i servizi funzionano, eccetera, eccetera… ma all’epoca, non era proprio ciò a cui pensavo. Suonerà  strano, ma volevo capire quanto è meglio il Meglio. Volevo toccare con mano come vanno le cose nei Paesi a massimo indice di civiltà. Insomma, se qualcosa non va qua, c’è buona probabilità che non ci sia altro paese al mondo dove possa funzionare.

Quindi dopo aver sperimentato la vita civile adesso perché sei ritornato?

Questa è la seconda parte del viaggio: dopo un anno in Danimarca per l’Erasmus, ho deciso di tornare per il Master. La ragioni sono abbastanza semplici, da leggere in cascata: studenti, professori e ricercatori discutono insieme, allo stesso livello, per risolvere un problema. Questo è il loro approccio allo studio. Studiare qui è coinvolgente e il modo è molto simile a come si lavora. Mi piacerebbe un sacco lavorare qui!Aggiungiamoci poi la possibilità  di stendere i piedi sulla sedia durante le lezioni. Il primo a farlo è il prof, che dopo essere arrivato in bike è stanco. Poi puoi sostenere gli esami in short e sandali.

Oltre all’approccio allo studio, cosa ti piace di questo Paese?

Prima ti elenco i Pro: si fidano gli uni degli altri. Non sembrano tentare di “fregarti”. Nella loro cultura è integrata l’idea di riservare del tempo per fare quello che ti piace, anzi, questo tempo libero è importante al pari del tempo che spendi per il lavoro. Non troverete negozi aperti dopo le 17:00, nemmeno il sabato. Il pomeriggio è dedicato alla famiglia e al tempo libero. “Less is more”, in ogni senso. Il benessere non sembra essere solo economico. Altrove, uno ricco, in mezzo ad altri amici ricchi, continuerebbe a guardarsi le spalle da qualche ricco che vuole diventare ancora più ricco. E’ un benessere economico e sociale, di pari passo. Vivono in bicicletta e senza accorgersene fanno sport tutta la vita.

Contro:  Troppo spesso hanno bisogno di bere per socializzare. I danesi viaggiano molto, soprattutto da ragazzi, a volte per un anno intero, prima dell’università. Non ho conosciuto un solo Danese che non fosse stato in almeno 3 continenti diversi e che non fosse stato in Italia. Ma a volte è triste scoprire che non ricordano assolutamente niente più dei luoghi che hanno visitato, come se non avessero colto niente altro che la superficie. È un po’ come mangiare un sacco tutto di botto. Non hai modo di ricordare tutti i differenti sapori ed un pranzo luculliano si trasforma in un miscuglio di mezzi ricordi. La lingua è incomprensibile e, secondo me, alcuni sono convinti che la Danimarca sia il Paese migliore del mondo per viverci. Forse hanno pure ragione… ma se….?

Come trascorri il tuo tempo libero e quali sono i posti che frequenti di più?

La vita qui si svolge soprattutto “indoor”, a parte nei due mesi estivi. Ciò significa che qualunque cosa si faccia, parte sempre a casa di qualcuno. Quindi molte cene e pre-party casalinghi che possono finire in due modi o si cucina tutti insieme dalle 6 del pomeriggio e si sta seduti sul pavimento di legno a parlare, bere, ascoltare musica, suonare o cantare, oppure alla “street”, Jomfru Ane Gade, che è una piccolissima strada dove sono concentrati tutti i locali e le discoteche e dove ci sono ragazzi che vengono persino dalla Svezia! In estate è un’altra storia: barbecue, pallavolo o calcio in uno dei tanti parchi della città , spiaggia (bada bene spiaggia, sfido io a gettarti a mare!!) ed infiniti tramonti. Il sole tramonta verso le 22:45, ma in realtà  non scompare del tutto. È come se ci fosse un lunghissimo tramonto, col cielo arancio e rosso fino all’alba che è intorno alle 3:30. La mia foto è stata scattata verso l’una di notte. C’è luce dalle 03:00 del mattino fino alle 23:00 e dalle 23:00 fino all’alba.

