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La storia degli spiriti dai nomi troppo lunghi che ha un nome troppo lungo anche lei

“Racconti poco illustri, già illustrati” è la rubrica che, partendo dalle illustrazioni di un artista inconsapevole, narra brevi racconti immaginari.

Arrivai sul primo dei Sette Colli Annacquatissimi e dei Loro Villaggi di una Casa o Forse Due che già la mia ombra era più lunga e larga di quella di Giacomo. Non si capisce come faccia, sembra sempre che si mangi il sole, spera di non capitargli mai dietro durante una passeggiata. Dunque, camminavo da una decina di mesi ormai ed ero molto stanco, poi non vedevo nulla, se non fosse stato per il pesce Angelo dall’innaturale color rosa fluorescente che ogni tanto mi passava vicino, non avrei mai capito di essere arrivato proprio nel punto che lo spirito Lucha Libre mi aveva suggerito in sogno.

Everything-is-possible - Federica Ubaldo - www.federicaubaldo.com

Il silenzio aveva già penetrato le case ma lì era facile penetrare le case: non avevano le finestre e la porta era un arco aperto sui colli o sul vicino. Era facile entrarvi, farsi un giro, riempirle e poi uscire. Riempirle, sì, perché svuotarle era praticamente impossibile visto che dentro trovavi solo gli inquilini, che però c’erano sempre, almeno uno, visto che si costruivano case solo quando servivano e non appartenevano a nessuno in particolare, quindi vuote vuote non lo erano mai mai. “E’ modo di fermarsi questo?” tuonò il pesce Angelo, mi ero fermato di colpo. Solo così ci si ferma nel punto giusto, è il gippiesse che abbiamo tutti nel corpo. Ci si ferma all’improvviso in un punto perché è proprio quello in cui è giusto fermarsi, senza preavviso. “Scusa, ma dovevo fermarmi qui adesso e un secondo fa non lo sapevo” “Eh ho capito ma mi son fatto male, sei duro”. Stavo per chiedergli perché mi girasse tanto intorno, non che mi desse fastidio, benintendiamoci, faceva luce, però poi ecco mi anticipò lui dicendo “Hai un appuntamento con lo Spirito e io non l’ho mai visto per cui voglio stare qui anch’io” “Va bene” risposi.

In-and-Out - Federica Ubaldo - www.federicaubaldo.com

I due mesi che passammo in attesa, nel punto, ci furono utili per conoscerci meglio. Scoprii che era innamorato di una vongola, che aveva deciso di fare il fluorescente in tarda età, stanco di assecondare prima i genitori poi un vago ragionamento di gloria per cui era finito a rimuovere la pelle morta e i parassiti dalle cernie. Conobbi i suoi sguardi malinconici e le sue battute poco divertenti, lui conobbe me. Poi, ad un tratto, la linea dell’orizzonte iniziò a farsi più nitida fino a diventare una linea ondeggiante, il buio corse verso di me in una fuga repentina, come se Giacomo e la sua ombra mi fossero venuti incontro e mi avessero sorpassato saltandomi sulla testa. Iniziai a vedere bene che sui colli c’erano piante, nuvole, uccelli, parchi, laghetti, sentieri insieme alle case. La luce fece uscire fuori gli inquilini dalle abitazioni, si dispersero quasi subito nei loro giretti. Nelle case rimasero gli Animi di chi vi abitava a tenere d’occhio il Vulcano dei Sogni Trascorsi, perché non si spegnesse il calore. Uno degli uccelli in volo planò davanti ai nostri visi, iniziò a girare vorticosamente finché Angelo non esclamò “E’ lui! E’ lui! Guarda!”.

Nel suo vortice vorticoso l’uccello, che ormai era una palla scura, crebbe sempre di più, finché, Angelo aveva ragione, si fermò quando arrivò ad assumere le sembianze di un pesce gigante col terzo occhio: era lo Spirito dei Sette Colli Annacquatissimi e dei Loro Villaggi di una Casa o Forse Due. Ebbene sì, proprio lui. Ci guardava in silenzio. Noi lo guardavamo in silenzio. Quando Angelo mi diede il colpetto con la coda sputai le parole come se mi stessero andando di traverso “C’è al mondo qualcosa che abbia senso e che possa addirittura cambiare il corso degli eventi non solo sulla terra ma anche in altri mondi?” Angelo si voltò di scatto verso di me, le branchie spalancate dallo stupore. “C’è” disse la voce tenebrosa dello Spirito, sembrava venisse dal fondo di un pozzo infinito. Tornò nuovamente il silenzio, stavolta fu più difficile prendere coraggio “E che cos’è?” chiesi ancora. “E’….” lo Spirito dei Sette Colli Annacquatissimi e dei Loro Villaggi di una Casa o Forse Due cominciò e di colpo tacque. Rimanemmo in silenzio, a guardarci. Fissavo lo Spirito poi Angelo che fissava lo Spirito e poi me. Lo Spirito anche non sapeva chi guardare. Rimanemmo così, senza dire niente, per altri mesi, non ricordo quanti. Mano a mano tutto ciò che avevo intorno iniziò a sbiadire, io sempre fermo in quel punto mentre cambiavano anche i colori.

