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Xanax Party with Kap Bambino

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Per continuare la saga del “non si esce vivi dal 2007” i ragazzi dello Xanax Party hanno chiamato di nuovo a calcare le scene torinesi, il duo francese dei Kap Bambino. In una secret location. Evidentemente un nuovo must, adatto a creare l’aura di hype necessaria a farti sentire un coglione quando qualcuno ti chiede: “ma dove suonano?” E la tua risposta solitamente è: “cazzo ne so”, quando invece potresti dire: “in una secret location che annunceranno solo il giorno prima, ci sono solo 500 ingressi è una festa a cui bisogna esserci assolutamente”.

Ma come ormai avrete capito io sono un’outsider, quindi le risposte non le so dare.Visto il successone del party dell’anno precedente, con stage diving vari e gente sudata e molesta che nemmeno a un concerto punk, ho deciso di tornare a godermi lo spettacolo anche il 21 febbraio.

Comunque il locale è La Gare, una discoteca solitamente frequentata da una fauna tamarra, almeno, la nomea è tale per cui se cerchi delle immagini del posto vedrai delle ragazze su sfondo di uomini nudi con conchiglia sul pacco. Per un po’ ho sperato che ci fossero, i cubisti nudi.

La location si rivela comunque la migliore per la situazione: è grande e ha un ampio spazio per il dancefloor, cosa difficile da trovare in centro città; il pubblico è composto essenzialmente dai frequentatori del più “scabroso” party cittadino, più scabroso per le tette sui volantini che per altro, ma è la serata giusta se vuoi affondare le radici agli inizi 2000. Io e una fida compare d’influenza e tosse, perfette per l’occasione oserei commentare, ci presentiamo alle 23, in preciso anticipo per rimanere il tempo necessario sotto la neve e far organizzare un party ai nostri bacilli.

Ad aprire la serata i Joybeat, gruppo torinese che ha sicuramente buone potenzialità, ma deve lavorare soprattutto sulla voce del cantante, non so se sia voluta, ma era alquanto sottotono. Musicalmente non particolarmente originali, fanno il classico indie alternativo che calza a pennello con lo stile Xanax Party, e sono abbastanza carichi per scaldare l’atmosfera. Sullo sfondo, video pieni di tette. Alle pareti, scritte inneggianti alle tette. Ma di quelle vere se ne vedono ben poche, alla fine dei conti, se non per una rara eccezione (e fidatevi, ce l’avevo di fronte ed erano davvero grosse. Non capisco come non ci siano prove fotografiche della cosa).

Sinceramente non posso fare a meno di pensare ai Crystal Castles ogni volta che sono a un concerto dei Kap Bambino, la differenza è che ora i primi sono “diventati grandi”, hanno preso un’onda scura, dark, profonda. I secondi continuano a essere dei fottuti esaltatori di masse. E che vi piaccia o no, lo spettacolo è sempre unico. Che distruggano i pc o che lei giochi con i partecipanti. Questa volta salgono sul palco con giusto mezz’ora di ritardo che ti lascia lo spazio per pensare che Caroline stia aspettando che salga la droga. La dinamica è la stessa di ogni loro performance: si parte caldi, la prima donna della notte salta, si butta tra la gente, si versa l’acqua addosso e sul pubblico, si rotola in preda a spasmi orgasmici e viene toccata come se fosse Padre Pio. Ma pare che dalla quantità di mani su sul culo sia meglio di un santo.

Gli astanti sono in completo delirio ma il premio “vincitore della serata” va alla ragazza recidiva che ha continuato a salire sul palco per ballare con Caroline. Le prime due volte è stato divertente, poi in serie la cantante ha iniziato a lanciarla (letteralmente) nel pubblico che la lasciava cadere gambe all’aria. C’è stato anche il momento: torno sul palco gattonando per riprendere la borsa e scrivere uno status su Facebook. Il ripetersi di questo teatrino è diventato poi sempre più comico per noi ma imbarazzante per la povera, a cui va tutta la mia stima per averci provato fino alla fine.

Io ero dalla tua parte! Dopo mezz’ora circa mi rendo conto che sì, tutto ciò può essere divertente ma che ormai ho superato la fase della sbronza casuale con pogo annesso, e che immancabilmente si torna alla vecchia idea che ho di me stessa che si azzuffa con la mia età anagrafica e il mio lavoro. E che effettivamente anche i Kap bambino hanno superato la fase in cui erano una novità ed erano interessanti, ormai hanno un sapore un po’ stantio.

 

Claudia Losini

scritto da

Questo è il suo articolo n°175

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