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L’ossessione di giugno è il sesso

Dire che il “sesso” è l’ossessione del mese di giugno è onestamente un po’ limitativo e riduttivo. Questa è un’ossessione che accompagna gran parte di noi non solo durante tutto l’anno ma un po’ durante tutta la nostra esistenza, il nostro premier ne sa qualcosa. Il bello del sesso (e della sessualità in generale) è che ha una portata universale, è un elemento basilare dell’esistenza e della cultura umana che offre a noi adepti della scrittura digitale un’infinità di spunti di riflessione dove gli unici limiti sono rappresentati dall’imbarazzo della scelta e dalla non conoscenza di determinati aspetti e realtà ad esso ricollegabili. Per esempio ignoravamo totalmente che a Jogiakarta in Indonesia esistesse una comuntà di trecento mussulmani transgender che ha dato vita ad una serie di attività che risulterebbero avanguardistiche anche per una società “avanzata” come la nostra. Si riuniscono in preghiera, le coppie di sposano ed adottano bambini, lottano ad ogni livello per il riconoscimento dei loro diritti e quanto pare ci riescono anche.

foto di copertina - Luca Desienna - lucadesienna.com

Abbiamo fatto qualche domanda in proposito a Luca Desienna, nostra vecchia conoscenza, su questo suo ultimo progetto intitolato “Trans Islam” che sembra cascare a pennello per l’apertura dell’ossessione di questo mese.

 

Allora Luca, quanto a tuo agio ti senti rispetto all’argomento “ Sesso” e quanto interessante trovi l’ esplorazione di questo tema nella tua pratica quotidiana di fotografo?

 

È un tema molto interessante e forse uno tra i più difficili da affrontare, non è semplice riuscire a non cadere nello scontato o nella volgarità, diciamo che comunque io non ho mai affrontato una storia esclusivamente sotto il profilo sessuale, a me piace fotografare la vita, le persone, le loro condizioni sociali e le loro tragedie e le loro felicità, ed il sesso è una caratteristica presente nella vita di ognuna di queste persone, dover evitare di fotografare la vita sessuale significherebbe allontanarsi dalla verità, ma presentare un abbozzo, una traccia incompleta.

 

Se dovessero commissionarti un lavoro su questo tema, lasciandoti totalmente libero di scegliere la chiave interpretativa con cui affrontare l’argomento, quali possibili strade ti piacerebbe esplorare?

 

Non mi piace intervenire fotograficamente e contestualmente, mi piace galleggiare attorno alle persone, satellitare intorno alle loro realtà e fotografare le loro vite, quindi lo esplorerei nel modo in cui l’ho sempre fatto: da testimone, saranno le persone via via durante il progetto che mi ispireranno, ed è probabile che in seguito oserei, ma diventa tutto fluido, intuitivo, non programmabile.

 

Andiamo al tuo progetto Trans Islam, ci riassumi in breve la storia raccontata in questo lavoro?

 

Nella piccola città di Jogiakarta, Giava centrale, vi è una comunità’ di 300 transessuali Mussulmani che stanno cercando di sfidare la gravità! Si riuniscono in pubblico per pregare Hallah, adottano bambini dalla strada, aprono controverse ONG e si sostengono l’un l’altro nella ricerca di ottenere maggiori diritti dal loro governo e una più ampia accettazione dai loro concittadini. La loro vita è una rollercoast fatta di feste, prostituzione, adozioni, Hallah, ospedali, funerali e amore. Un amore che trascende tutti i drammi e li tiene uniti.

 

Questo lavoro porta alla superficie una visione diversa sulla vita dei transessuali, mette in evidenza un vuoto nella nostra società a riguardo del terzo sesso, sfida le religioni per una posizione più moderata verso LGBT* ed attira l’attenzione sulle nostre personali prospettive inerenti all’argomento.

 

Sono curioso di sapere qual’ è stato il percorso che hai seguito per sapere dell’esistenza di questa realtà che non è certo sotto gli occhi di tutti, almeno in occidente.

