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Le vacanze romane di Mark Jenkins

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È quasi ora di pranzo, il mio stomaco ha iniziato a gorgogliare come una caffettiera quando sale il caffè, mi giro intorno per cercare un posto dove poter assecondarlo quando a Piazza Risorgimento vedo due presenze alquanto strane che improvvisamente catturano la mia attenzione.

Cosa sono quelle gambe che sorreggono una chioma fatta di cartacce e bottiglie di plastica? Forse la fame sta scherzando con i miei sensi? Mi avvicino per rendermi conto se è davvero la fame ad avere avuto la meglio ma mi rendo conto che quelle chiome sono vere, poste una di fronte all’altra sorrette da due gambe di jeans che non si muovono. Intorno a me vedo altre persone curiosare, tutte con lo stesso punto interrogativo al posto degli occhi. Improvvisamente mi viene in mente che qualche giorno prima di questa strana apparizione avevo visto in giro per la città altre cose davvero molto strane. Ricordo di aver visto in via Casilina, mentre ero sull’autobus, una bizzarra composizione appoggiata a terra, come una figura umana interamente ricoperta di immondizia, solo le scarpe erano state lasciate scoperte. Ricordo anche di aver avvistato qualche giorno dopo del pane tostato usciva dai tombini, sì proprio quello dei pranzi degli studenti universitari e di quegli impiegati sempre davanti al computer. Una grossa risata è salita da dentro come la fame che ho messo in standby per qualche minuto.

Urban Toaster

Mark Jenkins ha colpito di nuovo e stavolta proprio nelle strade della capitale con la stessa vena goliardica che lo contraddistingue.
Sì, miei cari zigulini stiamo parlando proprio dell’artista di Washington che dal 2003 non smette di scombinare i sensi dei cittadini delle metropoli con le sue bizzarre sculture come i litterbug, litterman e urban toaster disseminati per Roma.
Chi lo conosce sa che la strada è per Mark Jenkins il palcoscenico ideale dove poter dare spazio alla fantasia artistica che si contrappone alla contingenza: i suoi soggetti, le sue creazioni sovvertono l’esperienza urbana dell’essere umano, creando un effetto di divertente sorpresa.
Altre sculture creano scalpore come l’oramai famoso spermatozoo fatto da nastro di imballaggio lasciato sulla spiaggia di Copacabana e lo Storker Project, ovvero una serie di neonati abbandonati per le strade.

Il suo obiettivo è quello di catturare prepotentemente l’attenzione del passante con ogni sua interferenza urbana che va oltre la singolarità dell’opera, oltre la sostanza delle sue creature.
Andate a dare un’occhiata alla sua prima personale in Italia, Living Layers, dai nostri amici della Wunderkammern di Roma. Avete tempo fino al prossimo 26 aprile.

Per saperne di più:
xmarkjenkinsx.com
www.wunderkammern.net

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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