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Napoli Jazz Winter – UOMINI IN FRAC

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locandina evento

Peppe Servillo: voce; Javier Girotto: sax, clarinetto;Fabrizio Bosso: tromba, Fausto Mesolella: chitarra; Mimmo Epifani: voce, mandola, mandolino;Danilo Rea: pianoforte; Furio Di Castri: contrabbasso;Roberto Gatto: batteria; Mimì Ciaramella: voce, percussioni.

Ci si chiede: cos’è il jazz? Un tema, una serie di improvvisazioni soliste, poi ancora il tema? Ci si chiede: cos’è un classico? Un immutabile brano, irrimediabilmente figlio del suo tempo, scolpito per sempre a chiare note nella storia e nella memoria di tutti? Si possono mescolare classicità e jazz, cristallizzazione eterna della forma e improvvisazione? Qualche tempo fa Furio Di Castri e altri noti jazzmen (Bollani, Petrella, Negri), assieme al meglio del rock (?) italiano (Ferretti, Servillo, Canali, Maroccolo…), hanno deciso che classicità e jazz potevano essere un bell’esempio di coppia mista; hanno tirato fuori dalle loro discoteche un “classico” del rock da loro amato (Frank Zappa), lo hanno ben metabolizzato e ripresentato al pubblico alla loro maniera: nasce Zapping. Tutti entusiasti, musicisti e pubblico.Aperta una strada, perché non osare di più? Ecco Modugno e il jazz. Modugno è un monumento della canzone italiana, il suo urlo a braccia aperte “volare” proietta l’Italia dentro il boom economico, dentro la modernità e nel mondo, rivoluziona la canzone, da allora in avanti non più figlia solo del “belcanto”; Modugno trasforma le melodie e il linguaggio, ma resta saldamente radicato nella tradizione popolare, ha un cuore antico e un linguaggio nuovo, se ne infischia delle mode, è un classico.Ma, si diceva, il jazz non ha paura dei classici; le sue modificazioni e trasformazioni di un repertorio vengono dalla conoscenza, dalla riflessione, dall’empatia: la poesia, il gioco, il paradosso dell’interpretazione jazz sono il risultato di una frequentazione affettuosa, non un tradimento. Non si può chiedere al jazz di essere filologico, di mantenere una distanza snob dall’originale.Che del resto qui non potrebbe esistere, visto l’elenco degli Uomini in frac: un cantante che più “teatrale” non si può, Servillo. Di Castri che invita a seguire le piste inesplorate del continente Modugno, i colori esotici, gli echi delle bande, gli accenti folk; la solida chitarra di Mesolella; il trombone modernissimo e geniale di Gianluca Petrella; le ance di Girotto, tra melodia e Sud America; il pianoforte di Rea, intenso indagatore dei meandri melodici e armonici del repertorio italiano; la ritmica ricca e up-to-date di Calcagnile; il mandolino antico di Epifani.Pasqualino marajà si mischia con l’Art Ensemble of Chicago; ‘Lu minatori con Duke Ellington; Vecchio frac con Leonard Coen…Che dire di più? Gli Uomini in frac presentano il loro Modugno.

Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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