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Zoe Strauss non fa solo fotografie

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Zoe Strauss è una fotografa di Filadelfia e da qualche tempo, da dieci anni per essere precisi, porta avanti un progetto fotografico per le strade della sua città, la quinta più grande degli Stati Uniti, un grande agglomerato urbano multietnico dove convivono uomini e donne di diverse origini, per la maggior parte irlandese, italiana, tedesca, portoricana e polacca.
Zoe è la quarta generazione di immigrati provenienti dall’Europa dell’est che sono andati a vivere negli Stati Uniti molto tempo fa e forse moriva dalla voglia di documentare questa moltitudine di culture che da quasi due secoli condividono questo grande spazio di grattacieli e strade chiamato città.

Billboard Project, questo è il nome del suo progetto che unisce ricerca antropologica e arte, la sua arte fotografica che cattura momenti quotidianità delle comunità presenti a Filadelfia e in molte altre città degli Stati Uniti, volti di persone che dalla fotografia si trasformano in poster giganti che vengono affissi al posto dei cartelloni pubblicitari, sulle strade o in cima ai palazzi, come si usa nelle più grandi metropoli del mondo. Dei veri e propri manifesti di persone comuni, 54 in totale di normali cittadini che vivono lungo gli spazi e le strade degli Stati Uniti, storie di persone come Antoinette Conti e Fernando Trevino, rispettivamente di origine italiana e messicana, protagonisti del primo billboard intitolato La Corona perché a pochi metri dal palazzo dove sono stati affissi i manifesti ci sono le antenne di una azienda telefonica che sembrano davvero formare una corona sulla testa dei due protagonisti del manifesto.

Il suo lavoro ricorda in parte il progetto Inside Out dello street artist JR, foto di persone trasformate in grandi manifesti in giro per il mondo, una sorta di documentario sulla storia delle comunità narrato attraverso la fotografia.
Spulciando il sito del progetto, dove tra l’altro si può localizzare la mappa delle strade dove sono affissi i suoi manifesti, mi sono soffermata su altri billboard, come il numero 44 che documenta il disastro del Deepwater Horizon sulle coste del Mississippi nel 2010, tuttora considerato il più grande incidente nella storia dell’industria petrolifera che ovviamente ha toccato le popolazioni che vivono lungo il fiume come Matt Tune, protagonista del manifesto numero 9 apparso sulle strade di Morgan City.

Il manifesto numero 18 è stato posto esattamente sul tetto del Riverside Hotel, dove una volta c’era l’ospedale in cui la leggenda metropolitana vuole che sia morta la famosa cantante di blues Bessie Smith che Zoe Strauss ha ritratto nel suo manifesto con la foto della cantate sul letto trasformato in un grande manifesto che tutti possono vedere a Clarksdale.
Zoe Strauss si è spinta fino in Texas a El Paso dove ha conosciuto Carlos, un uomo che ha partecipato alla guerra in Iraq per ben due volte e che al ritorno in America ha cominciato a soffrire degli stessi problemi che accusano i militari al ritorno dalle guerre. Una storia comune negli Stati Uniti ma che valeva la pena documentare con un poster che ritrae Carlos con la sua famiglia in una fotografia lasciata sul letto visibile a chiunque si trovi a El Paso. Il progetto di Zoe Strauss è in mostra presso l’International Center of Photography di New York fino al 19 Gennaio 2014.

Zoe Strauss | sito

Eva Di Tullio

scritto da

Questo è il suo articolo n°178

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