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Un giorno i gatti soppianteranno il porno

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Nel romanzo La possibilità di un’isola di Michelle Houellebecq, ci s’immagina uno di quei futuri sterili ed apocalittici che lo spietato progresso tecnologico e la conseguente meta-fisicità della vita ha troppo spesso inspirato nelle menti dei più vari pensatori. Seppur si pensa, in questo caso, che gli uomini esisteranno ancora e non saranno implicati in una guerra con i discendenti armati dell’Iphone, essi sopravviveranno solo nella forma di cloni, e l’interazione umana sarà relegata ad una serie di messaggi telegrafici con una ed una sola persona, solitamente del sesso opposto. Niente di speciale, secondo me, tranne per un piccolo particolare interessante: ogni uomo potrà avere, al suo fianco, il suo piccolo animale domestico, unica possibilità di sentire un altro calore corporeo o di odorare un’altra puzza fisiologica durante tutta la sua esistenza.

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Il fatto è che credo la cosa sia molto più specifica: ogni uomo, nel suo prossimo apocalittico futuro, avrà al suo fianco il suo dolcissimo gattino da filmare e condividere col resto degli account. D’altronde, che i gattini dolci siano la specie oramai più potente, l’unica in grado di sopravvivere al fianco dell’uomo nella conquista e ristrutturazione del pianeta è oramai cosa chiarissima. I gattini sono il simbolo stesso dell’adorata indipendenza, l’essere che più di tutti si mostra indegno di affetto e proprio per questo, secondo una formula specificamente moderna, finisce per ottenerlo: Tommasino, il gattino dolce che in questo dicembre 2011 ha ereditato una villa all’Olgiata, due appartamenti a Roma e Milano, diversi conti correnti bancari e alcuni terreni in Calabria è, in questo senso, solo l’esempio più radicale di un trend che va diffondendosi a macchia d’olio. D’altronde, se è vero che un gatto è essenzialmente diverso da un cane perché non lo si può abbandonare in autostrada – o così pare, a seguire le campagne di sensibilizzazione estive – è anche vero che gli ultimi reduci della fazione canina si dirigono sempre più numerosi verso i toy-dog, ossia cani grandi come gatti (lo studio è della RoyalCanin).
Ciò che più mi interessa puntualizzare non è però il fatto di possederlo, un gattino dolce, ma lo strano fenomeno di tentare in tutti i modi di diffonderne le doti e le ingenuità attraverso la condivisione di suoi filmati in rete. Ognuno di voi avrà avuto a che fare, nella sua carriera cibernetica, con il tipico “smadonnare” da intasamento della home di Facebook a causa del video di funny cats.
La top-ten di YouTube Trends sui dieci video più visti del 2011 presenta ben due video con la tag “cat” di cui uno, il più celebre, titolato Cat Mom Hugs Baby Kitten. Protagonista, un gattino dolce con la sua mamma che, laddove quello fa sogni particolarmente agitati, l’abbraccia: ad oggi il video ha superato le 38 milioni di visualizzazioni distribuite su tutto il pianeta, anche là dove si dice che i gatti se li mangino. Un articolo del blog di YouTube, titolato La Guerra Fredda dei Gattini (o come ho smesso di preoccuparmi ed ho imparato ad apprezzare i video di adorabili felini) studia addirittura come gli Usa stiano perdendo la guerra fredda delle visualizzazioni e degli upload di video di gattini contro la sempre più temibile Russia, tanto fredda con i giornalisti quanto calda con i piccoli batuffoli. Sulla prima pagina della sezione “Animals” del blog stesso, d’altronde, i gattini occupano quattro articoli su otto visualizzati e il più importante dei blog italiani, IlPost.it, ha intitolato la sua rubrica sulle immagini zoologiche Weekly Beast: tutti gli animali fuorché i gattini.

Il fenomeno più straordinario però, è sicuramente quello del “catvertising”: un’ agenzia di comunicazione e marketing canadese, la JohnSt, ha pubblicato un video in cui, dopo aver srotolato previsioni sul fatto che, in futuro, i gattini soppianteranno il porno ed occuperanno la maggior parte del traffico web, sostiene di aver creato un distaccamento votato a girare video di gattini attraverso i quali fare pubblicità alle aziende clienti. In verità tutto ciò si è scoperto essere un fake, uno di quei video di falsa pubblicità per farsi pubblicità, ma il fatto che in un modo o nell’altro i gattini abbiano attirato persino i cuori e portafogli dei pubblicitari, fa riflettere.
Laddove la rete, e soprattutto YouTube, hanno permesso la completa democratizzazione dei mezzi informativi e la conseguente nascita di una generazione totale di possibili giornalisti, pare che il prezzo da pagare sia stato quello della parallela nascita di una generazione totale di Paperissima-addicted. Sarà che vedere dei gatti, storicamente astutissimi, in situazioni del tutto idiote può aiutare ad avere stima di sé, sarà che un gattino che fa cose da uomini può redimere tanti uomini che fanno cose da bestia, resta che lo sputtanatissimo detto warholiano sui quindici minuti di celebrità pare si sia alla fine tramutato nella possibilità che, nel presente, chiunque possa avere quindici minuti da videoamatore. E, di conseguenza, un dolce gattino famosissimo.

Stefano Pontecorvi

scritto da

Questo è il suo articolo n°64

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