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Pelle all’arrabbiata, sì ho detto pelle

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Quella che sto per raccontarvi è la storia di un’abbuffata cool. Grazie ad un redattore che si è tirato indietro per un contrattempo (e a cui rivolgo un pensiero di gratitudine) sono stata a Pelle all’Arrabbiata, un evento di gastronomia organizzato da Le Grand Fooding il 4 e 5 luglio nella Segheria di via Meda a Milano, con musica e gente vestita bene che si “strafoga” di santa ragione.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

L’ evento giunto alla terza edizione nasce dall’ idea semplice e perciò geniale di un gruppo di gourmet francesi, cioè reinterpretare il cibo di strada (per intenderci quello che si mangia in estate davanti alla camionetta all’uscita della discoteca e che trova la sua espressione più alta nella mano impiastricciata di salse) facendolo diventare piatto inedito e ricercato.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

Come da buona tradizione milanese tutto era curato in ogni minimo dettaglio, dalla musica scelta da Nicola Guiducci e Barbarella, dj storici della mia gioventù studentesca, al corner tattoo per farsi disegnare un peperoncino anni ’50 in henné sulla spalla, fino agli sponsor.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

Suggestivi abbinamenti tra lo chic ed il tamarro-folk verace da sagra di paese, emblematico il bancone arancione cosparso di flutes di Veuve Cliquot affiancato al tre ruote con casse di agrumi e polipi crudi.

Sei team di cuochi provenienti da Italia, Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Svezia preparavano sul momento il loro piatto davanti agli occhi degli affamati avventori con la rapidità del vostro paninaro di fiducia, ed anche gli stessi tatuaggi, perché infatti il nome “Pelle all’arrabbiata” si riferisce alle braccia cosparse di disegni degli chef protagonisti delle due serate. Ora io non so se il vostro paninaro ha i tatuaggi, il mio sì.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

Non ho detto ancora nulla della location. Per restare in tema contrasti azzeccati, era un’ ex segheria nascosta tra i palazzi a due passi dai Navigli, con una zona all’aperto da cui magari non si vedevano le stelle ma l’odore di carne arrostita, le zanzare giganti ed il selciato a terra ricreavano la sensazione di una festa della salsiccia in un paesino di mare del sud. E tutto ciò a due passi dal centro della città più pettinata d’Italia.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

Perciò con Pelle all’ Arrabbiata la Germanz ha avuto conferma che a Milano, come in qualunque altro luogo, quando si tratta di cibo i concettualismi passano sullo sfondo. Ma strafogarsi con stile si può e costa meno fatica di quello che si creda. Perché anche un panino con la milza ha una grande dignità gastronomica, basterà abbinare la macchia di unto sull’abito al colore dello smalto ed è fatta.

 

Pelle all'Arrabbiata - foto di Maria José Germano

 

Un progetto figo, per niente pettinato e buono in tutti i sensi, perchè il 20 per cento del ricavato sarà devoluto alla Onlus CAF, centro di aiuto per bambini e famiglie in crisi.

Ho cercato di farvi arrivare le sensazioni della serata attraverso tutti e cinque i sensi ma manca quello fondamentale. E allora il sapore del kebab con anatra, pane di segale e ketchup alle carote e dello spiedino di polipo e pancia di maiale, quello dovete provare ad immaginarlo. Ma ve lo offro io.

la Germanz

scritto da

Questo è il suo articolo n°102

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