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The Rerum Natura Babilonia al Palladium

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Ormai l’avete capito che quest’anno la redazione di Ziguline è tornata in pompa magna, pensa in grande.  È ora di crescere e affinare il palato di tutti i nostri lettori con qualche appuntamento teatrale che fa sempre bene allo spirito e alla cultura, soprattutto. Alla sottoscritta tocca il compito di introdurvi nella nostra rubrica di teatro e lo faccio parlandovi del il primo spettacolo a cui ho assistito per voi, ma soprattutto per me, il 25 gennaio al Palladium, che anche quest’anno ha un programma da paura, con nomi e compagnie provenienti da ogni parte del nostro bel paese.

Babilonia Teatri è una di queste, un duo veronese composto da Valeria Raimondi e Enrico Castellani, di cui già vi ho parlato qualche anno fa in occasione del loro spettacolo The end presentato ancora una volta sul palco del teatro romano. The Rerum Natura è un remake di quel The End ma con qualche ritocco che lo ha reso davvero molto più attraente agli occhi del pubblico che venerdì sera ha assistito allo spettacolo.Partiamo dal titolo: The Rerum Natura. Questo titolo non mi è nuovo. Sì, perché è il titolo del poema del filosofo latino Tito Lucrezio Caro, il quale propone una riflessione filosofica sulla natura delle cose, come dice il titolo appunto, incitando gli uomini a riflettere sull’esistenza della realtà circostante e sulle sue pulsioni e passioni che lo condizionano nella vita quotidiana. Talmente tanto addentrato nella passione degli uomini Tito Lucrezio Caro che si è suicidato a soli quarantaquattro anni. La morte volontaria, il suicidio è il tema da cui prendono spunto gli autori dello spettacolo The Rerum Natura portandolo in scena con il proprio condimento, quello stile che li contraddistingue, un po’ punk come dicono loro, un po’ nudo e crudo, come forse avrebbe voluto il poeta latino e mettono di fronte al pubblico tre attrici, tre donne, tutte e tre in bianco, tre età, adolescenza, giovinezza e età adulta, contraddistinte dalla natura e dai complessi emotivi.Valeria Raimondi, Olga Bercini e Giovanna Caserta sono le protagoniste dello spettacolo. Sul palco pochi elementi: delle funi, un frigorifero chiuso e la statua di Gesù crocefisso scomposto.

La piccola Olga Bercini è la prima a salire sul palco, interpretando fantasticamente i sogni concatenati di una bambina che parla di Dysneyland e ti tombe, di sepolture e sogni di plastica, incantando con la sua eccezionale bravura nell’affrontare il tema della morte con scaltrezza e convinzione.Un discorso toccante e sarcasticamente ripreso da Valeria Raimondi, la quale richiama alla mente il monologo di The End e con la stessa espressività ed esplosione verbale chiede alla vita di allontanarla dal pensiero della morte e dal suo odore esacerbante e ripugnante.

Giovanna Caserta chiude il monologo urlando al mondo la sua paura di sentirsi strappare la vita giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, con i macchinari e la pietà di chi la guarda appassire, spegnersi per sempre. Evitare questo tormento, acconsentire al desiderio di morire prima della morte lenta e infingarda che fa sbiadire la passione.Poco prima che le luci calino sulle tre attrici ecco un altro deja vu per il pubblico: la statua di Cristo ora composta viene eretta in mezzo alle teste mozzate di un asinello, compagni di vita e di morte, mentre in alto risuonano le note di The End dei Doors.

 

Per saperne di più:

www.romaeuropa.net/it/palladium/766-babilonia-teatri.html

 

 

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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