 

È capitato un po’ per caso durante un mio viaggio in Asia. Ho conosciuto Maryani, colei che aprì Ponpes Al-Fatah, ( la prima scuola Islamica al mondo per transessuali), dovevo farle un intervista e poi andarmene al mare a surfare!, un lavoro veloce da due giorni max, invece in quei due giorni ho avuto modo di notare questa comunità così particolare, quell’affetto tra Maryani e Rizki, ( la bambina che adottò dalla strada), i loro modi di fare, i loro look così estranei dal mio mondo, alla fine ci rimasi per novanta giorni.

 

Oltre a delle belle foto e delle storie interessanti cos’altro ti sei portato dietro da questa esperienza a Jakarta?

 

Certo un paio di cose di sicuro:
uno, la convinzione che in Europa siamo brainwashed, (ci hanno fatto il lavaggio del cervello), abbiamo questa visione della religione Mussulmana così antica e retrograda, ma non si può’ fare di tutta l’erba un fascio, esistono delle realtà come questa, che smentiscono quello che ci hanno mostrato finora, suvvia in Italia, mondo occidentale, due persone dello stesso sesso non possono nemmeno sposarsi, mentre qui a Giava, paese Mussulmano, persone dello stesso sesso si sposano ed adottano pure bambini, chi è allora retrogrado? La realtà è una dimensione talmente multiforme e sfaccettata che è impossibile colorarla della stessa tinta. Bisogna vivere di più con il proprio cuore. Per guardare questo servizio bisogna andare oltre ai nostri preconcetti, oltre alle loro facce, oltre alle loro sembianze, bisogna vedere cosa c’è di là, sentire che sono persone come noi nate in un corpo sbagliato e fanno di tutto per riuscire a vivere una vita normale, una vita in cui ci si possa sposare e fare una famiglia. Purtroppo sono condizionate dalla limitazione professionale e molte cadono inevitabilmente nella prostituzione. Ma non è giusto marchiarle per questo.
Due: che tutto dipende dall’interpretazione del Corano. Mi è stato detto da un Imam locale che in nessun punto del Corano vi è scritto che la donna deve coprirsi il volto. Vi è scritto che si deve coprire una parte del corpo. Quindi è l’interpretazione del Corano a favore di un controllo di massa della popolazione. Perché diciamo la verità la religione è sempre stata uno dei mezzi migliori per manovrare i popoli, ed in questo caso per manovrare la donna, che è di gran lunga più potente e forte del maschio.

 

Ci spieghi il motivo per cui hai scelto proprio questa immagine per la cover di questo mese?

 

Ines Cynthia è una transessuale Mussulmana. Due giorni alla settimana si riunisce con altri membri dell’organizzazione Ponpes per pregare. Pregano Hallah. Questa foto tratta un tema attualmente molto scomodo per le società odierne, non solo per gli stati Islamici ma anche per gli stati Europei i quali non sono ancora riusciti a dedicarsi al tema del “Third Sex” con chiarezza e sensibilità. La foto affronta il tema con una certa pacatezza , il suo obiettivo infatti è quello di invitare al dialogo, all’apertura invece che di turbare o scioccare.
Penso che in questi giorni in cui siamo bombardati da così tanta arroganza, aggressioni visive di cattivo gusto e slogan che ci vomitano contro, a volte abbiamo bisogno di una certa eleganza visiva. Il binomio transessualità e religione è un terriorio inesplorato e molto delicato, una realtà che dovrebbe essere presa più in considerazione. Amore, amicizia, famiglia, religione sono elementi importanti per la vita di una persona e devono essere vissuti con la più totale libertà, non dovrebbero mai essere dettati da un ente esterno che ci impone cosa possiamo o non possiamo fare.

 

Per chi volesse saperne di più: lucadesienna.com

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Gli articoli che vedete anticipati nella copertina di questo mese verranno pubblicati su ziguline.it a cadenza settimanale fino alla fine di giugno.

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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