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Roma, Teatro Valle: va in scena Gomorra

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una scena dello spettacolo
A me lo spettacolo di Gomorra è piaciuto molto! Mi ha colpito la scelta scenografica, minimale, da strada, mi è piaciuta molto la scelta di pochi attori, ognuno dei quali interagisce con gli altri ed è poi protagonista di una delle cinque storie raccontate, tratte naturalmente dal libro omonimo scritto da Roberto Saviano. Il numero degli attori permette, non solo di seguire ciascuna storia senza che la stessa risulti complessa, ma offre la possibilità di comprendere (se questo sia realmente possibile), il variegato e nuovo mondo degli uomini della criminalità organizzata. Non solo più ragazzini sprovveduti, come il personaggio interpretato da Adriano Pantaleo, ma anche i personaggi “puliti”, i nuovi boss giovani, laureati alla Bocconi, ben vestiti, che non parlano più in dialetto, ma che si confrontano con il mercato economico globale. La questione non riguarda solo Napoli, evidentemente. E su tutti veglia lo sguardo attento dello stesso Saviano, ben interpretato da Ivan Castiglione, che partecipa alle storie, ma che a tratti si affaccia solo per guardare, lui che sta raccogliendo materiale per la sua inchiesta-romanzo, le vicende sporche dei suoi amici, proprio come un qualsiasi spettatore. O forse proprio come ognuno di noi è costretto a fare: guardare, assistere, capire certi “giri”, certi meccanismi, addirittura conoscere quelle persone. Il grande pregio di questo spettacolo è il coinvolgimento, che permette di seguire le vicende con accanimento, senza mai un momento di stanchezza. Il testo teatrale e la presenza degli attori permette di rendere maggiormente fruibile un testo letterario di non semplice lettura. Ancora bravo Saviano, che ha lavorato assieme a Mario Gelardi, autore e regista napoletano che da tempo si dedica al teatro civile e che commenta così il suo lavoro: “Uno spettacolo scioccante e violento”.

Il gran capo

scritto da

Questo è il suo articolo n°3459

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