Consigliaci delle cose da fare assolutamente una volta giunti lì

Christiania! Non è una chiesa, ma è un “social experiment”, come lo chiamano i danesi. Un’isoletta in una delle insenature della città, 1000 abitanti che vivono senza pagare le tasse, autoregolamentati e propria “moneta”. Qualcosa del genere in Danimarca non ce lo si aspetta! Peccato che l’autoregolamentazione, soprattutto quella senza “forza” come quella di Christiania, è scambiata da simpatici avventori per libertà di fare e vendere qualsiasi cosa e la prima cosa che sentirete riguardo Christiania è che le droghe leggere si vendono all’aperto, sulle bancarelle di in una stradina nota come “pusher street”. Ma non lasciatevi ingannare, la vera Christiania è tutt’attorno alla stradina, case di legno, pontili sul fiume in uno dei panorami più belli della città e persone calme e gentili, che non hanno niente da nascondere e che non se la prendono se ti siedi sull’uscio della loro casa. Poi c’è il classico tour, da non perdere è “Tivoli” il luna park “all’antica” di Copenaghen e d’obbligo è il giro in bicicletta per cogliere l’essenza della vita danese.

Qual è la cosa più strana che ti è successa lì?

Il professore che ti viene a fare l’esame in short bianca stropicciata, sandali e calzini bianchi. Ovviamente i calzini bianchi erano completamente fuori luogo. Poi ho visto mamme che lasciano le carrozzine con i bambini fuori al supermercato. Mi è capitato di entrare alla posta e vedere che non c’è fila, dirigermi contento verso il banco e sentirsi dire di dover tornare indietro a prendere il biglietto col numero.

In che cosa differiscono le persone danesi da quelle italiane?

Hanno una genuina fiducia nel futuro che noi, purtroppo, non abbiamo più da tempo. Mi ripeto, non è solo il benessere economico che fa la differenza. Direi che a causa di pressioni sociali noi siamo generalmente più insoddisfatti. La casa, la macchina, il telefonino, i voti migliori, il posto di lavoro più alto. I danesi non si “pressano” per essere i migliori. Se dovessi dare un dato, direi che per esempio in Italia, nessuno vuole fare più il muratore, lo spazzino o il pizzaiolo. Qui mi sa di non aver ancora visto un muratore/spazzino che non sia danese.

Visto che hai lasciato una città come Napoli così “calda” e con tanta gente vivace, perché hai voluto soggiornare in una città che è molto diversa dalla tua di origine?

Mi aspettavo questa domanda e forse la risposta l’avevo già  pronta da anni, aspettando qualcuno che “sparasse” la domanda.

E infatti eccomi per la domanda

Credo che Napoli vada vista almeno una volta nella vita, ma non andrebbe vista solo come città di monumenti e storia e gente vulcanica e golfo incantato ecc… Napoli andrebbe vista come una meravigliosa anarchia nel bel mezzo della ricca ed educata vecchia Europa. Un po’ come Christiania a Copenaghen. Il contesto la rende unica. Poi io la definirei calda e chiassosa. A volte il chiasso produce rapide vampate di calore, intense, ma che sfocano in fretta. Ed io non ho buona memoria per ricordare le vampate, tantomeno ho l’abilità  di non scottarmi.

C’è qualcosa che ti manca di Napoli e dell’Italia?

Niente di pratico, ma tutto ciò che non puoi infilare in una valigia. Mia madre, che mi dice “non fare tardi” prima di uscire alla sera. Mio padre, che il giorno dell’esame fibrilla più di me. Mia sorella, che mi dice “spegni la luce” mentre leggo di notte, oppure telefonare al mio miglior amico: “ti busso al citofono e scendi”. E ancora, il mare agitato, il silenzio che odora di infanzia del mio paesino di villeggiatura, gli angoli della mia città che non ho ancora visto.

Dove ti vedi tra un bel po’ di anni? saresti propenso a trasferirti lì?

Non mi dispiacerebbe vivere all’estero, anche se oggi direi di voler provare a vivere altrove. Stoccolma sarebbe una piacevole alternativa, ma dipenderà  soprattutto dal lavoro. Qui ci sono buone possibilità  per gli ingegneri in generale e poi c’è molta meritocrazia. Speriamo bene.

Guarda Antonio quasi quasi ti raggiungo. Gli elenchi che mi hai enumerato dei Pro e dei Contro mi stanno convincendo a spostarmi per un po’. Grazie per la chiacchierata e per le curiosità che ci hai descritto. Ci vediamo a Christiania?

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Sei anche tu un Italians in Europe (in the World)? Scrivi a redazione@ziguline.it

Stefania Annese

scritto da

Questo è il suo articolo n°51

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