Glaciers - Federica Ubaldo - www.federicaubaldo.com

Iniziò a fare freddo. Mi sfregavo le mani, ci alitavo sopra con forza ma la pelle si arrendeva all’aria sfaldandosi. La luce era diventata di un bianco assoluto, poggiandosi su ciò che trovava ne abbassava la temperatura. Credimi, di moltissimo. Tremavo così tanto che dovevo concentrarmi parecchio per stare fermo nel punto. Chissà se Angelo e lo Spirito dei Sette Colli Annacquatissimi e dei Loro Villaggi di una Casa o Forse Due si stavano ancora fissando, se c’era stata, alla fine, una risposta scomparsa con le case e i loro Vulcani dei Sogni Trascorsi. Niente piante, sentieri, boschi, uccelli in volo. Solo motagne flebili e sottili come origami disposte in file ordinate a fare muro alla vista. Ogni tanto intravedevo un barlume giallastro dietro le punte delle montagne più lontane. Sei mesi, amico mio. Sei mesi ancora ad aspettare, guardando il ghiaccio, le mani aperte come le viscere divinatorie, giorni di sola luce in cui contavo il tempo, senza poter parlare, senza udire alcunché. Pensavo che il punto mi avesse tradito, forse il corpo. Insomma, che il gippiesse si fosse rotto e mi avesse portato nel posto sbagliato. Nel frattempo, di mese in mese, i barlumi si facevano sempre più grandi, finché un giorno notai che si trattava in verità di stelle. Quando me ne accorsi le montagne si aprirono su più facce, divennero triangoli svolazzanti. Li vedevo giocare a rincorrersi sulla mia testa, ogni tanto qualcuno si scontrava e cadeva creando qualcosa di simile all’acqua. Dai corpi dei caduti, mesi dopo ovviamente, si formò un lago, grande quanto non saprei direi. Nel senso che ho anche idea di quanto fosse immenso ma non saprei proprio come fartelo capire. Quando il lago fu pronto i triangoli scesero tutti sui margini, ammassandosi. Vidi di nuovo le montagne che mi avevano chiuso in una claustrofobia visiva mesi prima. Solo, mi sembrava di essere accolto in una culla immensa, aperta, non solo perché il lago era così grande che facevo fatica a guardarlo tutto, anche le montagne sembravano in qualche modo più leggere. Sarà che le avevo appena viste volare. Le stelle poi si erano disposte in forme particolari, costellazioni ritmiche piene di significato come geroglifici antichi. Avevo studiato come pronunciare i simboli al liceo per cui un po’ di tempo, non che ne mancasse, lo passai a sussurrare.

“Scusa, permesso” uno spintone mi fece quasi spostare del tutto dal punto. Una risata. “Scusa, fai passare, grazie”. Un altro spintone. Grossi sederi pelosi bianchi, solo questo riuscivo a vedere. Salivano lentamente lungo le sponde del lango, camminando ai lati delle cime che per loro saranno state come puntine da disegno. Si fermarono a un passo dal centro della sponda più lontana del lago, due da un lato, tre dall’altro: erano orsi. Mi è sembrato di capire che parlassero con le stelle. Il profumo della menta invase la luce, mentre un manto verde si disponeva attorno alle catene montuose, lì dove prima si erano mossi gli animali, tracciando un percorso. Ne avevo sentito parlare, forse da un racconto d’infanzia, un compagno di scuola, un signore al bar delle Orecchie Bianche, qualcuno me l’aveva detto: “Lo riconosci dal lungo monociglio”. Ora che la testa si era formata del tutto proprio sotto le gambe delle stelle era inconfondibile, lo Spirito Polare dal Lungo Monociglio con cui si Spazzolano i Denti da Latte Sporchi era dritto di fronte a me, in tutto il suo splendore. Circondava il lago come in un abbraccio e al posto dei gomiti aveva due balene. Simpatico, pensai. Aveva gli occhi a pesce, un po’ socchiusi, ma vedevo che mi fissava. In silenzio. Beh, forte dell’esperienza precedente decisi di romperlo subito, quel silenzio: “C’è al mondo qualcosa che abbia senso e che possa addirittura cambiare il corso degli eventi non solo sulla terra ma anche in altri mondi?” chiesi. Il fondo del lago iniziò a perdere acqua, come se si fosse appena creato un buchetto. “C’è” disse la voce tenebrosa dello Spirito, sembrava venisse dallo spazio in cui galleggiano le stelle. “E che cos’è?” chiesi ancora. “E’….” lo Spirito Polare dal Lungo Monociglio con cui si Spazzolano i Denti da Latte Sporchi cominciò e di colpo tacque. Rimanemmo in silenzio, a guardarci. Fissavo lo Spirito poi gli orsi e le stelle. Io guardavo loro ma non saprei dire se anche loro guardassero me.

Talpe - Federica Ubaldo - www.federicaubaldo.com

“Senti bello te l’ho detto, non c’ho spicci, non so dove vuoi arrivare con gli spiriti, i monocigli, i sederi degli orsi, non so, non capisco, non c’ho niente da darti, ho da fare, grazie ciao”.

Ma guarda tu questi che infilano la faccia dentro casa e vomitano dentro cose, Errietta! Errietta quante volte te lo devo dire, la devi chiudere bene la tana, guarda tu questa che lascia sempre aperto poi ci ficcano dentro la faccia. Il pesce fluorescente rosa, ma dico io, poi ti rispondo “Non ho spicci” vattene, che ti rimani lì a parlare, non so, Errietta! Gente che se ne sta in silenzio a guardarsi, ecco, appunto, zitto gli volevo dire, demente. Ma guarda tu che gente che c’è in giro Errietta!!

L’illustratrice inconsapevole è Federica Ubaldo e le illustrazioni sono (in ordine): Everything is Possible, In and Out, Glaciers, Talpe.

LaBau

scritto da

Questo è il suo articolo n°8

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