Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Lukas Zpira il teorico della modificazione corporale

Si parla di:

Lukas Zpira è un’artista francesce, uno dei teorici del cosidetto “body hacking”, ovvero il movimento che rivendica la libertà di ogni individuo di poter impiegare  il proprio corpo come mezzo espressivo della propria sensibilità artistica. Oltre ad essere un performer è anche uno dei più quotati body modification artist, vaga continuamente in giro per il mondo con sua moglie e partner professionale Satomi, alternando esibizioni a sessioni in studio e seminari sul tema della modificazione corporale. Per avere questa intervista abbiamo dovuto aspettare qualche mese ma alla fine nè è valsa la pena. Se eravate sul punto di provare sul vostro corpo una qualche forma di modificazione qui c’è tutto quello che dovreste sapere.

Ciao Lukas, dove ti trovi in questo periodo? So che viaggi molto in giro per il mondo per via del tuo lavoro.

 

In questo preciso momento mi trovo a circa 35.000 piedi di altitudine da qualche parte tra San Paolo e Parigi.

 

Mi chiedevo se di solito avevi dei problemi quando vai in aeroporto, sai com’è con i metal detector e tutte quelle robe sulla sicurezza…

 

Il problema non è tanto il metal detector visto che non tutti i metalli sono conduttori ma il fatto che devo ogni volta spogliarmi quasi nudo è davvero noioso, e togliti le scarpe, la cintura etc. etc. Mia moglie Satomi ogni volta è costretta a togliersi quella specie di bacchette di legno, tipo quelle che si usano nei ristoranti cinesi, che di solito usa nei capelli, perchè sono considerati come delle armi. Per non parlare delle tante volte in cui è costretta ad alzarsi la gonna perchè il suo reggicalze fa scattare l’allarme. Insomma questi sono i tipici esempi di come sia diventata ridicola questa situazione. Ma il mio problema principale è legato ai controlli sull’immigrazione, troppi addetti aeroportuali pretendono ogni volta che io dimostri di non essere né uno spacciatore o un criminale e tutto questo a causa di un fottuto pregiudizio legato al mio aspetto. Quando viaggio in Europa non ci sono particolari problemi, ma quando devo andare negli States, in Australia e in Nuova Zelanda la cosa può farsi veramente difficile, infinite perdite di tempo e spreco di energie. Ho vissuto quasi tutta la mia vita come un nomade, viaggiando e lavorando allo stesso tempo. Penso che tutta questa paranoia stia diventando la prigione di noi stessi. E non ti ho ancora detto nulla sui problemi che ci sono con i dati biometrici legati al mio passaporto. Molti dei miei piercing e dei miei impianti non possono essere rimossi così come i tatuaggi sulla faccia. Capirai che per me è quasi impossibile avere una sembianza identica a quella riportata sul passaporto. Mi chiedo come facciano le persone che hanno subito degli interventi di ricostruzione facciale in seguito a degli incidenti.. insomma ci sono un sacco di questioni legate alla libertà che ancora necessitano di una risposta.

Lukas Zpira e Satomi | courtesy Lukas Zpira

Leggendo la tua biografia ho saputo che tu non hai cominciato la tua carriera con la “body modification”, ma ti sei dedicato subito alla scrittura, alla fotografia ed al disegno. Come mai ad un certo punto hai deciso di abbandonarle per dedicarti alla body art?

 

In realtà non ho mai abbandonato la fotografia e la scrittura. Oggi riesco a fare molto di più rispetto a prima ma c’è stato un momento nella mia vita in cui il corpo mi è sembrato il mezzo perfetto per me per via della sua natura. Essendo un tessuto vivo è sottoposto a continui cambiamenti ed anche gli interventi artistici evolvono con lui. Ci molti altri aspetti legati a questo cambio di rotta in parte legato anche al sistema di norme francesi così conservatrici. Ho avuto bisogno di lavorare sul mio corpo dal momento in cui mi sono convinto che se vuoi che le cose intorno a te cambino devi essere innanzitutto tu a cambiare.

