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Jonathan Pannacciò è pronto per Lumen

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Jonathan Pannacciò fa un sacco di cose e tra queste disegna, dipinge, si occupa di videoclip musicali è stato uno dei fondatori della Dorothy Circus Gallery, insomma il ragazzo sa il fatto suo. Il prossimo 13 maggio, insieme ad altri venti artisti, sarà protagonista della seconda edizione di Lumen urban factory. In questa intervista gli abbiamo chiesto un po’ di come se la passa l’arte in Italia, di cosa ispira il suo lavoro e di cosa ha in serbo per noi che non vediamo l’ora che Lumen dia il via alle danze. Godetevi le parole di un giovane e profetico artista.

Jonathan Pannacciò

Ciao Jonathan. Siamo agli sgoccioli, ti senti pronto per Lumen?

Questo periodo fortunatamente è ricco di lavoro ed eventi che mi coinvolgono, mi sto impegnando molto e Lumen sono sicuro sarà un’ottima occasione per far conoscere ancora di più il mio lavoro. Sono pronto.

Vieni spesso descritto come un artista visionario, ma in realtà chi sei?

Io mi sento come un ricercatore o un esploratore di universi lontani composti da superfici enigmatiche, codici e simboli dai poteri rivelatori.

I tuoi lavori sono spesso intrisi di simbologia e geometrie surreali, cosa o chi ti da ispirazione?

Ci sono moltissime cose che l’essere umano deve ancora comprendere. A me piace cercare su quel confine la mia ispirazione, tra ciò che si sa e ciò che si spera, lungo le radici della civiltà, tra il nascosto e il dimenticato.

Street art, illustrazione e pittura qual è tra i tre il canale artistico che ti coinvolge di più?

La pittura senza dubbio, finora. La street-art fa parte del mio mondo, quello underground delle etichette indipendenti, dei tatuaggi e dei graffiti. È forse, però, la mia personalità riservata che mi porta a lavorare meglio tra le quattro mura, sono cresciuto da “ragazzo di strada” ma il momento della creazione è sempre rimasta una cosa molto intima per me.
Più di tutto è fare arte che mi interessa, c’è un percorso su cui ci si mette in gioco, durante il quale si cresce e si fanno esperienze diverse. Lo strumento che usiamo a volte è indifferente.

13th and god finish

Sei uno dei fondatori della Dorothy Circus Gallery, la prima galleria in Italia che si occupa delle correnti Low Brow e Pop-surrealista. Come, quando e perché è nato questo progetto?

È nata quasi per caso, ma è una storia troppo lunga…magari un’altra volta, con più calma…

Oltre all’illustrazione ti occupi anche di video, ne hai realizzati diversi per la pubblicità e per gruppi musicali. Ma quante cose fai?

Bisogna sopravvivere, possibilmente sfruttando al meglio le proprie capacità (ogni mese c’è un affitto, delle bollette, ecc…). Ho studiato scenografia all’Accademia delle Belle Arti e video animazione allo IED e nel 2008 ho fondato con degli amici uno studio di produzione e post-produzione video, io mi occupo di motion design. Lo studio si chiama RAT Creatives lavoriamo principalmente con agenzie pubblicitarie e case di produzione televisive, per realizzare sigle tv o spot in computer grafica, ho firmato anche un paio di regie di video clip musicali. In questi anni siamo cresciuti molto e adesso siamo su Roma una delle realtà più forti e fresche nel settore della grafica animata.
Per alcuni anni a partire dal 2005 ho portato avanti anche un progetto artistico audio-video insieme a Emiliano Zelada, il nome del progetto era Mag-nesia il tema principale delle nostre performance: l’alchimia del processo digitale, il nostro culmine lo abbiamo avuto al Sonar di Barcellona del 2007, poi le nostre strade si sono divise per ragioni geografiche e il progetto, almeno momentaneamente, messo da parte.

Oracle

In Italia, street art e illustrazione stanno cominciando ad avere seriamente voce in capitolo nel mondo dell’arte grazie a mostre e festival. A cosa credi che sia dovuto questo maggiore interesse nei confronti dell’arte “non convenzionale”? Credi che questa evoluzione rispecchi in qualche modo la nostra società?

L’arte è sempre stata uno specchio della società, l’artista è come un filtro catalizzatore in grado di trasformare e manipolare la realtà, di restituire una visione unica potentissima di ciò che accade nell’intimo delle persone (dubbi, paure, speranze…).
È più che evidente che qualcosa stia nascendo fuori dagli schemi dell’arte “convenzionale”, un nuovo capitolo della storia dell’arte contemporanea nel resto mondo si sta già scrivendo. (street artist come Banksy e molti altri o ”illustratori” come Mark Ryden hanno già stravolto parecchio il mercato dell’ arte). Se qualcuno in Italia non lo accetta, è solo per scelta, il treno è partito. Un artista oggi dovrebbe già cominciare a pensare a qualcosa di nuovo, capire dove sono arrivati gli altri e ripartire da lì.

Cosa hai preparato per Lumen e cosa ti aspetti dalla manifestazione?

Il lavoro che ho preparato per Lumen è un omaggio alla ciclicità della vita, al Sole e ai ritmi che governano l’universo. Sarà una bellissima manifestazione ne sono sicuro! Credo grazie anche all’alto livello dei partecipanti selezionati, per tutti i quali nutro parecchia stima.

Progetti futuri? Vista la quantità di cose che fai, probabilmente, andrai sulla Luna. Grazie e ci vediamo a Lumen.

Ehehe, ora non esageriamo… Nel mese maggio mi vedrete coinvolto in evento legato agli internazionali di tennis, una mia opera legata al tennis sarà per due settimane in una piazza storica di Roma (che sarà svelata a breve), per poi finire dentro il foro italico durante il torneo.
Il resto poi si vedrà…Ciao, un abbraccio. Ci vediamo a Salerno!

P.S. Jonathan Pannaciò è uno dei sei artisti scelti dall’Associazione Lumen Project

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Lumen / urban factory

13 – 29 maggio 2011

Parco dell’Irno

ex Area Salid

Salerno

Italy

Maria Caro

scritto da

Questo è il suo articolo n°444

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