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Ciao, mi chiamo Paolo Bacilieri e sono un autore di fumetti

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Con i suoi personaggi disadattati cronici, un approccio originale e ricco di verve al fumetto, Paolo Bacilieri è uno degli autori italiani più importanti e apprezzati. Con lui le vignette scivolano sul foglio perdendo ogni incastro regolare. Sempre impegnato in molte collaborazioni , non gli si riesce a star dietro, e dagli interessi trasversali ha da poco disegnato: la copertina per “Granta vol. 1”, l’adattamento a fumetti di “Adios Muchachos”, un romanzo di Daniel Chavarria, per l’editore Casterman o la storia “Takotsubo” contenuta nel catalogo della mostra “Un’espressione Geografica” alla fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino fino al ventisette novembre .
Tra le invenzioni più riuscite di Bacilieri c’è Zeno Porno un personaggio seriale che si è evoluto da protagonista dell’omonimo albo uscito nel ’98 a alter-ego che ha iniziato a fare la sua comparsa regolarmente sul mensile “Animals”. Brevi storie che mischiano quotidiano, citazioni e ipertesti con l’uso congestionato del lettering che assume una precisa importanza grafica e dà forma a idee, parole e pensieri repentini dotando il fumetto di un’aura psichedelica. Una visita a una mostra, uno zio da portare in “weneto” o una spassosissima fiera del fumetto sono solo alcune delle ambientazioni in cui l’occhialuto Zeno viene precipitato.

“Durasagra” (Black Velvet ) è un esempio di questo stile inconfondibile dove perfino i caratteri dentro i balloon hanno un’irregolarità da manifesto punk. Oppure le boccette di profumo che dialogano tra loro in “The Supermaso Attitude” (1996) trasposizione a fumetti delle vicende di sangue accadute a Montecchia di Crosara nel 1991 che hanno avuto per protagonista Pietro Maso.
Ora sta portando avanti il suo progetto “Sweet Salgari” che lo vede impegnato a raccontare la vita dello sfortunato romanziere italiano sullo sfondo di una Torino della belle époque, di cui si possono seguire i progressi e vedere le tavole sul suo blog.
Esce intanto in questo mese sempre per Black Velvet “Phonx”, fumetto disegnato all’epoca di “Durasagra”, storia noir dove due banditi rapiscono la figlia di un ricco imprenditore; senza tralasciare poteri telepatici e fratelli ritardati, per non smentire la sua consueta ironia imbevuta in un clima surreale.

 

Dovendo realizzare la copertina per il primo volume di Granta, tema il lavoro, da che elementi sei partito? Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

Sono partito da un personaggio,un fantomatico apicultore che già avevo disegnato in un calendario Moltimedia, qualche anno fa e l’ho adattato alle circostanze. Le api come idea di lavoro naturalmente sono entrate “in automatico”. I miei scrittori preferiti è una domanda impegnativa specie per me che sono un lettore disordinato e onnivoro. Mi limito al romanzo (molto bello) che sto leggendo ora, “Golk” di Richard G. Stern e a una biografia di John Belushi letta da poco, “Wired”, di Bob Woodward.

Una costante dei tuoi lavori è l’estrema cura dei paesaggi urbani, per esempio le vedute di Milano e dei suoi palazzi; collabori con “Abitare” e “Domus” che legame hai con il disegno tecnico?
Che rapporto vedi e senti tra i fumetti, le illustrazioni e l’architettura, argomento sul quale ti sei espresso su domus di ottobre 2010 ?

Ho collaborato con Domus, collaboro regolarmente con il mensile Costruire. Mi chiedo anch’io da dove viene questa mia passione insana per il righello: non sono a differenza di Crepax , Micheluzzi e dell’amico Manuele Fior, architetto. Ho studiato all’Accademia di Belle Arti. Però da tempo coltivo interessi anche in questo territorio che ha in effetti delle misteriose affinità con i fumetti.
Credo sia stato fondamentale per me vivere a Milano. Se non avessi visto quotidianamente la Torre Velasca spuntare tra i tetti della mia città, d’estate e d’inverno, difficilmente mi sarebbe venuta voglia di disegnarla.

 

Come descriveresti il luogo in cui sei nato?

Io sono nato in un ospedale, a Verona. Ma sono cresciuto perlopiù in alta Valpolicella in un paese molto piccolo e molto bello tagliato fuori a lungo dallo sviluppo/disastro di molta parte del Veneto. Credo sia stato importante. Mi ha dato spunti che uso tuttora anche quando faccio storie di fantascienza.

