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Patricia Piccinini e le sue affascinanti creature

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Il lavoro di Patricia Piccinini non si può dire banale. Le sue opere suscitano curiosità e possibile disgusto. Le sue mostre sono spesso precedute da avvisi ai visitatori, quello che vedranno potrebbe turbarli, viene messo in chiaro che è solo il progetto di un artista e non si è capitati nell’area 51. Realizza le sue creazioni con lattice, fibre di vetro e capelli umani, e questo le rende molto vicine alla realtà. Alla prima occhiata non si capisce bene se siano uomini deformi o creature di una specie sconosciuta. L’impatto scenografico è assicurato.

Il suo lavoro facilmente riconoscibile, spaventa perchè fa subito pensare a strani esperimenti possibili sull’uomo. Deformi esseri con grandi teste,con il corpo rugoso, code, denti aguzzi e strane escrescenze dalle quali esce di tutto. Mostriciattoli con bozzi dai quali escono altri mostriciattoli. Non è sempre chiaro quale sia il davanti e quale il dietro di queste strane creature, ma il loro realismo a volte a mio avviso li rende disgustosi. Tutto schifosamente troppo reale. Chiaramente non è un lavoro fine a se stesso, ma un modo per indagare su uno degli enigmi più importanti del nostro tempo, vale a dire il cambiamento della vita e della natura sotto l’assalto della tecnologia.

Nelle sue sculture più celebri queste creature sono solitamente accompagnate da uomini, più spesso bambini, con atteggiamenti confidenziali e amorevoli. Questo moltiplica il senso di spaesamento nella riconoscibilità del reale e dell’artificiale. In The Long Awaited questo sirenoide dalla testa enorme sorretta da un bambino, sembra assomigliare ad un mutante derivato da una sperimentazione biotecnologica selvaggia. Ci chiediamo dove vive? In acqua? A terra?Se in acqua come respira fuori? E se a terra, Come cammina? Come mangia? Chi si prende cura di lui? E ancora, in che modo questo mostro, apparentemente buono, è meno reale o naturale di uno zoo, dato che lo zoo è una simulazione umana di un habitat naturale sostenuta con mezzi tecnologici?

Ci si interroga su quali siano le nostre responsabilità nei confronti della vita creata attraverso la riproduzione biologica. La nazionalità australiana dell’artista è un dato da tenere in considerazione, il legame con gli animali e con le forme di vita è più forte e complesso. Questo porta a facilitare la creazione di esseri sempre nuovi che abitano le sue fantasie.

Patricia Piccinini li vede come ‘belli piuttosto che grotteschi, miracolosi piuttosto che bizzarri’. E se attraverso gli occhi di un’artista visionaria stessimo vedendo il futuro dell’evoluzione? E io che speravo che nell’evoluzione si guadagnasse in estetica. Speriamo bene.

Per chi volesse saperne di più: patriciapiccinini.net

Lia Zanda

scritto da

Questo è il suo articolo n°30

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