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Mica faccio il collezionista io?

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Si sa che l’amore per l’arte è qualcosa che nasce con l’avanzare dell’età della gente. Riguarda una piccola nicchia di pochi appassionati del bello e dell’espressione creativa. A questi poi si aggiunge chi non avendo alcun problema economico ama pavoneggiarsi con l’acquisto di qualche “pezzo” suggeritogli dall’amico intenditore. Ma questo accade solo dopo che qualsiasi altro sfizio sia stato abbondantemente soddisfatto.  Si dice che l’arte appartenga all’elite proprio per questa ragione.  Ma per quale motivo?

Zelda Bomba

La nostra personale impressione è che tutto dipenda solo ed esclusivamente da un fatto puramente culturale. Nel nostro paese non si “consuma” arte semplicemente perché nessuno ce l’ha insegnato o proposto come modello di consumo alternativo alla miriade di cose, anche inutili, che siamo abituati sin dalla nascita ad acquistare. Non c’entra nulla la disponibilità economica, non c’entra nulla lo status sociale. Sappiamo benissimo che, anche la “gente comune”, pur non disponendo di cifre esorbitanti, non rinuncia ad un paio di scarpe griffate, all’ultimo modello di telefono cellulare o alla nuovissima consolle per videogiochi. Tutta roba che diventerà vecchia nel giro di qualche mese, ma senza della quale sembra che proprio non riusciamo a stare. Non ci priviamo di nulla, o quasi, ma di “consumare” arte non ci sfiora neppure l’anticamera del cervello. Perché? Secondo noi molto dipende anche da questo preciso momento storico. Siamo una generazione di persone che hanno rinunciato a guardare al futuro. A fare progetti che superino la prossima stagione.

Lex

Non ci aspettiamo nulla dal domani e anche i nostri acquisti riflettono il nostro arco temporale di riferimento. Se ci pensiamo bene, l’acquisto di un’opera d’arte implica, oltre all’amore per questo genere di bene, anche una profonda fiducia nel futuro. Il nostro e quello dell’artista su cui abbiamo deciso di investire comprando una sua opera. Con questo gesto noi abbiamo scommesso sul suo talento e sulla possibilità che in futuro diventi un’artista quotato. Noi potremmo essere i possessori di una delle sue prime creazioni e condividere con lui tale successo. Acquistare arte implica una capacità di guardare e credere nel futuro, è quindi un gesto che oggi pochi hanno la capacità ed il coraggio di fare.

Riot Queer

Ripeto, i soldi non c’entrano nulla. Oggi preferiamo tenere lo sguardo basso e far finta che il domani non ci riguardi, ci circondiamo di beni ed oggetti che ci facciano star bene per quel poco di tempo che ci interessa, del resto del domàn non v’è certezza. Noi personalmente ce ne siamo abbondantemente fregati e abbiamo deciso che d’ora in poi venderemo arte, quella che piace a noi, alla faccia della vostra fottutissima paura del futuro.

Dimitri Grassi

scritto da

Questo è il suo articolo n°319

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