Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Sweet Home Chicago | Vivere a -40 gradi

Sta di fatto che l’inverno, a piccole grandi falcate, si è materializzato. Da quando sono arrivato qui tutti non hanno fatto altro che avvertirmi e sorridere alle mie domande ingenue riguardo questo infame periodo dell’anno. C’erano 0 gradi e mi dicevano : “E questo non è niente”, c’erano -5 e mi dicevano “Just wait!”, c’erano -10 e mi dicevano “Oh, this is nothing!”. Quella sera dei -10, ero uscito con un giubbotto di pelle perché non è che ancora mi fossi attrezzato per bene al clima di qui e a anche perchè non mi posso permettere di fare grandi scorpacciate di shopping con quel che guadagno. Mi ero imbacuccato come un albero di natale, strati su strati. Cinque minuti con le mani nude all’aria fresca e avevano già perso sensibilità. Avvertivo una sensazione potente e piuttosto umiliante, mi sentivo un inguaribile coglione. Il punto è che qui il clima è davvero strano, strano forte.

Vivere a -40 gradi - ziguline

Ricordo ancora con emozione, e quasi qualche lacrima, quei bellissimi giorni tiepidi in cui ogni volta che provavi ad aprire lo sportello della macchina appena parcheggiata, dimenticavi sistematicamente della corsia ciclabile e puntualmente rischiavi di prendere a sportellate qualche ciclista, magari uno di quelli piuttosto fissati, pronto a congedarti con improperi vari e senza dubbio sonori. Dove ero rimasto? Dunque, dicevo, ricordo ancora con emozione quei giorni e come non ci sia stata praticamente transizione alcuna tra quelli e il freddo glaciale (per me a quel punto era già glaciale: “Questo non è niente” cit.). Ricordo anche di quel week-end subito dopo il giubbotto di pelle a -10, C’erano 10 gradi senza meno e stavo lì a chiedermi, un po’ incredulo, un po’ guardingo : “ma siete seri? 20 gradi di differenza da tra un week-end e un altro?” Insomma, tutto ciò per dire che qui è strano. A -15 mi dicevano: “Ah! Non hai visto davvero nulla, it’s only going to get worse”. “Vaffanculo” pensavo tra me e me, voglio dire, con quale faccia puoi dire a qualcuno una cosa del genere? Quel sorrisino beffardo di chi la sa lunga era proprio necessario? Si vedeva chiaramente che stessero godendo a dirmelo.

Vivere a -40 gradi - ziguline

Ricordo chiaramente la serata del -15. Ero ancora in giacca di pelle (eh sì, lo so). In programma c’era un concerto in uno storico locale con i colleghi. Bene, diamine, la cosa più impressionante di quella nottata fu uscire fuori dalla fermata della metro e vedere una fila gigantesca di ragazzi davanti ad un teatro dall’insegna lucente, slanciata e adornata di migliaia di piccole lampadine luminose, nella parte nord di Chicago: alcuni di questi intrepidi ragazzi indossavano maglie a maniche corte, alcune di queste ragazze erano vestite di sole fasce che coprivano culo e tette. Tutto il resto era scoperto e stavano, giuro era evidente, morendo assiderati per andare ad assistere ad un dj set. Era scioccante. Mai sentito così freddo in vita mia. Giungo nei pressi del posto dove avevo appuntamento con gli amici ( due ore prima).

Vivere a -40 gradi - ziguline

Tremavo, mi chinavo verso me stesso e non riuscivo a parlare. Sembravo un fottuto psicopatico intento a suonare un sassofono immaginario. Ovviamente c’era da attendere per entrare. Arriva la mia amica Pauline e mi guarda con uno di quegli sguardi materni che si destinano solo ad un povero forestiero venuto da piuttosto lontano, sicuramente da un posto esotico in cui un -2 gradi è considerato emergenza nazionale, si indossa mezzo guardaroba e si bandisce la birretta infrasettimanale con sonori “manco se me paghi!”.

Vivere a -40 gradi - ziguline

“I know” dico, mestamente, eseguendo il mio virtuosismo col sassofono. So essere piuttosto duro di testa, talvolta prima di capire ci devo passare almeno un paio di volte. Sono una di quelle persone che deve, per forza deve, passare per l’errore prima di capire che, in effetti, è sì un errore e che sì, in effetti, sarebbe preferibile, agire diversamente. O forse sono solo un gran procrastinatore che pensava ancora di cavarsela nella Siberia americana con un giubbotto di pelle.

Vivere a -40 gradi - ziguline

Ad ogni modo, quella serata era fredda, e parecchio. A -20 gradi mi dicevano “Sì, tutto sommato, ci siamo, stiamo toccando quei picchi mostruosi di cui tanto hai sentito parlare” ma poi è arrivato il Polar Vortex e tutto è cambiato. Quello è stato il primo giorno di tante cose, tornavo da Boston. Si era tanto parlato di questo mostro meteorologico, di questa specie di essere demoniaco pronto ad allungare le sue grandi braccia infervorate e scagliare come mannaia una scia terribile di ghiaccio e morte. É stata la prima volta che ho visto i finestrini di un’auto ghiacciarsi all’interno. É stata la prima volta in cui respirare faceva male. Dico, non per lo smog o cose così, fisicamente male. Stalattiti lunghi come spade terribilmente affilate scendevano dai tetti delle case. Il lago Michigan, cazzo, il lago Michigan, un lago gigante come un mare, a ridosso della costa di Chicago era tutto ghiacciato.

Vivere a -40 gradi - ziguline

Una patina ghiacciata e scintillante apriva la pista a bellissime panoramiche di una Chicago ibernata. Le notizie riportavano comparazione con i luoghi più freddi del pianeta. Chicago era più fredda della Siberia. Chicago era più fredda del Polo Sud. Ok. Qualcuno recentemente ha fatto una battuta a tavola sul clima di Chicago che ha ancora di più rinforzato i miei grossi “perché” sul come si sia potuta sviluppare una civiltà così popolosa e influente con questi climi: Cristoforo Colombo probabilmente non è stato il primo a mettere piede in terra americana ma il più scemo a decidere di rimanerci. Che per me, per quanto trattasi di storia da quattro soldi, ha un sacco di senso.

Vivere a -40 gradi - ziguline (7)

Sta di fatto che il Polar Vortex ha praticamente scardinato il tutto e portato il livello di quel clima ai suoi massimi di assurdità. Fuori casa la neve ha coperto tutto il balconcino, fino ad arrivare all’altezza della nostra finestra. Le scuole, in quel lunedì e martedì dei -40 gradi, avevano finalmente chiuso, evento davvero straordinario qui. Insomma, la vita a -40 gradi è difficile anche per un Chicagoan autoctono. In effetti, nessuno ha avuto il coraggio di ripetermi, ancora una volta: “Oh, e questo non è ancora niente!”. E per fortuna che, a quel punto, avevo finalmente comprato un giubbotto come si deve.

Stefano Paris

scritto da

Questo è il suo articolo n°21

Community feedback