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Podcast #4 by Andrea Mi, Bassanova

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Che il Nuovo Rinascimento possa partire proprio da Firenze? e perché no? Per esempio, nella scena musicale più “colta”, se vogliamo utilizzare questo termine, ma allo stesso tempo più underground del capoluogo toscano c’è un interessante fermento e sicuramente uno degli artefici di questo tumulto è senza dubbio Andrea Mi. Andrea nasce come dj radiofonico curando trasmissioni e dj-set sull’emittente toscana Controradio (www.controradio.it) e sulle frequenze nazionali di Popolare Network, dedicandosi principalmente ai nuovi suoni della scena elettronica internazionale. I suoi esordi sono in ambito black reggae e l’ispirazione per il suo suono muove dal dub e dall’hip hop strumentale e si sposta verso le nuove contaminazioni elettroniche all’insegna dell’eclettismo: breackbeat, minimal techno, digital dub, d’n’b e progressioni ritmiche di varia natura. Attualmente è guest dj della serata Vibranite all’Auditorium Flog di Firenze, uno dei massimi appuntamenti reggae/hip hop nazionali che ha già ospitato Prince Allah, Skatalites, Culture, Luciano, Michael Rose, Sly & Robbie, Israel Vibration. Sempre nello stesso club collabora alla one night Elettroflog nella quale ha già fatto girare i dischi assieme ad Akufen e Coldcut.

Per questo Natale ci ha fatto un gran bel regalo: Bassanova, un mix che punta allo stomaco, inseguendo linee di basso mutanti, casse rotolanti e beat in avanzamento veloce. Lo slancio lirico di giovani produttori italiani si fonde con le morbide architetture di beat maker russi, le commoventi voci di un paio di veterani sulle progressioni ritmiche di remixer d’eccezione, loop ancestrali dall’Africa tecnologica dubbati nei laboratori segreti sud-americani… in uno spericolato volo a bassa quota.

Cosa ci riserverà nel futuro prossimo Andrea Mi ed in generale la scena di Firenze?

Spero di riuscire a finalizzare presto con un’idea che mi frulla in testa da un po’: raccogliere in un libro 10 anni di interviste fatte per la mia trasmissione radio ‘Mixology’ ad alcuni dei principali nomi della scena elettronica internazionale. Avrà la forma di una mappa in progress sul suono avanzato. Per una mostra romana che aprirà a luglio cercherò poi di fare un punto sulla scena elettronica romana dai primi anni ’90 ad oggi, intervistando tutti i protagonisti vecchi e nuovi e invitandoli in una serie di live performances. Sto curando quella che sarà la quinta edizione dello Streamfest, festival di cultura eco-digitale che si svolgerà nell’estate salentina e al quale saranno invitati producer, dj e artisti digitali che abbiano realizzato progetti attorno al tema del cibo nelle sue varie declinazioni. Per quanto riguarda la scena fiorentina mi attendo grandi cose da tante realtà emerse negli ultimi anni: dalle avventure di We Love sulla Bpitch di Ellen Allien alle nuove uscite della Bosconi, dai beat magici di Overknights alle folli architetture ritmiche di Digi G’Alessio, passando per il nuovo singolo di Ether su Lil Pitch (con lo straordinario remix di Pinch) e per le prossime bombe che sganceranno quelli di Numa Crew sulla loro label Erba. Tutte queste realtà saranno coinvolte anche nelle prossime edizioni di This Is Florence: una one night nella quale mettiamo in rete il meglio della scena club cittadina invitanto produttori, dj e visual artist negli splendidi spazi bianchi del centro di arte contemporanea EX3.

Quale è la tua etichetta discografica preferita al momento?

Difficile davvero rispondere con un solo nome, per un onnivoro musicale come me. Dovete concedermi almeno una short list alla Nick Hornby:
Project Mooncircle, Dub organizer, Techtonic, Brainfeeder, Hyperdub. Per me i cataloghi di queste label (e di molte altre che per brevità forzata non citerò) definiscono, tutti insieme quel suono che inseguo da sempre: from dub to club.

Come vedi l’evoluzione della musica elettronica e da club in relazione ad i nuovi modi e mezzi con cui viene diffusa?

Direi che mai come in questo momento i due ambiti della produzione e della diffusione sono così intrinsecamente connessi. C’è davvero tantissima ottima musica che viene prodotta in ogni angolo del globo e finisce nei nostri player con un solo click. Per orientarsi in questa sconfinata produzione tornano utilissimi ottimi blog, ricchissimi magazine, podcast molto ben curati, web radio che arrivano in ogni angolo del globo… Non è difficile immaginare che tutti questi ascolti siano condivisi da chi la musica la produce come da chi si limita a consumarla. Questo meccanismo virtuoso rende le mutue influenze un carattere fondante per i nuovi processi produttivi, capace di esaltare la circolarità della musica. Tanti, come me, si ritrovano in consolle a mixare insieme linee di basso e beat che vengono registrati in Russia come in Messico, sulla West Coast americana o nel Sud Est londinese. E’ incredibile quanti punti in comune e compatibilità si trovino tra questi suoni che, senza unificarsi in un sound globalizzato, compongono un puzzle sonoro in evoluzione costante nel quale l’eredità del passato migliore (quasi il pulviscolo depositato tra i solchi del vinile) si fonde con le visioni più futuribili (nella forma mutante dei file digitali). Continuando a giocare potrei azzardare un’altra lista che prende a prestito le previsioni nelle Lezioni Americane di Calvino (traslandole dalle qualità della letteratura a quelle della musica) e le fa remixare da una delle menti soniche più brillanti degli ultimi anni, Mark Pritchard (aka Africa Hiteck, guarda caso un nome composto che tiene insieme il ritmo ancestrale e le nuove potenzialità tecnologiche). Ne viene fuori la lista, stile ‘Alta Fedeltà’ per il ‘Sound of Tomorrow’:
– leggerezza (dei file) / profondità (delle radici)
– rapidità (dei processi compositivi) / performatività (dei tool digitali associati alla strumentazione analogica)
– esattezza (della composizione) / variabilità (della performance)
– visibilità (le pratiche innovative di visualizzazione del suono) / immaterialità (della sua dimensione di diffusione)
– molteplicità (dei rimandi) / poliedricità (delle influenze)

Beccatevi il suo “Bassanova” podcast:

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Per chi volesse saperne di più: myspace.com/andrealumi oppure soundcloud.com/andrea-mi

Solko

scritto da

Questo è il suo articolo n°33

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