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Siamo stati al Maximal festival di Milano

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foto di Stefano Lissoni e Francesca Ballarin

Evento più unico che raro, Milano da sempre offre al proprio pubblico, serate con i dj techno più famosi al mondo o giovani innovatori appena affacciatisi sul panorama di questo genere musicale. Ma mai aveva racchiuso in una serata, anzi in un festival sulla china dei maggiori eventi che da anni imperversano nel resto dell’Europa, così tanti artisti in un unico delirio collettivo. Dunque, una Milano afosa si apprestava ad accogliere migliaia di appassionati, e invece… tutta questa gente, tutta questa folla impazzita, colorata e desiderosa di ballare che ci si aspettava, non c’era. Forse erano tutti al mare? Per il resto direi che il festival è stato davvero organizzato alla grande in ogni minimo dettaglio, dai distributori di acqua fresca, al carretto dei gelati, tanti banchetti con cibo biologico e gadget di ogni tipo.

foto di Stefano Lissoni e Francesca Ballarin

Una bella iniziativa, in voga in Europa da anni e finalmente sbarcata anche qui, era quella di incentivare la gente a riportare il bicchiere in cui beveva in cambio di un nuovo gettone. Peccato che per una semplice birra servissero ben 3 gettoni, l’equivalente di 7,50 €, ecco, i prezzi non sono ancora a livello social popolar da festival europeo.
I nomi più citati quando si parla della storia della musica techno, sono sicuramente quello di Derrick May e Kevin Saunderson, considerati i precursori del genere, Re del sound di Detroit. Vederli suonare in consolle è stata un esperienza mistica. Quando poi a cavallo dei due set si sono incrociati per qualche istante (anche se a me è sembrata un’eternità) “suonando” insieme, è stato il sigillo di una serata partita in sordina ma che poi ha trovato nella musica un finale magico.

foto di Stefano Lissoni e Francesca Ballarin

Altro artista che mi entusiasma ogni volta che lo ascolto è Alex Under, i suoi live sono un composito di energia pura e suoni ricercati che non danno tregua; impossibile distaccarsi dal dancefloor. Le performance video erano davvero la punta di diamante, a dir poco spettacolari, coinvolgenti, e in perfetta simbiosi con musica e luci. Entrare nelle sale era davvero emozionante, roba da incontri ravvicinati del terzo tipo, laser, fluo, strobo e fumo, veramente d’impatto. Da segnalare come note negative la chiusura anticipata alle 5 del mattino, contro quella prevista da programma e l’annullamento di alcuni dj set.
Milano ha ancora molto da fare prima di avvicinarsi al livello dei migliori festival che si trovano in giro per l’Europa.

Reportage di Stefano Lissoni e Francesca Ballarin

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Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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