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Sono Elliot Erwitt e lo sono stato per un certo numero di anni

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Elliot Erwitt è un fotografo d’altri tempi, colui che ha cominciato a ritrarre la realtà che lo circondava con una Leica M3, una di quelle macchine fotografiche robustissime, prodotta con una precisione meccanica tipica degli orologi svizzeri, nel lontano 1953. Non è un caso che sia stata prodotta nei territori bavaresi ed il suo brevetto sia scaduto addirittura nel 2003. Giustamente uno dei più grandi fotografi del secolo scorso e della scena fotografica attuale non poteva non scegliere un prodotto eccellente per i suoi scatti.

Elliot Erwitt

Elliot Erwitt nasce in Francia nel 1928 da genitori russi emigrati lì, ma trascorre anche 10 anni nel nostro Bel Paese prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove studia fotografia e comincia a realizzare reportage di guerra per l’esercito americano. Arriva per lui l’occasione di farsi notare da Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, due mostri della fotografia, fondatori della celebre agenzia Magnum, di cui diventa membro principale e poi presidente. Da questo momento in poi la sua arte in crescita si rivolge non solo alla fotografia, ma anche alla realizzazione di film, di 17 commedie satiriche, documentari e libri. I suoi scatti nascono osservando tutto ciò che c’è di ironico e beffardo nella vita di tutti i giorni.

Elliot Erwitt

Figuratevi che tra i suoi più importanti lavori c’è un libro fotografico dal titolo “Son of a Bitch”, in cui sono raccolti numerosi scatti di cani ritratti in situazioni comiche e assurde. È proprio l’originalità e la casualità mista all’estrosità che affascina Elliot Erwitt, che dopo un po’ di tempo dalle sue prime foto non riesce a fare a meno della sua macchina fotografica, definita da lui un “feticcio” e che porta sempre con sé. Del resto non è facile trovarsi al posto giusto nel momento giusto e così questo strumento diviene l’oggetto fondamentale ed indispensabile appena si mette il piede fuori casa.

Elliot Erwitt

Infatti dice: “Quando mi alzo al mattino mi lavo i denti e vado in giro per i miei affari, e se sto andando in un luogo interessante porto con me la mia macchina fotografica. La cosa è che quando non hai con te la macchina fotografica è proprio il momento in cui le fotografie che vorresti fare ti appaiono, o almeno così ti pare”.
In compagnia del suo “feticcio” Elliot Erwitt compie vari viaggi in giro per il mondo e da ciò nascono nuove raccolte fotografiche con ritratti di varie città, rivisitati in maniera spiritosa e anche l’esercito americano che avanza in New Jersey, in Germania e in Francia negli anni bui della Grande Guerra possiede un suo lato comico.

Allora come si definirebbe Elliot Erwitt come fotografo?: “Non mi definirei in alcun modo. Non mi sveglio al mattino pensando che sarò spiritoso. Preferisco essere più divertente che tragico. È un fatto inconscio. Se poi capita che ciò che faccio sia divertente anche per altri la cosa mi fa piacere”.

Elliot Erwitt

Tra le città ritratte dalla sua abilità fotografica non poteva mancare Roma, la città eterna, la Roma di ieri e di oggi, che Elliot Erwitt con 50 scatti in bianco e nero celebra e racconta con i suoi cambiamenti avvenuti dal 1978 al 2008. Tra i suoi lavori continuano ad essere presenti le foto con cani, che dal suo primo progetto si sono raddoppiate. Sono essi i soggetti preferiti, quelli più interessanti perché sono ovunque e posseggono quell’ilarità e capacità di creare situazioni impensabili. Non è un caso se tutte queste foto di cani siano confluite in ben 5 suoi lavori finali. La sua è anche una fotografia che nasce ritraendo ciò che stimola attenzione passeggiando, visitando musei e conoscendo nuovi luoghi. Inutile dire che un grande fotografo come lui ha anche firmato immagini celebri di personaggi famosi, ma ciò che è da evidenziare del carattere di questo innovativo personaggio è sicuramente l’abilità e l’intelligenza di aver dato un nuovo punto di vista della realtà e della vita. La società non viene vista in modo critico e negativo, ma custode di momenti indimenticabili, imperdibili ed irriproducibili, che solo un grande artista e la sua arguzia sono stati capaci di cogliere.

Stefania Annese

scritto da

Questo è il suo articolo n°51

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