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L’ Italia è un serpente che si mangia la coda

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Un serpente si aggira nelle vie di Trastevere fino a insediarsi negli interni dell’Ex Elettrofonica. Niente paura, è Ouroborus, ultima installazione di Stefano Minzi. Artista vulcanico, nel 2002 si laurea in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma e, contemporaneamente, coltiva la sua passione per il disegno frequentando la Scuola Libera di Nudo presso l’Accademia di Belle Arti della capitale. Nel 1997 scopre l’incisione e s’iscrive alla Scuola Comunale di Arti Ornamentali San Giacomo, conseguendo l’attestato per il corso di tecniche dell’incisione. Si avvicina alla fotografia in bianco e nero e alle tecniche di stampa frequentando un workshop in Toscana. Ha all’attivo numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero.

How I digest a media dictator - Stefano Minzi

Una ricerca artistica la sua, incentrata su due temi: la memoria personale e la politica.
Da anni risiede in Germania continuando, tuttavia, ad interessarsi al contesto italiano e a Berlusconi in primis. Infatti, nel corso degli anni ha realizzato numerose opere con protagonista la figura magnetica dell’ex Presidente del Consiglio, mai esposte a causa del clima surreale da lui instaurato.
Tecnica privilegiata del milanese è la fotografia sia quella degli album di famiglia, sia quella “rubata” da siti internet o dalla televisione. L’immagine scelta è successivamente rielaborata: trasferita su tela o su carta attraverso la stampa planografica. La deperibilità sia della matrice sia del materiale cartaceo risulta, però, dalla caratteristica principale della pratica incisoria: la serialità.
Lo spettatore entrando nello spazio neutro della galleria, dominato da forme indeterminate e dall’assenza di spigoli, è immesso in una dimensione ‘altra’ da quella reale, una sorta di mondo parallelo in cui tutto sembra possibile, perfino la visione metaforica e accattivante del Belpaese elaborata da Minzi.

Nell’unica sala bianca è attorcigliato, intorno all’albero centrale, il rettile di stoffa acefalo, allegoria dell’infinito e dell’eterno ritorno nietzschiano. Privazione giustificata da quattro teste di tessuto, ognuna di colore e dimensione diversa, adagiate al di sotto del suo corpo e raffiguranti i volti di politici negativi. Il più piccolo e più lontano nel tempo è Mussolini, stampato in blu in quanto emblema della tirannide; verde d’invidia è Craxi; giallo di follia Andreotti; fino al grande cranio bianco, poiché più vicino nel tempo, dell’egoista Berlusconi. La simbologia di tali tinte fa riferimento a quella proposta da Jodorosky e Marianna Costa in La Via dei Tarocchi.
Il quartetto, composto da elementi ormai secchi, rappresenta l’attuale situazione di stallo: l’assenza di una guida capace di fronteggiare le criticità esistenti ed il conseguente insediamento del governo di “tecnici”.
L’aspetto più nefasto della rappresentazione è l’idea che, nonostante questi teste vengano tagliate, successivamente ed inevitabilmente rinascano: mafia e corruzione continueranno a esistere.

A ciò sono contrapposte diciassette figure nazionali positive: da Garibaldi a Gaetano Bresci, da Peppino Impastato a Pasolini. Personaggi rappresentanti l’Italia che lotta quotidianamente per il bene comune, fino a mettere a repentaglio la propria vita. Le immagini dei loro visi, privati degli occhi, sono stampati su maschere di pelle appese al muro tramite una stringa. Esemplare è l’icona di Pertini: rossa in quanto simbolo dell’azione per antonomasia. Inoltre, egli è stato un grande partigiano, nonché Presidente della Repubblica, incarnando così l’idea di democrazia. Perciò il suo laccio è bianco in quanto legato all’immortalità, alla purezza del pensiero che lo guidava. Chiunque può indossarla e diventare il nuovo combattente che s’impegna contro il sistema corrotto: è questo l’incitamento di Minzi.

Completa la mostra il libro di tavole surreali su Berlusconi The Giant Flip-Book. Come ho digerito un dittatore mediatico del 2007-8. Lavoro esemplare in quanto svela il suo modo di operare, basato sulla decostruzione dell’immagine fotografica, dove distruzioni e scomposizioni sono attuate attraverso morsure molto forti e prolungate. Si tratta di un’opera nata a Berlino dalla sperimentazione di una tecnica di stampa che consisteva nell’applicazione della pellicola fotosensibile a lastre di Tetrapack riciclato dai cartoni del succo di frutta. Soggetto scelto è un ritratto fotografico del giovane Silvio che, nel giro di pochi anni, divenne un politico capace di far sorridere con una semplice battuta, facendo dimenticare così i suoi sporchi magheggi. A tiratura iniziata si rese conto che, grazie a un suo errore, ad ogni copia passata sotto il torchio un dettaglio della figura si dissolveva come d’incanto. La smaterializzazione restituisce un individuo, al contempo, grottesco e terrificante. Minzi afferma che la riproduzione ossessiva di tale icona e la sua scomposizione, era l’unico modo per immunizzarsi dall’epidemia del berlusconismo.
Scopo ultimo dell’artista non è fare una satira della politica italiana, bensì far riflettere, comunicare che occorre usare il bene presente nella nazione per liberarsi definitivamente dal potere oscuro, che resta latente in attesa di tempi migliori per rifiorire.

Per saperne di più:
www.exelettrofonica.com
www.sminz.com

Maila Buglioni

scritto da

Questo è il suo articolo n°10

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