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La magia del movimento dei Quiet Ensemble

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Loro si chiamano Fabio e Bernardo o Bernardo e Fabio se volete e sono il duo Quiet Ensemble che  ho avuto il piacere di conoscere in occasione dell’ultima edizione di Digitalife.  Dopo averli rincorsi per settimane non hanno avuto scampo e gli è andata bene perché per un pomeriggio li ho sottratti alla lettura del Faust che entrambi hanno sul comodino, fermo a pagina 3. Sono due menti che convergono in un movimento perpetuo e armonioso, come i pesci e le lumache dei loro esperimenti con cui si presentano al pubblico. Mi hanno detto tutto tranne dove hanno liberato le venticinque lumache siciliane dalla cacca arancione carota utilizzate per il lavoro al Digitalife.

 

Quando sono nati i Quiet Ensemble?

 

Fabio: ci siamo incontrati nel 2008, quando Bernardo tornava da Copenhagen, abbiamo deciso di iniziare a sviluppare dei progetti insieme ad altre persone anche se dopo un anno ci siamo staccati da loro e abbiamo iniziato a collaborare tra noi due. Dopo un anno senza luogo, abbiamo trovato una sala, il Pagliaio, ristrutturato con altri ragazzi e ancora oggi è il nostro studio. Quindi il duo si è formato ufficialmente nel 2009.
Bernardo: io ho vissuto due anni in Danimarca, dove lavoravo come tecnico luci e light designer, e prima ancora ho studiato per 3 anni in Norvegia. Dopo questa esperienza di studio invece che tornare in Italia ho scelto di continuare l’esperienza all’estero. Lavoravo in un teatro, facevo il followspot, (il segui persona), era un lavoro pallosissimo, ecco perché ho deciso di tornare in Italia a Natale. È stato in quel periodo che ho incontrato Fabio e il resto lo sapete.

 

Perché Quiet Ensemble?

 

Fabio: non ci aspettavamo questa domanda così presto. Ci sono diversi rimandi che ci hanno fatto decidere su questo nome. Quiet Ensemble come quiete, per esempio.
Lavorando insieme dopo i progetti iniziali ci siamo resi conto del nostro interesse verso i concetti nascosti della natura, verso l’apparenza delle forme, verso tutto ciò che è quasi invisibile. Pertanto, attraverso l’uso delle tecniche digitali, abbiamo deciso di porre l’attenzione su alcuni dettagli altrimenti trascurati con i quali cerchiamo di sviluppare continuamente i nostri lavori.
Il lavoro dei pesci rossi (Quintetto) sono un esempio: in questo progetto abbiamo voluto esaltare la bellezza del movimento di quegli animali collegandoli a partiture musicali a seconda del movimento stesso. Dunque dal primo progetto in poi abbiamo cercato di rendere visibile e udibile il nascosto.
Bernardo: Quiete perché ci si ferma e si osservano e si ascoltano le cose, quel momento di quiete soffocato dal caos continuo. Quiet Ensemble vuol dire anche insieme silenzioso, orchestra silenziosa, tutto ciò che apparentemente ci sembra immobile ma osservandolo ci rendiamo conto della magia e del movimento.

Parliamo dell’esperienza al Digitalife.

 

Fabio: a differenza di Flussi (il festival di Avellino, ndr) in cui abbiamo partecipato due volte e l’ultima con un progetto già esistente, quello della Natura morta, ovvero dei suoni che partivano dai frutti, per Digitalife abbiamo pensato a qualcosa di diverso a cominciare dall’approccio, cercando di soffermarci di più sulla nostra ricerca proponendo un progetto che la rappresentasse meglio. Per questo per Orienta abbiamo coinvolto molte persone, circa dieci, partendo dal motivo dell’uso di quell’animale.
Bernardo: la lumaca è l’animale più lento in natura, l’abbiamo scelto per sottolineare l’apparente immobilità delle forme, apparente perché dopo un po’ di tempo trascorso ti volti e ti rendi conto del movimento, del cambiamento, della mutazione.
La cosa che ci piace di questi nostri esperimenti è questa chance che diamo alla natura di generare qualcosa di splendido come un disegno o proprio nulla, questa sospensione tra il tutto o il nulla.

 

Che fine hanno fatto le lumache?

 

Bernardo: Ci abbiamo fatto una zuppa! No, scherzo. Due le abbiamo regalate ad una nostra amica (che è anche amica di Ziguline, ndr) e le altre le abbiamo liberate in un posto segreto.

Cosa pensavate di fare prima di diventare Quiet Ensemble?

 

Bernardo: io ho studiato al liceo artistico e mi piaceva disegnare. Per un periodo ho provato anche a fare graffiti ma non ero bravo. Sapevo di continuare con l’arte.
Fabio: io sono un fissato per la matematica, ho frequentato il liceo scientifico (Bernardo aveva il debito in matematica, ndr). Volevo iscrivermi alla facoltà di Ingegneria prima di conoscere Bernardo.

 

Parliamo del progetto Il Pagliaio.

 

Fabio: Il Pagliaio, oltre ad essere il nostro studio è anche un luogo dove organizziamo dei workshop, delle attività formative che ruotano intorno a persone preparate, che hanno voglia di partecipare attivamente. I nostri workshop ci danno soddisfazione, ci hanno permesso di conoscere molte persone e applicare una moltitudine di tecniche esistenti al mondo.

A che cosa state lavorando in questo periodo?

 

Bernardo: Stiamo leggendo il Il Faust per un progetto, vogliamo arrivare a comprendere il tema dell’anima delle cose, degli oggetti e dello spazio vuoto. Purtroppo siamo ancora fermi a pagina 3.
Saremo impegnati in Bulgaria, ovvero la prima tappa di un progetto itinerante che ci porterà in altre città europee che ha a che fare con musica e danza.
Ci piacerebbe continuare a sviluppare il progetto legato a il Pagliaio.

 

 

Per saperne di più:

 

www.quietensemble.com/home.html

 

www.facebook.com/QuietEnsemble?ref=ts&fref=ts

vimeo.com/quietensemble

www.youtube.com/user/quietensemble

 

 

 

 

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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