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Le nature vive di Rodrigo Braga

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Non sono mai stato un grande sostenitore di quei vegetariani che tentano di giustificare la superiorità delle proprie scelte attraverso motivazioni razionali. Credo che il bisogno di motivare l’essere vegetariani (o il non esserlo) sia molto simile al bisogno di Cecchi Paone di giustificare il proprio essere omosessuale descrivendo gli accoppiamenti omoerotici degli uccelli Zelandesi: non convince nessuno, ma in compenso addormenta qualche suo dissidio interiore. In effetti penso che la scelta del vegetarianesimo sia in gran parte l’epilogo di un lungo percorso biografico, di reazioni emotive, e non di scelte e convincimenti razionali: si tratta di sviluppare una certa sensibilità, non di scrivere l’ennesimo volantino su come i cinesi mangiano gli stessi cani a cui noi facciamo la pedicure.

More Force than Necessary

È oramai chiaro anche al più brioso frequentatore di Casapound che i rapporti tra l’essere umano ed il suo pianeta di appartenenza non sia così facile come un tempo, e che la colpa non sia del pianeta. Il problema è semmai quello di comprendere le ragioni di tali squilibri, e tentare così di ricominciare a comportarci da bravi ragazzi (senza farla finita coi deodoranti, che il versante ‘puzza ascellare’ è uno dei pochi in cui vedo la natura in vantaggio contro la specie umana). Secondo Peter Singer e Cecchi Paone il problema sta nel fatto che l’essere umano è come un Americano in vacanza a Trastevere: si vede un essere superiore in un ambiente di animali ripugnanti e idioti, e si sente in diritto di fare qualsiasi cazzata gli passi per la testa. Io credo che le cose siano un tantino più complicate.

Itau

Rodrigo Braga è un ragazzo brasiliano nato nel 1967 da due biologi. A quel tempo due biologi stanno lavorando in un villaggio ai confini della foresta amazzonica, e il ragazzino trascorre là i suoi primi 5 anni prima di trasferirsi a Recife, una città di 2 milioni di abitanti circondata dall’acqua dove la modernità convive con la vegetazione strabordante e i cadaveri degli animali lasciati a marcire nelle piazze dei mercati. Un giorno Rodrigo esce da scuola e incontra un cane malato. Si avvicina, lo guarda negli occhi. Ha un esaurimento nervoso.

Nel 2004, oramai intenzionato a fare l’artista, espone la foto di un volto umano su cui è cucito il muso di un cane. L’opera si chiama Fantasia di Compensazione, e provoca la rivolta degli animalisti. Ma è tutta una scultura di silicone. A distanza di 9 anni Rodrigo ha esplorato il rapporto tra l’uomo, la natura e i suoi abitanti in moltissimi modi. Nella serie Compaixao Cinica (Compassione Cinica) veste scarti alimentari di animali (teste di pesce, zampe di gallina), mentre in Da Alegoria Perecivel trasforma il suo corpo attraverso l’applicazione di orecchie di conigli e altre parti di animali. Rodrigo lavora creando unioni tra uomini e animali, rapporti di convivenza in cui ad essere morto è sempre l’animale: parla dello squilibrio, sì, descrive un’evoluzione futuristica che relega alcune vite a ‘scarti’. In questa fase Rodrigo vede lo squilibrio come qualcosa di ordinato.

More Force than Necessary

Ad un certo punto, però, afferma: “All beings are vulnerable, and the relations established between them, are always undetermined – nothing is perennial; nor life nor power”. Niente è perenne, nessun potere vince e questo non perché qualche studente di antropologia ci convincerà a non comprare i Wurstel dell’Eurospin. Perché l’ambientalismo vero non è questione di superiorità o di beneficienza, ma di rispetto: rispetto verso una natura di cui noi facciamo sempre parte, una natura che pensiamo di aver dominato ma di cui potremmo accorgerci presto essere rimasti schiavi per tutto questo tempo. Scrivo questo per lasciare le parole vere agli ultimi lavori dell’artista, ossia i tre video chiamati Tonus 1, Tonus 2 e Tonus 3 presentati alla scorsa Biennale di San Paolo.

Ciò che accomuna i tre video è che non c’è dominazione che non sia apparente, non c’è superiorità che non si porti dietro un’inferiorità relativa. Braga non spiega mai cosa stiamo facendo né dà mai l’idea di proporre soluzioni, perché a dare soluzioni è solo chi sta fuori dal problema: Braga esprime e mostra ciò cui egli stesso si è trovato esposto, una sensibilità verso le altre forme di vita che gli ha permesso di sentirle come davvero vicine. Altre vite che egli è arrivato a vedere come alternative ma equivalenti alla sua. Non è una questione di specie e non è una questione di carità: è questione di riconoscere ciò che siamo, di riconoscere la nostra condizione e di prenderci in carico il mondo di cui siamo parte integrante.

Itau

Le cose sono complicate e ciò che possiamo fare è non tentare di imporgli troppo i nostri schemi. Buona visione.

 

 

Per saperne di più: www.frieze.com/issue/article/in-focus-rodrigo-braga/

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

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