 

Ti ricordi la tua prima modificazione corporale? anche il primo tatuaggio. Cosa hai provato in quel preciso istante?

 

Avevo due anni e mi sono trovato con un piercing al capezzolo. Quello è stato per me il vero punto di svolta, un punto di non ritorno, in quanto avevo oltrepassato una certa barriera e quello sarebbe stato solo l’inizio della mia mutazione. Essendo sempre stato affascinato dalla cultura cyber punk, dai film di fantascienza ed essendo cresciuto con i fumetti, l’idea dell’oggetto metallico che staziona sottopelle è stato il grilletto per spingere i miei limiti oltre ogni confine.

 

Quando hai capito che il tuo corpo fosse il mezzo migliore su cui lavorare?

 

Come ti dicevo prima il corpo è un tessuto vivo e quindi in continua evoluzione e questo è stato l’aspetto che mi ha affascinato di più quando ho deciso di dedicarmi alla body art. Una scarificazione (incisioni con il bisturi sulla pelle finalizzata a realizzare un disegno) con il tempo cambia il suo colore, anche la pelle su cui è stata realizzata cambia, così come il suo aspetto complessivo. Poi ogni persona reagisce diversamente ed anche la cicatrizzazione. Amo questa interazione che si crea con la persona a cui applico la modificazione, questo scambio di energie e di idee. Ci sono molte conseguenze legate al fare e al farsi fare una modificazione corporea. Quando qualcuno altera le proprie sembianze anche in maniera marginale è come se facesse un’affermazione ed in molti stati questo può essere considerato una violazione della legge perché si viola l’integrità del corpo, anche se è frutto di una scelta consensuale. Come nella fotografia, nella pittura ed in tante altre forme di espressione artistica lavorare con il corpo può avere delle implicazioni di carattere legale ed anche sociale, il tutto deve avere una sua concettualizzazione e non solo delle finalità di tipo estetico.

Lukas in azione | foto di Abode of Chaos | http://www.flickr.com/photos/home_of_chaos/

C’osanno pensato i tuoi genitori quando hai cominciato la tua carriera di “body modification artist”?

 

Quando ho compiuto quarant’anni mia madre mi ha chiesto cosa facessi per vivere. Questo penso che dica tutto.

 

Tu sei l’autore del cosiddetto “body hacktivism mnifesto”. Puoi sintetizzarne il contenuto per noi profani?

 

Ho creato questo termine “body hacking” perché c’era la necessità di ridefinire un movimento di artisti che lavorano con le mutazioni ed il corpo come medium. Ero convinto che il termine cyber punk non fosse adeguato a rappresentare la mia filosofia così come non lo rappresenta il concetto di “primitivi moderni”. Noi viviamo in un’era in cui le scoperte tecnologiche in campo medico ci stanno portando davvero lontano ma ne sappiamo pochissimo ed il nostro controllo su queste tecnologie che vengono poi sistematicamente praticate ed imposte è minimo. Il body hacking mette in discussione la libertà di scelta circa le possibilità di trasformazione possibili nella nostra società, rivaluta la nozione di interesse collettivo in contrapposizione dell’interesse individuale. Come ho scritto nel manifesto condividere il concetto di “body hacktivism” non vuol dire necessariamente che devi avere una qualche forma di modificazione corporale così come non ci si aspetta che si debba essere dei body hacktivist. Io non intendo creare un gruppo, ma far capire che si tratta di uno stato mentale.

 

Sono convinto che uno dei requisiti necessari per essere un fan di questo movimento sia possedere una grande resistenza al dolore. Ho visto qualche video in cui fai dei tagli con il bisturi, fai delle incisioni e roba del genere sul corpo dei tuoi clienti. Come diavolo fanno a non sentire nulla e a non urlare dal dolore? Io sarei svenuto prima ancora che tu avessi cominciato.

