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Carillon Muto, opere di Marco Rea

Si parla di:

Una sequenza di teste senza corpo. Corpi senza testa. Turgori sessuali che si specchiano in orbite di occhi vuoti, in una dissolvenza senza parole. Farsi esangue di passioni. Ossimori, in cui si aprono spazi di percezione che interrogano i sensi, oltre la ragione e la forma. Offrendosi agli spettatori come un catalogo di perturbazioni impregnato di un’asettica malia, la mostra personale CARILLON MUTO dell’artista Marco Rea, curata da Francesco Paolo Del Re, inaugura la stagione espositiva della romana Galleria RGB46, in Piazza Santa Maria Liberatrice 46, nel cuore del quartiere Testaccio. Marco Rea propone una serie di opere pittoriche di grande e piccolo formato, elaborate con l’uso di vernice spray a partire da immagini preesistenti, prelevate dal magma di stimoli della comunicazione pubblicitaria. Protagoniste dei lavori di Marco Rea sono figure femminili, mai colte nella loro interezza, soppesate nel tentativo di coglierne uno spessore psicologico: volti o corpi abbandonati in una liquida immaterialità che allude tanto al rapimento sensuale quanto allo sciogliersi della vita nella non-vita. Oltre ai quadri, la mostra si arricchisce di un intervento installativo: una composizione di tre carillon, lasciati a disposizione del pubblico, con gli ingranaggi meccanici in vista e senza possibilità di emettere suoni, come un piccolo omaggio a John Cage.

Il gran capo

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Questo è il suo articolo n°3459

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