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Mamma, da grande voglio fare il collezionista

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A tutti, da bambini, viene chiesto: “cosa vuoi fare da grande?”. Probabilmente è il primo momento in cui si è costretti a pensare al futuro. La fantasia vola, le possibilità sono infinite, pochi sanno veramente cosa vogliono e sognare non costa nulla: “Il pompiere! L’astronauta! La ballerina! La dottoressa!”. Qualcuno si ricorda come rispose a quella prima domanda e passa la sua vita ad inseguire quel sogno. Alcuni vanno fino in fondo, altri cambiano idea lungo il percorso, altri ancora non ci riescono. Poi ci sono quelli come me, che non ricordano cosa o se hanno risposto a quella domanda, che vanno avanti senza una mèta, senza un obiettivo, fino a quando non hanno un’epifania. La mia me l‘ha regalata mia mamma, la stessa mamma che tanti anni fa mi chiese cosa volessi fare da grande. “Jacopo, in camera tua non si può più entrare, non c’è più un buco sulle pareti ed hai accumulato cose in ogni angolo, che ne vuoi fare?”, “Mamma, quelle cose non si toccano, da grande voglio fare il collezionista!”.

Al di là delle cianfrusaglie e dei ricordi accumulati nel corso degli anni, effettivamente, senza rendermene conto, ho iniziato a raccogliere le opere degli artisti con cui sono entrato in contatto per cause personali e/o lavorative. Il bozzetto di un’opera di street art e un dipinto acquistato al Mq in occasione di mostre organizzate da NUfactory, un vinile dipinto durante il vernissage di Vinyl Factory a cura di MondoPop, il catalogo di Ziguline Poster Edition, serigrafie, litografie, disegni, eccetera.
E adesso? Cosa fare? La rivelazione della propria vocazione non è un evento semplice da gestire, soprattutto quando arriva all’improvviso. Anche supponendo di avere una somma da investire (ma ne sono sicuro, presto riuscirò a metterla da parte) devo capire da dove cominciare. Non sarò certo il primo a cui viene in mente una cosa del genere. Meno male che c’è Google!
Nel 2005 Forbes Magazine dedica un articolo ad una nuova tendenza: “giovani entusiasti dell’arte si riuniscono per saperne di più, visitano gallerie e musei ma soprattutto iniziano a comprare!
Ai musei e alle gallerie non sfugge nulla, e quando sono costretti a tagliare i budget a causa della recessione economica iniziano ad organizzare Young Patron Councils (es. Guggenheim) nella speranza di poter continuare ad estendere le proprie collezioni grazie al supporto di questi giovani mecenati.
Allo stesso tempo, i giovani mecenati si auto-organizzano e nascono gruppi come The Contemporaries che mettono insieme passioni e finanze, per allargare le loro collezioni private, dare supporto a istituzioni culturali in difficoltà, promuovere artisti emergenti, e diffondere l’arte contemporanea attraverso eventi e manifestazioni aperte al pubblico.

La partecipazione a questi gruppi però, oltre che essere abbastanza dispendiosa, non soddisferebbe il bisogno di riempire i muri della mia stanza, senza contare che sono tutti oltreoceano.”
E’ vero che negli ultimi tempi l’Italia si è dotata di istituzioni museali dedicate all’arte contemporanea: l’apertura di MAXXI, MACRO, Museo del 900 e MADRE ne è un esempio. Il MADRE però, oltre ai più antichi Riso e Rivoli di Palermo e Torino, sta affrontando un periodo di crisi a causa di gravi situazioni finanziarie degli enti pubblici che ne dovrebbero garantire il funzionamento ma che invece lo pregiudicano. Tralasciando il dibattito sul futuro di questi musei, è interessante notare come solo nel caso del MAXXI e del Museo del 900 sia presente, sui rispettivi siti internet, la possibilità di contribuire al funzionamento dell’istituzione tramite la sottoscrizione di abbonamenti o l’adesione a programmi speciali per i giovani.

La mia conclusione, a malincuore, è che al momento investire nell’arte contemporanea in Italia non significhi investire nei musei ad essa dedicati, anche e soprattutto perché con qualche rara eccezione, essi sono legati a meccanismi di funzionamento decisamente non-contemporanei, quasi anacronistici e che non stimolano i giovani alla partecipazione.
Ma non mi perdo d’animo. Ho vissuto 25 anni a Roma e da poco sono a Milano, amicizie, lavoro e interessi personali mi hanno portato a conoscere luoghi e persone adatti a soddisfare la mia nuova aspirazione. E del resto è proprio questo il motivo che mi spinge: supportare il fermento culturale della mia città, delle mie città.
A Roma numerose gallerie si dedicano alla promozione di artisti contemporanei più o meno emergenti, più o meno locali; associazioni e collettivi di ogni tipo sono sorti; singoli forniscono il loro contributo. La mia ricerca è resa più facile da un’iniziativa della Provincia di Roma: il sito www.romaprovinciacreativa.it raccoglie tutti, ma proprio tutti, coloro che della creatività fanno il proprio mestiere.
Un ottimo punto di partenza.

A Milano invece mi trovo più spaesato, Design e Moda sono ovunque, per l’arte contemporanea bisogna scavare più a fondo. Spazio Concept e XL Combines in zona Tortona organizzano saltuariamente esposizioni e vernissage; La Fabbrica del Vapore ospita artisti internazionali e iniziative volte a stimolare la produzione di cultura giovanile. Ma non è quello che sto cercando. Brancolando nel buio e nella nebbia, per poco un tram non mi investe, faccio un passo indietro e metto a fuoco il cartellone pubblicitario sul fianco:
Affordable Art Fair ritorna a Milano dal 2 al 5 febbraio 2012. Pare proprio che ci siamo, quasi quasi io ci vado, e voi?

Per saperne di più:
www.affordableartfair.it
www.fondazionemaxxi.it
www.museomadre.it
www.romaprovinciacreativa.com
thecontemporaries.org
www.fabbricadelvapore.org
www.spazioconcept.org
www.combines.it

Jacopo Manganiello

scritto da

Questo è il suo articolo n°5

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