 

No. Non ci sono requisiti, non è un club al quale puoi iscriverti, ma una filosofia che tu potresti adottare. Come ho detto nelle precedenti risposte ci sono un sacco di persone, sociologi, antropologi, professori che condividono la stessa opinione e lavorano su concetti simili ma non si sono fatti alcuna modificazione e non ne hanno alcun bisogno. Se poi vogliamo parlare del dolore lasciami fare prima una distinzione fondamentale tra il dolore auto-indotto necessario per raggiungere degli obiettivi ed il dolore che invece deriva da una malattia e che è involontario. Una persona può intendere il dolore come una qualsiasi altra sensazione, che con un’adeguata preparazione, con il desiderio e la volontà, può sopportare. Non siamo dei masochisti, non cerchiamo il dolore, ma l’esperienza e la crescita personale. Pensa ad esempio al dolore che può provare un maratoneta durante i suoi allenamenti. Penso che questo sia un buon esempio.

Lukas Zpira - foto di Abode Chaos |   http://www.flickr.com/photos/home_of_chaos/

Anche se tu mi dici che non ci sono dei veri requisiti, immagino che un impiegato di banca abbia qualche difficoltà ad accostarsi a questo mondo. Riesci a descrivermi il profilo di un tipico adepto della modificazione corporale?

 

Non tutte le modificazioni devono essere necessariamente visibili. Io stesso ho praticato delle procedure molto estreme su professori universitari, avvocati e dottori. E’ uno stereotipo sbagliato pensare che si debba essere per forza disoccupati e degli addetti ai lavori per poter condividere questo genere di passione. Se hai la fortuna di vivere a New York quello che dovresti fare è guardarti in giro e capirai che un sacco di professionisti portano magari dei tatuaggi su tutto il corpo a tua insaputa. Tu non puoi sapere cosa si nasconde sotto un vestito od un’uniforme.

 

Vedo che hai sviluppato una grande dimestichezza con i tipici strumenti chirurgici che di solito usi per il tuo lavoro, non hai mai pensato alla carriera medica?

 

No. Certamente sono al corrente e pratico tutte quelle prassi legate all’igiene in quanto sono fondamentali per il mio lavoro ma per dedicarmi alla carriera medica avrei dovuto condividere tutta una serie di regole in cui non credo minimamente.

 

Devo essere onesto la prima volta che ho visto questo genere di pratiche mi è sembrato tutto un po’ assurdo ed in qualche modo roba da pazzi, ma poi riflettendo sulla grande popolarità della chirurgia plastica anche la vostra “body modification” mi è apparsa più normale. La verità è che la gente sembra non essere contenta del proprio aspetto e, chi in un modo chi nell’altro, cerca di apportare delle modifiche per soddisfare questa sua insoddisfazione. Tu che mi dici in proposito.

 

Se fai questo genere di comparazione capirai anche che la chirurgia plastica è molto più invasiva e rischiosa. Credo che entrambe i tipi di modificazione corporea possano essere visti nella stessa sfera ma su due lati opposti. Uno serve a conformare le persone verso un canone estetico imposto dagli standard moderni di bellezza, l’altro, al contrario serve ad allontanarsi da ciò che comunemente viene considerato bello. Non si tratta di accettare il modo in cui si è naturalmente, che potrebbe apparire come una sorta di negazione di se stessi, ma della possibilità di rivendicare la libertà di modificare se stessi verso il proprio standard personale. Il desiderio di cambiare è uguale in entrambe gli ambiti, cambia la motivazione di fondo. Anche nell’universo delle modificazioni corporali stiamo assistendo ad uno strano fenomeno per cui molti si fanno fare degli interventi per assomigliare agli altri e gli stessi artisti tendono a imitare le performance altrui senza quindi proporre nulla di nuovo. Il bello della chirurgia estetica è che in continua evoluzione e così dovrebbe essere anche per noi.

 

Farai qualche performance in Italia nei prossimi mesi?

 

Non performance ma dei seminari con “Micromutazioni” e con “Procedures” visto che andrò a Napoli e farò alcune tappe a Milano, Roma e Bologna.

 

Per chi volesse saperne di più: www.myspace.com/lukaszpira e www.body-art.net

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

Sullo stesso genere:

Community feedback