In un intervista hai detto che per te certa architettura del dopoguerra di Milano ha un valore positivo, quali sono gli edifici e luoghi Milanesi che consiglieresti di vedere o che ti piacciono?

Qui ci vorrebbe qualche mio amico molto più esperto di me. Io posso dirti che mi piace molto, per esempio il lavoro di un architetto supermilanese come Luigi Caccia Dominioni e che andare a scoprire i suoi edifici in giro per Milano vale assolutamente la pena. Sono bellissimi. C’è un palazzina in Piazza Carbonari, così bella che nobilita letteralmente e da un senso all’anonimato che le sta intorno. L’ho disegnata spesso. Un’altra è in via Massena, mimetizzata nel verde, semplice, elegante, bellissima.
Con Google Maps le vedete anche da casa!

Le storie pubblicate su Animals verranno mai raccolte in un volume?

Credo che lo farò, prima o poi. Lo vedo come un libro di piccole dimensioni, una specie di Canzoni in A4 bis.

Com’è stato partecipare al Miami con i Verdena?

Fantastico e frustrante. Mettere un fumettista a disegnare tra mixatori e tecnici luce e suono durante un concerto è destabilizzante (specie per questi ultimi)ed è impossibile controllare il disegno, bisogna buttarsi. Tutti a cominciare dai Verdena che dal vivo sono super, si sono dimostrati molto comprensivi.

 

Sweet Salgari, come procede il lavoro di questo volume? Perché hai scelto di raccontare la storia di Emilio Salgari? Che fonti hai usato per disegnare la Torino di inizio secolo?

Il lavoro procede, rallentato purtroppo da altre cose, ma procede, conto di uscire l’anno prossimo. L’idea di questa biografia a fumetti risale ad almeno una decina di anni fa. Non so bene come sia nata, credo comunque sia stato importante come sempre l’aspetto visivo. Salgari con paglietta baffoni e sigaretta perenne era già un personaggio pronto per essere disegnato, poi la vita di un uomo in bilico tra tragico e comico, prosaico e avventuroso, industria e letteratura, fama e menzogna non poteva non interessarmi.
Dice Roahl Dahl nel suo autobiografico “Boy”: “ Bisogna essere pazzi, per fare gli scrittori. La loro sola compensazione è un’assoluta libertà. Il loro unico padrone è la loro anima.” Vale senz’altro anche per Salgari.
Le fonti documentarie sono varie e articolate, amici e conoscenti hanno contribuito in vario modo, specie da quando ho aperto il blog.

Quali pensi che siano le potenzialità del fumetto? Che vantaggi dà alla narrazione?

Di recente rileggevo (con Francesco Cattani)un intervista a Moebius di qualche anno fa dove afferma che il fumetto è cresciuto nell’ultimo mezzo secolo più di qualunque altra forma di espressione e che i suoi sviluppi saranno ulteriori e imprevedibili. Sono d’accordo con lui, non solo perché essere d’accordo con Moebius sembra quasi obbligatorio (“Non sono d’accordo con Moebius.” Suona proprio male!) ma perché la cosa è già evidente.
Nonostante i livelli di maturità e complessità raggiunti il fumetto rimane comunque semplice. Certo farlo bene richiede molto studio e pazienza ma di per sé non c’è niente di più elementare, basico, economico.

 

Ci racconti di “Durasagra”, com’è nato e come è stato realizzarlo?

Durasagra risale al secolo scorso! All’epoca vivevo a Venezia, ero all’ultimo anno di Accademia B.A. .
Un giorno vidi ormeggiato lungo la Riva degli Schiavoni uno Yacht ultramoderno bianchissimo con i vetri oscurati, non distante c’erano dei rimorchiatori (mi son sempre piaciuti non so bene perché) e da questo semplice contrasto ho poi sviluppato la storia. Di solito comincio così da un “ovulo” visivo. Il fatto di vivere (ho abitato e ho lavorato al libro “sul posto”) in questo museo a cielo aperto che è Venezia ha poi dato a Durasagra delle caratteristiche molto specifiche.
E’ un libro che ha avuto un insuccesso clamoroso ma col tempo si è guadagnato credo una piccola cerchia di aficionados. Gli “happy few”!

Per chi volesse saperne di più: sweetsalgari.blogspot.com

Enrico

scritto da

Questo è il suo articolo n°18

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