Vuoi essere informato sui nostri Ticket Deals?
Iscriviti alla nostra newsletter.

* obbligatorio
Close

Zentwo per Lumen / urban factory

Si parla di:

Lumen apre le porte all’artista Zentwo, graphic designer e writer che in occasione della seconda edizione dell’evento salernitano intende mostrare al pubblico campano e non le sue pittoriche qualità comunicative e concettuali. Francesco Palladino, in arte Zentwo, classe 1978, campano di Caserta, vanta nel suo curriculum numerosissimi collaborazioni nazionali ed internazionali che lo hanno spinto alla sperimentazione e all’evoluzione degli elementi legati al lettering. Nasce così la serie di opere dal titolo “standards[R]evolution” che tanto mi hanno incuriosita ed interessata. E così filosofeggiando su chi sia e su come se la passa, lo contatto per scambiare due chiacchiere.

Cominciamo con una “semplice” domanda: cos’è l’arte per te?

Se per Arte parliamo di attività creativa, direi che la considero un mezzo espressivo.
Nello specifico non riesco a darmi un ambito preciso di appartenenza, preferisco non pormi limiti in tal senso. Spazio dalla grafica alla pittura, passando per i video fino alle performance installative. Mezzi espressivi per un unico fine comunicativo.
Quindi possiamo dire che la mia attività artistica è volta a codificare in chiave visuale il mio bisogno di comunicare, di esternare e condensare in un unico progetto un pensiero.

Quando nasce Zentwo e soprattutto chi è?

Artisticamente Zentwo nasce nel 1992, all’età di 14 anni nel più classico dei modi: un amico mi mostra delle riviste americane con dei graffiti e dal quel momento, perso fra miriadi di colori e forme, inizio il mio viaggio artistico legato al mondo del graffiti writing. Inizio prevalentemente con i characters, passando poi alla realizzazione delle lettere che diventeranno il tema principale dei miei interessi per gli anni a venire.
I latini dicevano nomen omen ed infatti sono una persona decisamente calma e serafica, alla costante ricerca di un punto di equilibrio.
Sei anche un graphic designer, sicuramente questo altro tuo mestiere e passione si riversa nei tuoi graffiti. Come si fondono insieme, intendo la Street

Arte ed il design?

Il graphic design influenza il lavoro artistico facendomi puntare all’essenza delle cose: realizzazioni minimali, ricerca sugli elementi fondamentali delle composizioni in termini di equilibrio sia visivo che cromatico. Cerco di coniugare istinto e tecnica, con l’obiettivo di tracciare un nuovo codice di comunicazione, autonomo da ogni metodo e dotato di valenza esplicita ed evocativa.

In alcuni tuoi disegni la figura umana si decompone, cosa rappresenta?

La serie di opere denominata “standards[R]evolution”, gioca sugli elementi fondamentali legati al lettering e alla loro evoluzione, elementi che per l’appunto chiamo “standards”. Come nel jazz, questi elementi, che sono da decenni patrimonio della cultura del graffiti writing, vengono continuamente riproposti e in questo caso associati al mio corpo per decretare l’intimo legame che mi lega a questa cultura. Un modo per descrivere la relazione fra me e il writing, senza l’ausilio del lettering.

Qual è l’opera o il lavoro di cui vai particolarmente fiero?

Quella che devo ancora realizzare! Ogni opera che faccio mi porta ad avanzare nella mia personale scala di valori. In genere l’opera appena realizzata perde d’interesse, forse perché nata più da un’urgenza comunicativa che da una mera operazione estetica, motivo per cui trovo più stimolante guardare al futuro.

C’è qualche artista al quale ti ispiri o che ammiri particolarmente?

Essendo una persona dai molteplici, a volte troppi, interessi, trovo ispirazione ovunque. In assoluto non ho artisti, né generi preferiti, ma ce ne sono alcuni che sento più vicini per tematiche, tecniche pittoriche e capacità comunicative, come Hans Hartung e il suo linguaggio segnico o Egon Schiele nel lavoro sulla figura umana con il suo tratto deciso, tagliente ed essenziale.

Se non sbaglio sei campano, qual è il rapporto con la tua città e dove ami operare?

Sono Casertano. A livello istituzionale, il rapporto con la città non è dei più semplici in termini di progettazione. Esistono delle menti “illuminate”, ma per lo più ti scontri con burocrati e la loro missione di affossamento di qualsivoglia attività artistico/culturale. I privati al contrario, sono in pieno fermento e stanno facendo crescere un discreto movimento alternativo. Il territorio è altresì tristemente famoso per le attività di stampo camorristico. Combattiamo quotidianamente con tematiche che vanno dallo smaltimento dei rifiuti, all’aria malsana che si respira per via delle cave, fino alle frequenti azioni di micro e macro criminalità. Ad essere onesto, nella mia città è un bel po’ che non opero con azioni di strada, fatta eccezione per un hall of fame storica che dipingiamo di tanto in tanto, quando ci ritroviamo, con i miei compagni di crew.
Le operazioni artistiche indoor hanno una matrice più intimista, di ricerca ed esulano dal contesto del graffiti writing. Quelle outdoor vivono di una logica ben diversa, legata alla performance, al contesto in cui vengono eseguite e per loro natura, caduche.

So che hai anche esposto e lavorato all’estero. Il riscontro che hai ottenuto com’è stato e come è vista la Street Art al di là dei confini italiani?

La street-art all’estero viene considerata in modo più maturo, con dei riconoscimenti che in Italia forse stiamo avendo solo da un paio di anni a questa parte. Tranne per quei pochi che ai limiti dell’informale riescono a lavorare in circuiti artistici più ampi, da noi si tende ancora a relegare gli street-artist in ambiti troppo definiti.

Dopo Lumen, quali saranno i tuoi progetti futuri?

Ho appena concluso una collettiva al Museo d’Arte Contemporanea della mia città ed è in corso fino a giugno un’altra collettiva nell’area Contemporanea del Museo Archeologico dell’antica Capua a Santa Maria Capua Vetere. Per il futuro sto lavorando ad una mia esposizione personale che partirà a fine Settembre sempre a Caserta ed una collettiva a Napoli per il mese di Giugno. Sempre lavoro permettendo s’intende.

Per chi volesse saperne di più: zentwo.net

P.S. Jonathan Pannaciò è uno dei sei artisti scelti dall’Associazione Lumen Project

______________________________________________

Lumen / urban factory

13 – 29 maggio 2011

Parco dell’Irno

ex Area Salid

Salerno

Italy

Stefania Annese

scritto da

Questo è il suo articolo n°51

Sullo stesso genere:

Community feedback