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Luminaria, la sesta edizione di Digitalife non delude

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Luminaria – Luce e nuove tecnologie in mostra, è questo il concept della nuova edizione di Digitalife che si sta svolgendo nei locali de La Pelanda del Macro Testaccio di Roma fino al prossimo 6 dicembre e io, che ho partecipato all’inaugurazione qualche settimana fa, ora sono pronta a raccontarvi cosa ho visto per voi. Ma soprattutto per me perché devo confessarvi che con la scusa della recensione mi sono fatta una bella scorpacciata di cose belle. Ogni anno aspetto Digitalife che per me è il festival della stagione romana dell’arte che più mi piace, forse perché adoro le arti digitali e la nuova tecnologia. E di cose veramente belle ne ho viste parecchie anche in questa sesta edizione che come le precedenti è accompagnata da concerti e performance proprio come quella straordinaria di Myriam Bleau che ha aperto la mia incursione al festival.

digitallife_luminaria_ziguline

Con Soft Revolvers l’artista del Quebec ha ideato quattro trottole realizzate in plexiglas trasparente, le quali singolarmente e insieme riproducono suoni elettronici. Il nostro Solko prima o poi mi spiegherà come una cosa del genere sia possibile.
Tante sono le opere e le istallazioni presenti quest’anno in cui all’interno del festival si celebra la collaborazione tra Elektra – Festival d’Arte Digitale di Montreal e la Direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane – MiBACT, e il comune denominatore di tutte le opere e gli eventi nel calendario è la luce, ovvero l’elemento che ci consente di vedere la celebrazione di tutte le cose che ci girano intorno. In tal modo la luce, entrando a contatto con la tecnologia e ponendosi in contrasto con il buio delle stanze, si trasforma in opere d’arte ovvero in quelle sculture e istallazioni di cui vi mostro qualche foto.

Oltre alla performance di Myriam Bleau di cui parlavo sopra un’altra chicca è stata sicuramente quella di Bill Vorn e Louis-Philippe Demers, Inferno, non solo un’istallazione ma una vera e propria coreografia di suoni, luci e movimenti meccanici eseguiti da esoscheletri robotici indossati da alcuni partecipanti che si sono prestati a questa curiosa danza meccanica.

Un’altra istallazione che mi ha particolarmente colpito è The Blind Robot di Louis-Philippe Demers, il quale vuole mettere in risalto le reazioni fisiche ed emotive dell’individuo quando viene toccato sul viso da un robot “cieco”, riproponendo quelle stesse sensazioni che si avvertono quando è una persona non vedente a toccare il volto di una persona per conoscerne o riconoscerne le sue particolarità fisiche ed emotive che scaturiscono proprio dal contatto corporeo.

Infine, vale davvero la pena soffermarsi qualche minuto ad osservare De choses et d’autre di Samuel St-Aubin, una serie di sculture cinetiche realizzate con elementi di cui quotidianamente disponiamo in modo diverso ma che nella mente nell’artista del Quebec assumono una funzione completamente diversa e che attraverso un dispositivo elettronico mostrano allo spettatore l’improbabilità di riuscita o di fallimento di un gesto ripetuto costantemente, dei veri e propri giochi di equilibrio.
Oltre a quelli citati poc’anzi, Nicolas Bernier, Maxime Damecour, Alexandra Dementieva, Jean Dubois, Le Fresnoy, Joanie Lemercier, Masbedo, Martin Messier e Pietro Pirelli sono i nomi degli altri artisti che partecipano a Digitalife con le loro istallazioni e che vi consiglio vivamente di vedere dal vivo.

Frequencies Light, Nicolas Bernier

Io nel frattempo aspetto la performance dei Quiet Ensemble il 28 novembre che con The Enlightenment sono sicura faranno il pienone con il loro fantastico concerto di suoni e luci.
Voi ripassati l’intervista di qualche anno fa.
Romaeuropa/Digital Life | sito

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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