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L’intramontabile Damien Hirst

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A Roma il 2012 si apre all’insegna di Damien Hirst: artista capofila della Young British Artists, divenuto famoso e multimilionario grazie a Larry Gagosian e a Jay Jopling, gallerista della White Cube…della serie le conoscenze fanno la differenza. Divenne noto ai cittadini londinesi nel 1988, ideando e curando Freeze, una mostra organizzata in un magazzino in disuso di Londra con opere sue e dei suoi amici e compagni di studi del Goldsmiths College, dove si laureò nel 1989. Ha partecipato a importanti esposizioni come la Biennale di Venezia nel 1993 e nel 2003. Nel 1994 ha ricevuto la borsa di studio DAAD a Berlino e nel 1995 ha vinto il Turner Prize.

Damien Hirst Portrait, 2011. Photography by Anton Corbijn© 2011 Anton Corbijn

Nell’ultimo quarto di secolo Hirst è divenuto uno degli artisti più influenti della sua generazione.
La sua riflessione si concentra sul concetto di mortalità, sulla dipendenza della società attuale dall’industria dei farmaci, sulla presenza della scienza e della religione nella nostra vita.
Il grande pubblico lo ricorda per la feticistica serie di animali (mosche, farfalle, squali…) imbalsamati e immessi in enormi vasche di formaldeide. Come non rammendare il teschio umano ricoperto di platino e diamanti, For Love of God, esposto a Palazzo Vecchio a Firenze lo scorso anno?
Imperdibile, per coloro che si sentono a proprio agio all’interno del jet-set artistico capitolino, è stata l’apertura di due eventi sull’eccentrico personaggio.
In primis la Gagosian Gallery che ha inaugurato, in contemporanea con le sue altre undici sedi mondiali, la retrospettiva Damien Hirst The Spot Paintings 1986-2011.

Damien Hirst, Nucleohistone, 2012, manifesto. Progetto per la Fondazione Pastificio Cerere nell’ambito di Postcard from...

Via Crispi, per l’occasione, si è trasformata in una passerella di VIP: grandi critici, esperti curatori e artisti, tutti accuratamente agghindati. Una miriade di macchine posteggiate in doppia fila con le quattro frecce inserite o con bigliettini sul cruscotto recitanti un banale “torno subito”.
Un’immensa scalinata bianca, gremita di gente, accompagna lo spettatore all’interno della monumentale location caratterizzata da soffitti altissimi e pareti di un bianco accecante. Telecamere e fotocamere di ogni genere sono già in azione. All’ingresso e nelle due sale sono accostate tele di diverso formato, tutte raffiguranti il suo inconfondibile brand: gli SPOTS PAINTINGS ovvero puntini colorati distribuiti in maniera maniacale, matematica attraverso un medium ormai di uso comune, il vinilico appunto. Oltre 300 dipinti: da quelli monumentali composti da soli 4 spot, passando per quello rappresentante solo metà spot, fino all’ultimo completato nel 2011.

Eucatropine, 2005 Household gloss on canvas 34 x 34 in (diamond) 86.4 x 86.4 cm (2 inch spot) Photographed by Prudence Cuming Associates © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS 2011, Courtesy Gagosian Gallery

Tema, questo, che gli fu ispirato da un celeberrimo gioco per bambini. Tuttavia, i bizzarri titoli ci riportano alla concreta realtà poiché fanno riferimento al campo medico (Anthroylouabain, 1944; Hexestrol, 2005).
Per l’occasione, Hirst ha lanciato la Spot Challenge: un concorso che mette in palio una sua stampa. Peccato che potranno partecipare solo coloro che visiteranno tutte le sedi della Gagosian prima della chiusura della mostra (10 marzo 2012). Ulteriore scacco verso il “comune” fruitore che non può permettersi di girare mezzo globo nel giro di un mese e mezzo!
Damien si dichiara un colorista e afferma che i suoi dipinti sono semplicemente un modo per immortalare la gioia del colore, unico elemento di cui essi sono costituiti. Tinte posizionate per dar forma a una mentale struttura ortogonale dove regna armonia ed equilibrio. E’ il bello estetico ciò viene celebrato nelle medesime serie realizzate tra il 1986 e il 2011 e composte da ben 1.400 opere!
Tuttavia, serialità è sinonimo di monotonia. Egli stesso ha asserito che si annoierebbe a dipingerli, affidando la loro realizzazione ad assistenti. Ciò ha scatenato il dibattito sul problema della manualità, e sulla possibilità di delegare ad altri la concretizzazione della sua idea. Del resto, bisogna menzionare che il britannico non ha inventato nulla di nuovo, in quanto suddetta pratica fu avviata dallo scultore veneziano Canova nel lontano Settecento, per poi essere ripresa nel Novecento nella Factory di Warhol, nell’arte concettuale e nei murales di Sol Lewitt.

Famotidine, 2004-2011 Household gloss on canvas 62 x 30 inches 157.5 x 76.2 cm Photographed by Prudence Cuming Associates © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS 2011, Courtesy Gagosian Gallery

Comunque, stupire e far parlare di sé, nel bene o nel male, è da sempre il suo divertimento preferito.
Allontanandosi dal centro, nel dinamico e popolare quartiere di San Lorenzo si può ammirare un altro spot di Damien: Nucleohistone (2008-2011), il cui titolo allude alla struttura formata da proteine e DNA contenuta nel nucleo delle cellule. Opera concepita per la seconda edizione di Postcard from…, un progetto ideato dalla Fondazione Pastificio Cerere per promuovere l’arte contemporanea nel contesto urbano, dove “i passanti” diventano “spettatori involontari di un’opera d’arte” come afferma Marcello Smarrelli, curatore e direttore del complesso. Tale programma prevede ogni anno il turnover di quattro artisti invitati a elaborare un manifesto di dimensioni pari a quelle della cartellonistica pubblicitaria (300x400cm). Il poster, oltre ad essere affisso su una struttura installata nel sobrio e accogliente cortile dello stesso sito, è esposto per i due mesi successivi in dieci impianti di Roma gestiti da A.P.A.
Ultima chicca: gradite essere letteralmente inondati dai mitici SPOT? Andate a visitare il sito www.gagosian.com!

Maila Buglioni

scritto da

Questo è il suo articolo n°10

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