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Siamo stati ad Inside a moment

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Siamo stati per voi a vedere le installazioni di un giovane architetto del suono di nome Domenico Canino presso lo spazio espositivo Oxygene di Roma,un luogo in cui la passione per l’arte parte da un sottoscala ora diventato un punto di ritrovo per artisti e sperimentatori di ambite curiosità come noi che siamo andati a caccia di un evento che ora vogliamo presentarvi: Inside a moment.
Il titolo della mostra, conclusasi lo scorso 19 gennaio, sembra chiederci cosa si nasconde dietro un momento, un frangente di vita che nello stesso istante in cui lo pensiamo è già andato via.

Quante immagini e quanti suoni ascoltiamo ogni giorno in tutti i luoghi fisicamente tangibili?
Anche se vi pare un rebus o un enigma esistenziale a questi interrogativi c’è qualcuno coraggioso che è andato a cercare una risposta.
Lo trovo in mezzo alla sala, al centro delle sue composizioni: Domenico Canino è nato nello splendido scenario della Sila, parla volentieri di se e delle sue creazioni, le quali ricalcano in pieno la sua energia che riesco ad avvertire. Le chiama istallazioni sonore e noi vogliamo scoprire fino in fondo di cosa si tratta.
Cultore del suono e delle sue sfaccettature, Domenico ha impostato la sua vita raccogliendo i suoni e i rumori provenienti dall’ambiente esterno per poi trasformarli in percezioni che cambiano a seconda di chi ascolta. La città e la natura si confrontano in questa mostra a colpi di ritmi sincopatici che si mescolano e danno vita ad un percorso che va seguito a tutto orecchio!
Domenico sostiene che il suono è il nostro primo contatto con l’esistenza e proprio per questo motivo ha voluto celebrare questo frangente con delle composizioni che inebriano lo spazio ed il silenzio che si nasconde dietro un istante della nostra quotidianità, fatta di movimento corporeo e di suoni che circolano nella stessa atmosfera.

Particolarmente attratto da tutto ciò che crea rumore, perturbazione sonora e colpisce la nostra attenzione uditiva, l’artista intende collegare spazio e tempo attraverso la percezione sensoriale che si inchina a raccogliere ogni stimolo proveniente dall’ambiente in cui ci troviamo. Così, in In Blue line in the space, una delle istallazioni presenti nello spazio Oxygene, l’artista crea un unico corpo sonoro, ovvero un tubo blu sospeso nell’aria che cattura un nostro frammento di vita. Il risultato dell’esperimento passa attraverso delle cuffie che isolano l’esistenza umana dalla realtà circostante per dare adito ad immagini che si propagano nella mente al propagarsi dello stesso suono che si scompone in altre infinite variazioni sonore.

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Dunque, il suono è al centro di qualsiasi esperienza quotidiana e ciò che viene percepito durante il giorno può ricomparire improvvisamente come un pensiero lasciato cadere in qualche spazio recondito della nostra memoria percettiva.
In altre composizioni, come in Pieces from the sacred tree, è la primitiva esperienza della natura che prende il sopravvento: l’artista chiede allo spettatore di chiudersi nel suo io più profondo per riportarlo alle origini di cui siamo fatti, di cui è costituito il nostro essere al mondo, con un connubio di tronchi di alberi messi in fila sul pavimento e suoni misteriosi catturati intorno nello stesso spazio. Lo stesso suono sembra risalire da terra e inebria le sensazioni che ne scaturiscono, lasciando intorno a se una scia di percezioni frammentate che ritrovano il loro giusto equilibrio disperdendosi nell’aria.
Come un moto circolare che viaggia all’infinito, i suoni raccolti da Domenico Canino si rincorrono, sono destinati a ripetersi pur restando nella loro unicità che si appropria di ogni singolo momento di cui è costituita la labilità del suono. Abbiamo risolto il rebus.

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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